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Catanzaro: col Pescara passi indietro sullo schieramento

Scritto da Redazione

Una gara che i giallorossi potevano vincere, dopo aver rischiato di perderla buttando via un tempo

Gli 8031 spettatori sugli spalti del Nicola Ceravolo, compresi i 143 ospiti provenienti da Pescara, che ieri hanno assistito all’anticipo del campionato di Serie B – valido per la tredicesima giornata- hanno lasciato lo stadio con l’amaro in bocca.

A parte gli ultras della Capraro, il pubblico giallorosso – visto il modo di giocare delle Aquile – ha vissuto il primo tempo con apatia e sconcerto, senza aver la forza di spingere la propria squadra, come invece è poi successo nella ripresa, sull’onda dell’immediato pari e della perla di Buso che poteva sancire la vittoria.

Il Catanzaro ha perso l’ennesima occasione di battere una potenziale diretta concorrente per il mantenimento della categoria. L’amarezza non riguarda soltanto la rete del pareggio subita nei minuti di recupero, ma soprattutto l’andamento di una sfida che ha visto i giallorossi rincorrere un avversario che, obiettivamente, sembrava già alla portata alla vigilia e poi ancora di più per quanto visto in campo.

Paradossalmente, anche i 143 tifosi ospiti hanno abbandonato lo stadio consapevoli di aver perso un’occasione: passare due volte in vantaggio – subendo il recupero e poi il ribaltamento – è un’opportunità che si concede poche volte nel calcio, specialmente per una squadra che in trasferta aveva raccolto un solo punto (contro la Virtus Entella, prossima avversaria dei giallorossi) e subito ben 14 reti prima della partita di ieri.

L’azzardo del tecnico non paga

Aquilani ieri è sembrato tornare indietro di un paio di mesi: ha abbandonato quel sistema di gioco che nell’ultimo periodo – a esclusione della ripresa di Empoli – aveva dato i suoi frutti (sia in termini di punti, sia di solidità di squadra) per tornare a giocare con un centrocampo a due e le sottopunte a ridosso di Iemmello, pesando così su quelle carenze strutturali già emerse in altre gare, soprattutto contro squadre alla portata del Catanzaro.

La prima frazione di gioco è stata indicativa per comprendere come la lettura della partita non sia stata corretta da parte del tecnico giallorosso. Ciò che non convince, a nostro avviso, sono proprio le dichiarazioni del trainer nel post-partita, quando ha affermato di aspettarsi un Pescara con due punte e un pressing alto.

Il Pescara, però, non è il Palermo, non è il Venezia e neanche l’Empoli, avversari affrontati nelle settimane precedenti. Senza stravolgere moduli, e senza usare il senno di poi, crediamo che, giocando con il classico 3-5-2, molti degli “omaggi” concessi ai calciatori pescaresi nel primo tempo probabilmente non ci sarebbero stati.

Il Catanzaro, pur andando in rete solo una volta nei primi 45 minuti con Brighenti, ha creato diverse palle gol, nate soprattutto dalle ripartenze e grazie a una difesa davvero ballerina degli abruzzesi, ma non da una vera identità di gioco delle Aquile.

Troppe volte i calciatori in maglia biancoazzurra hanno dominato in mezzo al campo e, grazie a una maggiore intensità e alla superiorità numerica in quella zona, sono riusciti – per una delle rare volte in questo torneo – a esercitare una supremazia territoriale in trasferta, segnando due reti e sfiorando anche la terza.

Le correzioni non bastano

Non crediamo che tutto questo sia un problema di singoli, perché il Catanzaro della ripresa, con qualche opportuna correzione di modulo, è stato una squadra capace di ribaltare la partita e portarla dalla propria parte, salvo poi subire la rete del pari a causa di un’ingenuità difensiva.

