Il Catanzaro batte meritatamente il Bari al San Nicola. Lo fa con la forza tranquilla delle squadre consapevoli, con l’ordine, la fame e la personalità di chi sa esattamente dove vuole andare.
È la quarta vittoria consecutiva in Serie B, un record storico per una società che viaggia verso il Centenario, un segno inciso nel tempo come una tacca sul legno buono della memoria giallorossa.
Novecentoottanta tifosi al seguito. Novecentoottanta passi di gioia, di voce, di bandiere. Novecentoottanta cuori che tornano a casa dopo una trasferta pesante, sentita, meritata. E poi succede qualcosa che va oltre il risultato, oltre la classifica, oltre i novanta minuti.
Succede che a Catanzaro, nella notte, parlano le opere pubbliche. Succede che parlano i monumenti. Succede che parlano i colori. Il Ponte Bisantis o Morandi si accende di giallorosso.
Un’idea semplice e potentissima, voluta dal sindaco giallorosso, che sceglie di far parlare la città nel linguaggio che più le appartiene: quello dell’identità, dell’orgoglio condiviso, del sentirsi comunità. Non un gesto formale, ma un segnale. Non un omaggio di circostanza, ma una presa di posizione chiara: questa squadra è patrimonio collettivo.
Non è solo una luce. È un linguaggio. È una frase intera pronunciata senza bisogno di parole. È la città che accoglie i suoi figli di ritorno, è un abbraccio d’acciaio e cemento che diventa emozione pura. Il ponte non collega solo due sponde: collega una squadra alla sua gente, una vittoria alla sua comunità, il presente a una storia lunga quasi cento anni.
Il giallorosso che illumina la notte non è decorazione, è identità. È appartenenza. È il segno visibile di una provincia intera che si riconosce in quella maglia, che si specchia in quei colori come in uno stemma araldico moderno.
Quando parlano i monumenti, lo fanno per tutti. Per chi era allo stadio, per chi ha seguito da lontano, per chi vive altrove ma non ha mai reciso il filo. Per la diaspora giallorossa, per chi rientra di notte con la sciarpa ancora al collo e il sorriso stanco addosso. Per i bambini che dormono e domani chiederanno perché il ponte era colorato come la loro squadra.
Il Catanzaro vince a Bari, sì. Ma soprattutto vince nel racconto, nella capacità di trasformare un successo sportivo in un fatto collettivo. In un’immagine che resta. In una cartolina che non sbiadisce.
Quattro vittorie di fila non sono un caso. Sono un percorso. Sono lavoro, idee, continuità. Ma il Ponte illuminato di giallorosso ci ricorda che il calcio, quando è fatto bene, diventa molto di più: diventa cultura, paesaggio, simbolo.
E allora, stanotte, Catanzaro non ha dormito subito. Stanotte ha guardato il suo ponte. E nel silenzio luminoso di quella scenografia unica e spettacolare, ha capito una cosa semplice e potentissima: questa squadra non gioca mai da sola.
Harp

