Nuovo Catanzaro, vecchio (per fortuna) Iemmello. Il ritorno del campionato è il segnale che l’estate sta finendo: un anno se ne va, un altro è appena iniziato, con i risultati “dei giallorossi” termometro del nostro umore.
L’esordio contro il Sudtirol non è stato dei più scintillanti, ma a deliziare i 12 mila del Ceravolo ci ha pensato come al solito il nostro capitano con una doppietta spettacolare. Sì, avete letto bene: una doppietta. Re Pietro ha segnato in campo la rete del pareggio e poi ha concesso il bis in conferenza stampa.
Le sue parole non sono state le solite banalità che affollano i post-partita. Al contrario, frasi chirurgiche come il suo destro della scorsa domenica finito all’incrocio dei pali.
“Bisogna alzare il livello, tutti dobbiamo alzare il livello. Sono stanco d’inseguire a 33 anni: dopo due semifinali playoff, vorrei vedere il Catanzaro con una squadra in grado di andare avanti e fare meglio delle ultime stagioni. Eravamo partiti in ritiro con molto entusiasmo, con un tecnico che si era subito integrato. E invece siamo ancora qui a rincorrere, con uno stadio pieno…”. Messaggio diretto, senza fronzoli, con un destinatario preciso: la società.
E noi vogliamo essere altrettanto chiari, prendendo posizione: stiamo dalla parte di Iemmello. Che vuol dire stare dalla parte del Catanzaro. Il capitano non ha chiesto la luna, ma un po’ di normalità e la voglia di provarci. Senza fare passi più lunghi della gamba, senza spendere capitali, senza stravolgere la filosofia aziendale che prevede la valorizzazione dei giovani, non più in prestito, ma quelli di proprietà. Con contratti lunghi per dargli tempo di maturare e salire di valore, in modo da realizzare le plusvalenze in modo sistematico, come si è fatto con i vari Bayeye, Vandeputte, Fulignati, Katseris e Bonini. Tutto giusto, ma questa è solo una parte del progetto. Perché, se il Catanzaro si è giocato per due anni di fila la Serie A, cedendo solo in semifinale, vuol dire che ha una base importante e il carattere giusto per ambire al grande salto. E soprattutto ha un calciatore (Iemmello) che fa la differenza ed è catanzarese al midollo. Non capita tutti i giorni. Meglio, non capita quasi mai. Pietro ha scelto il ritorno a casa con forza e contro il parere dei suoi consiglieri. Lo ha fatto rischiando (nemo profeta in patria), ma aveva una voglia matta di lasciare il segno nella sua città e di esultare sotto la curva dove da bambino andava a tifare i colori giallorossi. Ci ha trascinato in B a suon di gol e poi ha continuato a dispensare meraviglie negli ultimi due campionati, facendo da uomo spogliatoio e parafulmine nei momenti difficili, come il cambio improvviso di allenatori. Passato Vivarini (in modo traumatico), la società aveva scelto Caserta, accolto con scettiscismo per via del suo recente passato al Cosenza. Una campagna acquisti di ricorsa e last minute, una rosa rinnovata, un modulo nuovo, avevano aumentato i rischi d’implosione. Rischi scongiurati proprio grazie a un patto tra capitano, squadra e Caserta. In questo modo il Catanzaro si è risollevato, conquistando un magnifico sesto posto. Caserta ha poi deciso di andar via (aveva il contratto per un altro anno), non avendo avuto garanzie sugli acquisti che chiedeva. Acquisti importanti, per fare meglio dello scorso anno e poche scommesse (leggi giovani). Inevitabile il divorzio.
Ma a differenza del 2024, la società non è rimasta spiazzata, aveva fatto le sue mosse e bloccato un tecnico giovane, preparato e bravissimo a lavorare con la linea verde: Alberto Aquilani. Allenatore graditissimo a Iemmello che lo aveva sponsorizzato già l’anno prima, ma i tempi non erano maturi. Messo sotto contratto Aquilani, le cose sono filate lisce nella prima parte, con l’arrivo di calciatori di belle speranze. Entusiasmo alto e attese di vedere un Catanzaro spigliato e propositivo, sono stati il leit motiv di luglio. Noi avevamo chiesto, in un editoriale uscito in quei giorni, più o meno di non fare l’errore che ha fatto sbottare il nostro capitano: aspettare gli ultimi giorni di mercato per completare la rosa. Si doveva consegnare ad Aquilani una squadra (quasi) completa per l’esordio del campionato. Soprattutto elementi di categoria ed esperti nei tre reparti: un difensore, un centrocampista (a maggior ragione dopo l’infortunio di Pompetti) e un attaccante capace di andare in doppia cifra. Nessuno dei tre calciatori è arrivato. E così il Catanzaro è andato in palese difficoltà contro una squadra scorbutica come tutte quelle allenate da Castori. Si poteva e si doveva evitare. Ecco spiegato lo sfogo di Iemmello che ha lanciato un messaggio chiaro. Più o meno questo: “ho 33 anni, resto qui perché voglio entrare nella storia del Catanzaro, voglio andare in A con la mia città, giocare anche un solo minuto in A con i colori giallorossi, voglio sapendo che posso inseguire questo sogno, altrimenti è inutile restare, altrimenti posso anche andare via”. Tutto comprensibile. Un gol bellissimo che ha “costretto” il presidente Noto (teniamocelo stretto, sia chiaro: senza di lui oggi saremmo a giocare nei soliti campi di periferia) a rassicurare tutti: “Sì, alzeremo il livello nei prossimi giorni”, ha dichiarato durante la presentazione della squadra. Meglio tardi che mai.
Quindi aspettiamo con fiducia questi tre acquisti pesanti, non scommesse. Li aspetta anche Aquilani per sollevare la qualità (scadente) del gioco mostrata all’esordio in campionato. Ma siamo ottimisti: le basi sono buone, Iemmello è caldo, il livello va alzato una volta per tutte. Nessuno chiede una Catanzaro ammazzacampionato come in Lega Pro, ma essere ambiziosi si può e si deve. Iemmello ha indicato la strada, Aquilani la conosce benissimo, la società non si è tirata indietro e il resto della squadra dimostrerà il solito carattere. E i giovani saranno la nostra ciliegina sulla torta e non l’intera torta come accaduto nella prima giornata…
Francesco Ceniti


Questo articolo mi fa’ sorridere… scritto bene, ma mi ricordo gli articoli precedenti dove si diceva che noi tifosi d’estate diventavamo tutti direttori sportivi… dispensavamo consigli al bar o sotto l’ombrellone su chi dobbiamo comprare e dove…cosa doveva fare Polito e Noto… Se domenica sera dopo la partita Pietro non avesse detto niente, non sarebbe successo niente. Invece ora che ha parlato viene il coraggio a tutti, e si cavalca l’onda. Non c’è stato nessuno che gli ha detto se non ti và bene cambia squadra, mentre quando qlcuno di noi ha espresso lo stesso pensiero è stato subito etichettato come il solito tifoso che si lamenta. Pietro è un Catanzarese come noi, è il nostro capitano, ama il Catanzaro come noi, vede e vuole le stesse cose che vorremmo tutti. Grazie Pietro 🙏🏼♥️