Il fallo inutile – di uno stremato Antonini, costretto a chiudere sulla sua sinistra – che ha generato la punizione di Letizia per Corazza e un posizionamento tutto schiacciato della linea arretrata, che si aspettava un pallone buttato nel cuore dell’area di rigore, sono solo la cartina di tornasole di un’intera gara.

È inutile puntare il dito sui singoli. Il problema che è emerso ancora una volta riguarda la struttura e l’impostazione della squadra. Se proprio vogliamo parlare di individualità, in un colpo solo i giallorossi hanno ritrovato due calciatori: uno spesso discusso, Pittarello, e l’altro abbandonato al proprio destino, Buso, che stavano regalando la vittoria alle Aquile.

Soprattutto non si comprende perché si debba rinunciare a un vero centrocampista, come è Buglio, nel momento in cui Petriccione ha problemi fisici. E se Cisse è davvero il calciatore che sta dimostrando di essere, non si capisce perché non venga sfruttato a dovere cercando di creare gli spazi per le sue incursioni, visto che può essere un’arma letale.

Non si capisce nemmeno perché si insista con la soluzione di Iemmello insieme a due mezzali avanzate (Cisse e lo spento Oudin di ieri): si crea un traffico eccessivo sulla trequarti che penalizza lo sviluppo della manovra, soprattutto se si vuole costruire dal basso, con centrocampisti e difensori che fanno fatica a scaricare palloni puliti a causa della densità e della superiorità numerica avversaria.

Un’occasione sprecata

Inutile negarlo: ieri il Catanzaro ha perso una grossa occasione per conquistare tre punti importantissimi. E questo deve preoccupare in ottica futura, perché quando i punti inizieranno a pesare contro squadre che lottano per la promozione o per la salvezza: la strada sarà sempre più dura se il tecnico non riuscirà a dare un’identità solida e chiara alla squadra, capace di coprire adeguatamente gli spazi del campo.

Non ci piace essere drastici, ma ieri il Catanzaro ha perso due punti. Prendere tre gol, serviti su un piatto d’argento alla squadra di Gorgone – che si sapeva avrebbe dato tutto – è grave, soprattutto contro una formazione che non ha dimostrato di avere potenzialità tecniche superiori a quelle dei giallorossi.

Punti persi che imporranno l’ennesima riflessione ad Aquilani, che a distanza di quattro mesi non ha ancora trovato la quadratura del cerchio. Ora, però, è necessario trovarla, perché iniziano a essere troppi i punti regalati al Ceravolo contro squadre che, come il Catanzaro, lotteranno per salvarsi.

In un campionato equilibrato come la Serie B, dove alla fine contano gli scontri diretti e la classifica avulsa, è evidente che il Catanzaro non si giocherà l’obiettivo stagionale contro squadre come Palermo e Venezia, ma proprio contro quelle alla sua portata.

Foto Lorenzo Costa per uscatanzaro.net

Autore

Redazione

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5 Commenti

  • Bene, tutti gli addetti ai lavori, giornalisti, esperti, tifosi e via dicendo pensano e dicono la stessa cosa, solo questo CRETINO non ha capito come mettere la squadra in campo.

  • Come buttare una stagione alle ortiche.. aquilani sta facendo gavetta sulle spalle del Catanzaro e non va bene..
    il suo 3-4-2-1 deve andare a quel paese insieme a lui!!!
    Arrogante che non è altro (ricordate quando in un’intervista ha detto:”io non mollo di un centimetro” riferendosi al suo principio di gioco)
    Così facciamo solo magre figure e subiamo umiliazioni rendendo “grandi” squadrette modeste.. Pescara Empoli Padova Sampdoria sud Tirol.. punti regalato che con in 3-5-2 sarebbero stati tutti nostri e a quest’ora eravamo tra le prime squadre in classifica..
    AQUILANI VERGOGNATI
    E umilmente torna a sto Benedetto 3-5-2 che fa dare il meglio ai nostri giocatori
    SVEGLIAAA

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