Mi sono addormentato sotto un cielo giallorosso, disteso idealmente sul prato del “Ceravolo”. L’aria profumava ancora di erba appena tagliata, di sudore e di passione vera, quella che solo chi ama il Catanzaro può capire.
Ho sognato una città, dipinta dai colori delle sciarpe e delle bandiere che ondeggiano fieramente al vento della storia. Ho rivisto i volti dei nostri padri e dei nostri nonni, che ci hanno insegnato cosa significa amare una squadra. Nei loro occhi brillava la fierezza di chi ha già vissuto giorni indimenticabili, di chi conosce la dolcezza struggente della nostalgia, ma anche la forza che solo la fede calcistica sa regalare.
Domani si gioca una partita, una di quelle che ti prendono il cuore e lo stringono forte, fortissimo. Una di quelle gare che scandiscono il tempo e il destino. Il Catanzaro affronta i play-off per provare a salire ancora più in alto, verso la Serie A, verso un sogno che per troppi anni è stato custodito gelosamente nei cassetti di ogni tifoso.
Nel mio sogno vedevo undici leoni con la maglia giallorossa entrare in campo. Sentivo il rumore dei tacchetti sul cemento del tunnel, il battito accelerato dei cuori in tribuna, il coro unanime e possente dei tifosi che diventa un tutt’uno con il cielo. “Noi siamo il Catanzaro!”, gridavano, con una voce che era tuono e carezza insieme.
Ho visto reti gonfiarsi e mani alzarsi al cielo, abbracci sconosciuti che diventavano famiglia, lacrime che scendevano lente, scaldando le guance di chi ha sempre creduto che il calcio fosse molto più di un gioco. Era l’orgoglio di un’intera città che sognava, respirava, viveva attraverso la sua squadra.
Nel mio sogno c’erano anche loro, quelli arrivati da lontano, partiti per necessità, per cercare lavoro, per costruire un futuro migliore. In quel momento, allo stadio, ogni distanza si annullava. Eravamo tutti insieme, uniti da quei colori, da quella fede che abbraccia tutti, indipendentemente da provenienza, lingua o storia personale. Perché quando gioca il Catanzaro, siamo tutti figli della stessa passione, dello stesso sogno.
E poi, come ogni sogno, è arrivata l’alba. Mi sono svegliato con la sensazione di aver già vissuto tutto. Eppure, il meglio deve ancora arrivare.
Domani, al risveglio, sarà realtà. Domani ci saremo tutti, a sostenere ancora una volta il nostro Catanzaro, per sognare ad occhi aperti. Perché finché il cuore batte e i colori brillano, nessun sogno sarà mai troppo grande.
E chissà, forse domani questo sogno lo vivremo davvero.
Grafica di Alfredo Cristiano per UsCatanzaro.net
Harp