A poco più di un mese e mezzo dal suo arrivo, Alberto Aquilani si presenta alla prima sfida ufficiale sulla panchina del Catanzaro. Venerdì i giallorossi saranno impegnati al “Mapei Stadium” contro il Sassuolo, per un test che andrà ben oltre il semplice risultato.
Mister, come sta dopo un mese e mezzo di lavoro? Quanto si sente acclimatato a Catanzaro e immerso in questa nuova realtà?
«Sto molto bene. Il mio benessere dipende da quello che vedo nei giocatori: sono loro il mio termometro. Vedo ragazzi seri, umili, con la voglia di migliorare e l’ambizione di fare le cose ad alto livello. Abbiamo lavorato tanto sui principi di gioco, che restano invariati, cambiando modulo o interpreti. Sapevamo di trovare un gruppo già avanti su certi concetti e con un’idea precisa in testa. Certo, qualche amichevole in più avrebbe dato ulteriori indicazioni, ma non ci lamentiamo: il lavoro è stato intenso e sereno. Ora arrivano le partite, ed è il confronto in campo a dire davvero a che punto siamo».
Dopodomani arriva il primo test ufficiale contro una squadra di Serie A. C’è curiosità?
«Sì. In allenamento vediamo tante cose, ma lì non c’è la pressione della partita. Affrontiamo un avversario di categoria superiore, in un campo importante, e questi sono test significativi. Non sarà una tragedia se le cose non andranno bene, né dovremo essere troppo entusiasti se andranno benissimo. Serve equilibrio».
Dove giocherà Liberali?
«Penso possa rendere al meglio dentro al campo, non è un esterno puro da 30-40 metri di corsa e uno contro uno continuo, ma un giocatore molto abile nello stretto. È intelligente e può interpretare entrambe le posizioni. Lo stiamo provando lì, con libertà di accentrarsi. È arrivato con umiltà, voglia di lavorare e migliorare, nonostante la pressione mediatica. Sta bene fisicamente: ha fatto la preparazione con il Milan e può già giocare».
Il mercato non è ancora chiuso: quali sono le priorità?
«A centrocampo ci manca uno come Pompetti, sia come esperienza nel gruppo, sia per caratteristiche tecniche e fisiche, diverse dagli altri giocatori del reparto: ora sono in tre e c’è il rischio che Rispoli vada a giocare il mondiale under 20 [ndr: in Cile dal 27 settembre al 19 ottobre]. Manca poi un esterno di gamba, fisico e competitivo. Poi il resto dipenderà anche dalle uscite. Il discorso riguarda anche Biasci: vuole restare ed è contento, e io lo stimo perché può essere ancora un giocatore importante per noi. Però bisogna essere onesti: se resta, dobbiamo essere sicuri che possa dare quello che serve. In generale, chi arriva deve essere migliore di chi c’è, per alzare la competitività interna. Le dinamiche di budget e mercato spettano alla società, ma ho condiviso con il direttore le esigenze tecniche».
Chi può dare qualcosa di diverso in questo gruppo?
«Vedo Pietro [Iemmello, ndr] molto responsabilizzato. È dentro alla causa, partecipa in entrambe le fasi e ha un modo corretto di stare nel gruppo. Oltre alle sue qualità tecniche e di conoscenza del gioco, ci aspettiamo che trasmetta mentalità e direzione alla squadra. In campo deve sfruttare le sue qualità di finalizzatore e rifinitore».
Sulla destra ci sono Frosinini e Favasuli: la mettono in imbarazzo?
«Imbarazzo positivo. Si stanno dando da fare e mettendo in evidenza. Voglio due giocatori che si contendano il posto, con fame di giocare. Favasuli può giocare anche a sinistra, e questo aumenta le soluzioni. Se arriverà qualcuno, dovrà comunque alzare il livello».
Contro il Sassuolo, oltre al risultato, cosa si aspetta?
«Il risultato conta sempre, ma mi aspetto soprattutto coraggio e personalità. L’umiltà di sapere che dovremo soffrire, affrontando giocatori di un altro livello, ma senza paura di fare le nostre cose. Lo spirito è fondamentale: è ciò che ti salva in ogni situazione».
Come sta il gruppo dal punto di vista psicologico?
«C’è voglia di tornare in campo. A chi è infortunato, come Pompetti, consiglio di prendersi il tempo giusto, curarsi bene e rientrare solo al 100%. Sappiamo che rientrerà con la predisposizione al lavoro e al sacrificio che lo contraddistingue. Per questo mi dispiace molto perderlo per ora: è un giocatore importante sia in campo, sia per l’atteggiamento».
Che Catanzaro vedremo e dove può arrivare?
«È presto per dirlo. Catanzaro è una piazza credibile: i giocatori vogliono venire qui per i risultati e per il calcio propositivo. Abbiamo tanti volti nuovi e serve tempo. L’obiettivo è giocare ogni partita al meglio, senza paura e senza obiettivi dichiarati. Se facciamo la gara meglio degli altri, possiamo vincere. Poi il risultato condiziona umore e settimana di lavoro, quindi dobbiamo essere bravi a trasformarlo in energia positiva».
A Ferragosto ci saranno molti tifosi giallorossi a Reggio Emilia: la colpisce questo?
«Mi aveva già colpito l’attaccamento alla maglia. È raro oggi trovare così tanta gente legata alla squadra della propria città. Anche chi vive fuori o all’estero torna per seguirci. Questa passione è un’onda che dobbiamo cavalcare: noi siamo il loro termometro, se facciamo bene la temperatura si alza e loro ci danno la spinta di cui abbiamo bisogno».
Redazione 24
Foto di UsCatanzaro.net, video US Catanzaro 1929


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