L’anima del calcio: il tifo e il rispetto reciproco
Prima di entrare nel merito della sfida, è doveroso sottolineare un aspetto che troppo spesso viene ignorato dagli organi di stampa più accreditati, i quali tendono a trascurare ciò che rappresenta la vera essenza del calcio.
Ieri, allo stadio Danilo Martelli di Mantova, erano presenti 7.117 spettatori, tra cui 488 tifosi giallorossi sistemati nel settore ospiti. Dai settori non popolari del Martelli, i commenti nei confronti della tifoseria delle Aquile sono stati di sincero elogio: sia per il numero dei presenti — considerando la notevole distanza in chilometri tra Mantova e Catanzaro — sia per il calore e la passione con cui hanno sostenuto la squadra per tutti i novanta minuti.
Un altro aspetto da rimarcare è il bel rapporto di rispetto nato tra le due curve, che si sono scambiate cori di stima reciproca a prescindere dai momenti di difficoltà delle rispettive squadre. Un gesto non scontato, soprattutto se si considera che, dopo la sconfitta interna, la tifoseria mantovana ha espresso il proprio dissenso nei confronti di tecnico, calciatori e dirigenti.
La sorpresa iniziale
Quando la compagine giallorossa presenta la propria distinta, fa un certo effetto notare l’assenza di capitan Iemmello dall’undici titolare (la fascia è affidata a Brighenti). Aquilani lo aveva lasciato intendere già in sede di conferenza pre-gara: qualche cambiamento ci sarebbe stato. Tuttavia, vedere in panchina il giocatore più rappresentativo del Catanzaro poteva far pensare a qualcosa di eclatante. In realtà, proprio questa scelta testimonia quanto la squadra sia in sintonia con il proprio allenatore.
Se il leader carismatico accetta serenamente una decisione condivisa, significa che il gruppo — compatto come una vera e propria “pigna” intorno a chi lo guida — si sta cementando. E questo è certamente più importante di qualsiasi questione tecnica o di altre considerazioni. Non va dimenticato, inoltre, che fino a pochi giorni fa lo stesso Aquilani era messo in discussione. Oggi, invece, gli abbracci del dopo Palermo e quelli di ieri rappresentano una risposta chiara a chi troppo in fretta invoca esoneri, senza considerare i possibili effetti negativi e destabilizzanti di certe scelte affrettate.
È doveroso, infine, riconoscere una nota di merito al direttore sportivo Polito, che ha difeso e sostenuto il suo allenatore, rimanendo vicino al gruppo nei momenti difficili per aiutarlo a uscire da un periodo di risultati e prestazioni che, obiettivamente, non avevano soddisfatto i tifosi.
Tornando all’aspetto tecnico, oltre all’esclusione di Iemmello, sostituito da Pandolfi, si è registrato anche l’inserimento di Buglio al posto di Pontisso, mentre D’Alessandro è stato impiegato come quinto di sinistra al posto di Di Chiara, nel 3-5-2 disegnato da Aquilani.
Un primo tempo equilibrato ma amaro
La partita, nel primo tempo, è stata abbastanza equilibrata. Il Mantova è riuscito a chiudere la prima frazione in vantaggio grazie all’ex Mancuso, bravo a bruciare Antonini e Pigliacelli con una splendida conclusione di destro.
Le due squadre si sono affrontate a viso aperto: il Catanzaro ha creato diverse occasioni con D’Alessandro, Rispoli e Cisse, che ha preso un legno con un colpo di testa. Pandolfi, invece, non è riuscito a calciare forte verso la porta da posizione favorevole, dopo una rapida giravolta al centro dell’area di rigore.
Il Mantova, dal canto suo, non è rimasto a guardare e ha saputo rendersi pericoloso con veloci capovolgimenti di fronte, trovando spesso spazio sulle fasce grazie a Bragantini e Caprini. Solo un grande Pigliacelli — straordinario nel respingere una punizione deviata di Artioli: parata da incorniciare — ha evitato il raddoppio.
Il primo tempo, che avrebbe potuto chiudersi in parità per le occasioni sprecate dal Catanzaro o addirittura con un vantaggio più ampio per il Mantova, si è invece concluso sul punteggio di 1-0.
Rivoluzione Aquilani
La ripresa si apre con gli stessi undici della prima frazione e il Mantova prova subito a chiudere i conti con un tiro di Paoletti, respinto senza problemi. Intorno all’ora di gioco arrivano i cambi di Aquilani: dentro Iemmello per Rispoli, Nuamah per D’Alessandro e Pontisso per Buglio.
I nuovi ingressi ridisegnano l’assetto tattico e il Catanzaro inizia a prendere in mano la partita, limitando le pericolose ripartenze in velocità che avevano caratterizzato il primo tempo dei padroni di casa.
Iemmello sale in cattedra e, come un vero direttore d’orchestra, comincia a guidare la manovra offensiva. Cisse, già tra i più attivi nella prima frazione, cresce ulteriormente, Pontisso aggiunge dinamismo ed esperienza, mentre Nuamah ritrova lo smalto dei giorni migliori, quello ammirato a Brescia.
La squadra di Possanzini rischia grosso già prima dell’autorete di Majer: con Cassandro, che impegna severamente Festa, poi con Brighenti, che colpisce il secondo legno di testa per i giallorossi. Il pareggio arriva dopo una manovra ariosa: Favasuli, dalla sua corsia preferita, mette al centro un pallone insidioso che il centrocampista sloveno, preoccupato dalla presenza di Iemmello, devia goffamente nella propria porta.
Pochi minuti dopo arriva la perla di Cisse: il suo destro a giro si insacca sotto l’incrocio alla sinistra del portiere. Un gol di rara bellezza, reso ancora più spettacolare dalla rapidità del movimento e dalla naturalezza con cui si crea lo spazio per calciare.
Il sigillo finale e la lezione di sportività
L’1-3 finale ricorda, per dinamica, la rete del vantaggio mantovano: anche in questo caso un rimpallo sfortunato — come capitato a Petriccione nel gol di Mancuso — favorisce l’azione. A servire l’esterno catanzarese è Trimboli, che, nel tentativo di liberare l’area su incursione dello scatenato Cisse, serve Favasuli che fulmina da due passi Festa per l’1-3 che mette al sicuro il Catanzaro.
Nel finale si registra un po’ di nervosismo: Possanzini, visibilmente contrariato per il risultato e per qualche battibecco con la tribuna dove si trovavano i tifosi virgiliani, ha inscenato un acceso confronto con il vice Agnelli e con qualche calciatore giallorosso. Tutto però si è calmato in breve tempo. Come ha sottolineato Aquilani, forte della sua esperienza da calciatore, “sono episodi che possono capitare a fine partita, ma tutto finisce in campo”, soprattutto quando la posta in palio è alta e la delusione prende il sopravvento, aggiungiamo noi.
Ora il Venezia al Ceravolo
Con questa vittoria, la seconda consecutiva, il Catanzaro rialza la testa. Da oggi si torna a lavorare, perché domenica al Ceravolo arriverà un’altra big del campionato: il Venezia di Stroppa, tecnico che la scorsa stagione ha riportato la Cremonese in Serie A. Sarà ancora una volta una sfida Davide contro Golia, ma con il cuore, la compattezza e la determinazione mostrati nelle ultime gare, nulla è impossibile. Il Catanzaro c’è. Ed è tornato ad essere il vero Catanzaro.
Redazione 24
Foto US Catanzaro 1929


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