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Certe notti…

Scritto da Redazione

Davanti agli 811 cuori giallorossi, il saluto muto e commosso di chi non ha mai smesso di amare

Ci sono cose che il calcio, da solo, non basta a spiegare. Emozioni che non finiscono nei tabellini o nei titoli dei giornali. Ci sono gesti che parlano con il silenzio. Come quello di Andrea Ghion, ieri sera, al Mapei Stadium.

La gara è finita. Il Sassuolo festeggia. Ma c’è un’altra scena che rapisce l’anima. Ghion si avvicina al settore ospiti. Ci sono 811 tifosi del Catanzaro, partiti da ogni angolo d’Italia, figli di una fede che sfida la geografia e il tempo. Lui li guarda, si ferma, si porta la mano al cuore. Non serve altro.

Quel gesto racconta due anni di vita, 54 partite, mille battaglie, sorrisi e ferite, cori e silenzi. Ma soprattutto racconta un legame che non si è mai spezzato. Perché il Catanzaro non è solo una squadra. È un luogo dell’anima. Un rifugio di emozioni, di identità, di riscatto. Seguendo quella maglia dimentichi i problemi, i pensieri, la fatica quotidiana. Per novanta minuti – o per una vita intera – sei parte di qualcosa di più grande.

Andrea Ghion non indossa più il giallorosso, ma è come se non se ne fosse mai andato. Quel saluto, colmo di rispetto e amore, ha sciolto ogni distanza. È tornato per un attimo a essere uno di noi. Non con le parole, ma col cuore.

E i tifosi lo hanno capito. Lo hanno applaudito con gli occhi lucidi. Perché quando qualcuno ama il Catanzaro davvero, lo fa per sempre. Perché qui non si gioca soltanto a pallone. Qui si vive, si soffre, si sogna insieme.

E certe notti, come quella di Reggio Emilia, restano incise per sempre. Non per il risultato. Ma per un ragazzo con la maglia verde che guarda il suo passato con gratitudine. E dice, senza parlare: “Io non vi ho mai dimenticato, e magari un giorno …”

Harp

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