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Catanzaro, così no!

Scritto da Redazione

A Empoli con la sindrome del compitino: una sconfitta amara e meritata, per gioco e carattere

Una sconfitta che brucia davanti a mille tifosi giallorossi

Il Catanzaro cade a Empoli e lo fa davanti ai circa mille tifosi giallorossi giunti nella cittadina Toscana e sistemati nel settore ospiti del “Castellani”. Una sconfitta che lascia l’amaro in bocca, non solo per il risultato, ma soprattutto per l’atteggiamento visto in campo.

Poco calcio e tanta delusione

È davvero difficile commentare una gara come quella disputata ieri dal punto di vista tecnico, perché di calcio giocato se n’è visto davvero poco, da entrambe le parti. Tuttavia, se l’Empoli alla fine porta a casa la vittoria, è anche perché il Catanzaro gliel’ha servita su un piatto d’argento (vedi rigore) senza mai dare l’impressione di volerla evitare.

Mancata la grinta, il cuore e la volontà di indirizzare la partita a proprio favore, ai giallorossi resta ben poco da recriminare.

Senza strafare ma con l’umiltà e la compattezza che vanno riconosciute alla squadra di Dionisi — rimasta peraltro in dieci uomini — i toscani conquistano tre punti meritati. Meritati perché, rispetto al Catanzaro, hanno mostrato più fame, più determinazione e più spirito di sacrificio, mentre i giallorossi sono apparsi come semplici comparse, quasi delle belle statuine in campo.

L’undici iniziale e la scelta su Petriccione

Nella formazione iniziale scelta da Aquilani, l’unica sorpresa è l’assenza di Petriccione, non al meglio per un piccolo problema accusato alla vigilia: il tecnico decide così di non rischiarlo. L’undici di partenza è quindi lo stesso che aveva battuto il Venezia, confermando il detto “squadra che vince non si cambia”.

L’infortunio di Cassandro dopo appena nove minuti, sostituito da Bettella, non ha inciso sull’andamento della gara, così come non lo hanno fatto i cambi nella ripresa, inefficaci nel dare un senso alla prova dei giallorossi.

Con i “se” e con i “ma” nel calcio non si va lontano. Qualcuno parlerà di cambi tardivi o di scelte tattiche discutibili, ma è innegabile che con l’atteggiamento visto ieri difficilmente si farà strada in campionato. Nessuno è riuscito a dare una scossa a una squadra apparsa spenta e priva di idee.

Un’occasione sprecata

Eppure, i presupposti per fare bene c’erano tutti: l’Empoli, sin dai primi minuti, è apparsa una squadra in difficoltà, alla ricerca di un’identità. Quell’identità che il Catanzaro sembrava aver ritrovato nelle ultime tre gare e che invece, improvvisamente, è svanita.

La partita, piuttosto noiosa, viaggiava sui binari dell’equilibrio: i giallorossi, chiusi nella propria metà campo, sembravano attendere il momento giusto per colpire. Ma quando Popov commette l’ingenuità che gli costa la doppia ammonizione, lasciando i suoi in dieci, la strada che sembrava in discesa diventa improvvisamente in salita.

Nel primo tempo, in qualche incursione offensiva orchestrata da Cisse, Rispoli e Favasuli (uno dei pochi a distinguersi per impegno), si è notata la mancanza di presenza in area di rigore. Nella ripresa, poi, il Catanzaro è scomparso. Nessuna aggressività, nessuna reazione, nessuna voglia di approfittare della superiorità numerica: davanti a Fulignati non si è praticamente mai visto un uomo in maglia giallorossa pronto a spingere il pallone in rete, con qualsiasi parte del corpo.

Una seconda frazione giocata in superiorità numerica, ma senza che nessuno se ne accorgesse: non solo per meriti tattici dell’Empoli, ma soprattutto per la totale inconsistenza mentale e agonistica del Catanzaro. Una squadra che, nel complesso, si è seduta, dimenticando quei requisiti — fame, umiltà e spirito di sacrificio — che le avevano permesso di rialzarsi dopo la sconfitta interna col Padova.

Atteggiamento sbagliato

Affrontare una gara del genere con così poca umiltà e senza la giusta voglia lascia l’amaro in bocca, perché ieri il Catanzaro ha perso una grandissima occasione. Cercare colpevoli o aprire processi non serve, ma è evidente che il coro dei tifosi — “Noi vogliamo gente che lotta” — non è risuonato a caso in queste ultime giornate. Pochi, pochissimi, hanno lottato con profitto. E questo fa male, perché in Serie B non basta il nome o il talento: servono testa, sacrificio e orgoglio.

La sosta come occasione per riflettere

Forse la sosta arriva nel momento giusto. Ci sarà tempo per ritrovare energie mentali e fisiche, anche se mancheranno i cinque giocatori convocati in nazionale.

Ma una cosa è certa: servirà una riflessione profonda, all’interno dello spogliatoio e tra lo staff tecnico, per capire cosa non ha funzionato. Una “strigliata” da parte del mister e della società è necessaria per rimettere subito le cose a posto e da martedì alla ripresa dovrà essere questa la prima cosa d’affrontare.

Il Catanzaro visto a Empoli non somiglia a quello che i tifosi hanno applaudito nelle ultime settimane. È stato un passo indietro netto, sotto ogni aspetto: bisogna far sì che prestazioni come quella del “Castellani” non accadano più.

Redazione 24

Foto uscatanzaro.net

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