Mai e poi mai.
Diciamolo chiaramente: mai e poi mai dai tifosi del Catanzaro ci saremmo aspettati un coro del tipo:
“Salta la… Salta la, Salta la panchina, Vivarini salta la panchina!”
Non perché manchi l’ironia – tutt’altro – ma perché quella giallorossa è storicamente una tifoseria passionale, viscerale, più incline al sostegno che allo scherno. E invece, ieri, dal settore ospiti è arrivata la sorpresa. A fine partita, un coro beffardo e leggero, quasi da commedia all’italiana, che ha strappato più di un sorriso anche ai meno inclini alla risata.
Il contesto, va detto, era di quelli delicati. Vincenzo Vivarini, ex condottiero amato e discusso, ha lasciato Catanzaro dividendo l’opinione pubblica come solo le storie d’amore interrotte sanno fare. Ieri non c’è stato alcun saluto ufficiale: niente abbracci – se non con i suoi ex calciatori e con lo staff – niente applausi, solo qualche sguardo da lontano del mister, come succede tra ex che si sono voluti bene ma non sanno più bene cosa dirsi. Una separazione rimasta lì, sospesa, senza un vero epilogo.
Non sappiamo davvero come avrebbero reagito i tifosi se ci fosse stato un faccia a faccia, un gesto, una parola. Forse un applauso, forse un silenzio pesante. Di certo, però, quel coro di scherno è stato sorprendentemente simpatico. Non cattivo, non rancoroso: più una presa in giro da bar sport che una contestazione vera. Una risata collettiva, quasi liberatoria, come a dire: “È andata così, prendiamola con filosofia”.
E alla fine è proprio questo il bello del calcio: quando riesce ancora a stupire, persino ribaltando gli stereotipi. Perché se perfino Catanzaro canta “salta la panchina”, allora vuol dire che – tra nostalgia, ironia e memoria – il calcio sa ancora prendersi un po’ meno sul serio.
E forse, ogni tanto, è proprio questa la vittoria più bella.
Foto dal web
Redazione 24

