Parte oggi la nostra rubrica dal titolo “Mi ritorni in mente”, un viaggio a tinte giallorosse in cui racconteremo, insieme ai nostri protagonisti, un pezzo di storia del nostro amato Catanzaro attraverso ricordi, aneddoti e piccole curiosità di chi ha vestito questa gloriosa maglia.
Il racconto di questa settimana è di uno dei protagonisti della stagione 2011-2012, quella per intenderci della promozione in Prima Divisione, quel Catanzaro era il primo dell’era targata Giuseppe Cosentino e sulla panchina sedeva Ciccio Cozza.
Parlare di questi colori con Ciro Sirignano è quasi come ascoltare una famosa canzone partenopea (per omaggiare la sua terra d’origine), perché di una cosa si può essere certi Ciro “The Wall” Sirignano quando parla e pensa a questi colori sembra quasi “ ’O Surdato ‘nnammurato” e anche se Catanzaro non è stato il suo primo amore lo ricorda sempre con un affetto quasi da libro “Cuore”.
Di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, oggi Ciro è un giovane quarantenne (li ha compiuti ad inizio mese) ma di appendere le scarpe al chiodo non ne vuole proprio sentire parlare: «So che è difficile trovare oggi in distinta un giocatore del 1985, ma continuare a giocare e stare vicino ai miei bambini- ci racconta- mi da il giusto entusiasmo per proseguire in questo cammino. Il calcio mi ha dato tanto e so che anche io posso ancora dare tanto sotto il profilo dell’esperienza ai miei compagni più giovani».
Il suo legame con Catanzaro e il Catanzaro è profondo, tale da non sottrarsi mai nonostante i suoi impegni familiari (è sposato con la bellissima Verdiana ed è papà di due stupendi bambini), dal raccontare la sua esperienza con le Aquile giallorosse.
«Sono stato chiamato a Catanzaro perché serviva un altro difensore- ci racconta Ciro-, avevo giocato un anno all’estero e volevo rientrare in Italia. Mi parlarono di questa nuova compagine societaria, mi dissero che era un ottimo ambiente, perciò decisi di accettare. Arrivai non per giocare titolare, invece riuscì a ritagliarmi il mio spazio e da lì ho sempre giocato».
Il suo arrivo sui Tre colli coincide con una tarda serata di autunno e del suo incontro con la città ricorda: «Sono arrivato mercoledì notte, la mattina ero già pronto per gli allenamenti. La sera, poi, ci ritrovammo tutti a cena in un locale nel centro cittadino e ricordo di aver attraversato il Ponte Morandi e di aver visto per la prima volta il simbolo di Catanzaro, il Cavatore e di esserne rimasto molto colpito. Da quel giorno, il mio legame con la città e i tifosi iniziò a crescere e ad intensificarsi, è normale che fosse così perché la squadra è seguitissima, la gente viene a vedere gli allenamenti e si ferma per una chiacchera, una foto o un autografo. L’atmosfera che si respira è davvero fantastica, senti di far parte di questa realtà, senti l’affetto dei tifosi, dai più piccoli ai più grandi, e questo ti spinge sempre a dare il massimo. Anche durante il riscaldamento sentivi sotto la “Capraro” il sostegno dei tifosi, ti arrivavano frasi del tipo “Ciro sbunda tutto” e come facevi a non dare il cento per cento? Pensa- ci dice ancora sorridendo- che un tifoso mi regalò uno stendardo che era esposto in Curva e ci stava scritto “San Sirignano pensaci tu!” e io…io davo tutto quello che avevo e anche di più».
Quella squadra ha regalato alla piazza una promozione e tagliare questo traguardo è stato possibile per Sirignano solo grazie all’unità di quel gruppo che stava sempre insieme, viveva insieme e condivideva gioie (su tutte quel “Li abbiamo lasciati sfogare” di mister Cozza dopo la vittoria a Perugia) e dolori.
Nella sua carriera, l’esperienza a Catanzaro è quella che ricorda con maggiore entusiasmo, quella che gli ha lasciato cicatrici profonde e non solo in senso metaforico: «Ricordo quando giocai con la testa fasciata, mi diedero 4 punti.. e chi se lo scorda… (ride..) Anche se niente è paragonabile al gol segnato contro l’Aprilia, forse il mio ricordo più bello. Nella mia carriera- prosegue- ho avuto tante soddisfazioni, l’unico rammarico è quello di non essere mai riuscito a tornare a Catanzaro, chissà che il destino non mi riservi qualche sorpresa in altra veste». La forza del suo legame con la città è nei post che pubblica sui suoi profili social, dove spesso fa capolino qualche foto con la maglia giallorossa o ricordi di amicizie che, strada facendo nel suo percorso calabrese, ha cementato ripromettendosi di tornare appena gli è possibile per un abbraccio collettivo.
L’ultimo pensiero del nostro difensore è per la tifoseria giallorossa alla quale dice: «Ora a Catanzaro c’è una grande proprietà, che ha un progetto ambizioso non solo sotto l’aspetto tecnico ma anche strutturale. Bisogna dare alla squadra il giusto tempo perché ci sono giovani di prospettiva che possono dare tanto e ci sono giocatori come Iemmello e Brighenti che sono uomini spogliatoio e danno tanto in termini di esperienza (lo abbiamo intervistato alla vigilia di Mantova- Catanzaro e subito dopo la vittoria è arrivato un suo messaggio in cui esultava per la vittoria dei giallorossi). Catanzaro – ha concluso- sarà sempre nel mio cuore. Forza Aquile e un grandissimo abbraccio a tutti voi».
Foto da archivio uscatanzaro.net


Bellissimo articolo,complimenti.