POVERTA’: Da 30 anni in una baracca, chiede aiuto

La sua casa è una baracca che il Comune gli ha assegnato oltre 30 anni fa. Da allora non l’ha mai lasciata, neanche dopo la morte del marito. Oggi, R.G., ultrasettantenne, vive ancora lì, in via Podgora, a Sambiase. Un alloggio precario, così come anche la sua salute. Tanto che la sua unica figlia, una vedova con sei ragazzi a carico, allarmata per la salute della mamma, ha rivolto un appello alle istituzioni tramite i mezzi di informazione. Le condizioni igieniche della baracca sono disastrose: il tetto è fatto con delle lamiere e quando piove l’acqua entra dentro “casa”, fuori non c’è asfalto e con l’acqua si crea sempre un pantano. “Mia madre – ha affermato la figlia – chiede soltanto che il Comune intervenga per rimettere in sesto quella che ormai è la sua casa, dalla quale non vuole allontanarsi. Niente altro”.
Una casa che non è mai stata sistemata in questi 30 anni, nessuna manutenzione ad eccezione di una sola volta. “Il Comune – ha raccontato la figlia dell’anziana donna – è intervenuto solo una volta per rimettere in sesto il bagno, ridotto in condizione pietose, era infatti diventata una fogna a cielo aperto”. Eppure, sottolinea la donna “credo che basterebbe una spesa minima per sistemare con dei blocchi di cemento l’abitazione di mia madre”. L’anziana signora vive con una pensione mensile di poche centinaia di euro. La stessa figlia, che è disoccupata, sbarca il lunario grazie alla generosità dei conoscenti, che non mancano di farle avere vestiti e generi alimentari. “Io ho lavorato saltuariamente alle dipendenze del Comune, in una struttura di accoglienza per anziani – ha raccontato ancora la donna – ma siccome soffro di anemia, la mia salute non mi consentiva di essere sempre al lavoro. Così non mi hanno più rinnovato l’incarico”. La donna ha raccontato di aver avuto in passato anche un contributo in denaro dai servizi sociali del comune. “E’ successo cinque anni fa – ha detto -. Oggi le mie condizioni non sono migliorate, perchè nè io nè i miei figli lavoriamo”. Contributi che la donna, secondo quanto ha riferito, avrebbe chiesto nuovamente al Comune, ma dagli uffici, ha stigmatizzato, “non mi è giunta nessuna risposta”. Ecco perchè, ha concluso, “non mi è rimasto che rivolgermi ai giornali perche’ sensibilizzino le istituzioni almeno per quanto riguarda l’alloggio di mia madre”. (CNN 02.04.2004)

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Redazione

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