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Costantino Favasuli: Rappresento la mia terra. Catanzaro mi ha accolto come non immaginavo

Scritto da Redazione

Intervista integrale al motorino giallorosso, tra Africo, il Ceravolo e il rapporto speciale con Alberto Aquilani.

 

Costantino Favasuli parla senza filtri, ospite del Salotto di UsCatanzaro.net del 28 novembre, parla da calabrese, da ragazzo che non ha mai dimenticato da dove viene e da calciatore che ha trovato a Catanzaro un pezzo di casa e un pezzo di futuro. L’esterno giallorosso si racconta, toccando temi tecnici, personali, emotivi. E lo fa con la stessa energia con cui percorre la fascia: sempre a duemila.

Sono venuto a Catanzaro sapendo cosa il mister voleva da me

“Sono venuto qua a Catanzaro sapendo più o meno cosa l’allenatore voleva da me. Sapevo che a lui poteva servire sia esterno sinistro che esterno destro, e quindi mi ha facilitato la scelta. A livello di gioco credo di essere migliorato in tutte e due le fasi, sto crescendo tanto, ma devo continuare soprattutto sotto porta. Sto avendo molte più occasioni e ci lavoriamo tanto in settimana. Ora devo migliorare nei numeri”

Le radici: “Io rappresento la mia terra”

La carta d’identità dice Reggio Calabria, ma il cuore è altrove.

“Il mio comune d’origine è Africo. È un luogo di storia, di fascino e di forte identità. Le mie origini hanno inciso tantissimo: io rispecchio il giocatore del mio paese. Rappresento la mia terra nel modo in cui gioco, senza mollare mai, andando sempre a duemila. Sono cresciuto così e cerco di trasmetterlo in campo”

L’impatto con Catanzaro: “Non immaginavo fosse una piazza così attaccata”

“Sapevo che Catanzaro fosse una piazza calda, bellissima, ma la verità è che non pensavo fosse così attaccata. I tifosi sono fantastici, il Ceravolo quando spinge è incredibile. L’anno scorso giocavo al San Nicola ed era bello, ma il Ceravolo quando si accende è tanta roba. Ti viene naturale dare qualcosa in più.”

Il ruolo ideale: “Mi sento libero, il ruolo attuale è perfetto per me”

“Sono versatile, ho fatto la mezzala, l’esterno, il quinto a destra e sinistra. Però ora il ruolo che sto facendo mi piace tantissimo: mi sento più libero, avanti e indietro. Con questa modalità di gioco e con il mister Aquilani mi trovo benissimo. Il quinto a destra, per me, è il ruolo ideale”.

Le ispirazioni: da Neymar a Cancelo

“Quando ero piccolo alla Fiorentina giocavo trequartista, quindi guardavo giocatori come Neymar. Poi crescendo, conoscendo Aquilani, ho capito il mio ruolo. Il mio preferito in quel momento era Cancelo quando era al City”.

Il rapporto speciale con Aquilani: “Mi fa esprimere come nessuno”

«Questo è il quarto anno che ho il mister, lo conosco benissimo. Con lui mi sento a mio agio, mi fa esprimere come nessuno mi aveva fatto esprimere. Del suo gioco mi piace tutto: non buttare mai la palla, costruire dal basso, giocare bene. Secondo me siamo una delle migliori in Serie B nel proporre gioco. Dobbiamo migliorare senza palla, stiamo lavorando tanto su questo: col Pescara siamo stati tanta roba con la palla, ma senza un po’ meno; col Palermo il contrario”.

Il momento più emozionante: “Col Venezia ho capito quanto la gente tiene a me”

“Dopo la partita con il Venezia ho visto davvero la gente che mi vuole bene. Forse percepiscono che do sempre il massimo per la maglia, perché essendo della mia terra mi viene naturale. Ho ricevuto tanti complimenti, ma soprattutto mi ha colpito quando mi hanno detto che il mio modo di giocare li rappresenta: quella è la cosa più bella”.

Il soprannome: “Favasaki? Mi arrivano messaggi prima delle partite!”

“Mi è arrivato qualche messaggio, prima delle partite i tifosi mi scrivono “Favasaki!”. Tipo la Kawasaki, un motorino…  su quella fascia!”

Il salto di qualità: “L’ho capito quando ho incontrato Aquilani”

“Quando ho conosciuto Aquilani in Primavera. Mi ha messo a giocare sotto età e iniziavo a migliorare. Ho pensato: forse qualcosa ce l’ho. Non dico che sono arrivato, assolutamente, ma è stato l’inizio. Ci credevo da bambino, ma crescendo ci credi ancora di più”.

Aquilani e il dialetto: “Ormai capisce quando mi parte il calabrese”

“Questo è il quarto anno che sono con lui (Aquilani n.d.r.). Ogni tanto mi esce una parola in calabrese, soprattutto quando sono incavolato in partita. Ormai mi capisce. L’ho abituato da Firenze… ogni tanto soppressate, cose così. A Catanzaro so che è andato in posti tipici, ma con me ancora no. Lo devo portare ad Africo!”.

Il messaggio ai giovani calabresi

“Di essere sempre loro stessi e di crederci sempre. Ricordarsi da dove si viene, soprattutto nei momenti difficili. A me ha aiutato tantissimo essere di Africo. Pensavo sempre ai momenti difficili: mi davano forza per non fermarmi. Non scordarsi mai le proprie radici: ti danno la forza per andare avanti”.

La concorrenza nello spogliatoio: “Ti fa migliorare”

“La concorrenza ci fa migliorare tutti. Se hai un compagno forte nel tuo ruolo devi dare il massimo, non abbassare il livello. Perché sennò ti ruba il posto. E vale per tutti. È importantissimo che ci sia: migliora me, chi c’è dietro, e il gruppo intero. Siamo giovani, forti, e dobbiamo dare il massimo”.

Il sogno: “Arrivare in Serie A”

“Io ho solo il piano A: il calcio. Non ho altro. Il mio sogno più grande è giocare in Serie A. Fin da bambino sogno questo. Grazie a Dio ora sono in Serie B col Catanzaro, ma voglio arrivare ai livelli più alti. Non si sa mai dove puoi arrivare, ma l’obiettivo è quello”.

Le prime vere lezioni di calcio: papà e Terni

“La prima lezione me l’ha data mio padre: è stato il mio primo mister, mi portava agli allenamenti, mi correggeva ogni volta. È stato tutto. Poi a Terni, nel primo anno tra i grandi, ho capito davvero il mondo del professionismo. Mi dissero che dovevo abituarmi subito a un ambiente diverso, ai veterani, alle regole dello spogliatoio. Era un mondo nuovo”.

Determinazione, umiltà, radici, voglia di crescere. Costantino Favasulli, 21 anni, un futuro da scrivere e una terra da rappresentare. Con quella “Favasaki” che spinge forte sulla fascia e nel cuore dei tifosi e ci saluta con un “Forza Catanzaro, sempre.

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