Carta Bianca Catanzaro News In primo piano

Il calcio italiano tra disparità e speranze: il divario Nord-Sud si fa sempre più evidente

Scritto da Redazione

Analisi delle differenze territoriali e delle sfide per un equilibrio che valorizzi tutto il Paese nelle due principali serie professionistiche

I due principali campionati di calcio italiani sono ormai quasi giunti alla loro conclusione per questa stagione. Nella massima serie, nell’ultima giornata sono state decretate le squadre retrocesse, è stato assegnato lo scudetto e anche le squadre che parteciperanno alle Coppe Europee, mentre in Serie B si attende la finale dei playoff per stabilire quale squadra seguirà Sassuolo e Pisa in Serie A, tra Cremonese e Spezia. La situazione delle retrocessioni in Serie B è più complicata a causa di questioni extra calcistiche legate ai noti eventi del caso Brescia: bisognerà vedere quali squadre, oltre Cosenza e Cittadella, saranno condannate a scendere nell’inferno della Serie C.

Ciò che sta emergendo, che già si verifica in altri sport, come nel ciclismo da diversi anni con il Giro d’Italia – che privilegia sempre di più il centro-nord, anche con tappe all’estero – è che anche nel calcio, come nell’economia generale, si stanno consolidando due Italie: una che guida una Ferrari e l’altra un’utilitaria.

Le due Italie

Suddividendo la nostra nazione tra centro-nord e sud, si consideri che sono otto le regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Molise, Sardegna, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Campania. In attesa dei pochi verdetti ancora mancanti, il quadro della stagione 2024-25 evidenzia che su 40 squadre partecipanti ai due massimi campionati professionistici, tre erano del Sud in Serie A (Napoli, Cagliari e Lecce) e sei in Serie B (Catanzaro, Cosenza, Bari, Juve Stabia, Palermo e Salernitana).

La percentuale che ne deriva è che il 22,5% delle squadre proviene dal Sud, mentre il restante 77,5% è del Centro-Nord. Nei due maggiori campionati ai nastri di partenza della stagione 2024-25 la situazione era la seguente: 15% di squadre meridionali in A e il 30% in B. Nella serie cadetta la percentuale potrebbe variare di poco in positivo o addirittura diminuire in base all’esito dei play out da svolgersi in B e dei play off in corso per la Serie C.

I costi di una stagione

Numerosi sono i fattori che incidono su questa situazione allarmante. Tra motivazioni storiche, culturali, economiche, infrastrutturali e legate alla tradizione calcistica, si può osservare che molte squadre del Sud hanno storicamente militato nelle categorie inferiori o hanno attraversato alti e bassi. Questo impatto non può essere sottovalutato, poiché tali disparità influenzano la competitività generale dei campionati, creando un divario significativo. Basti pensare alle distanze che le squadre del Sud devono percorrere rispetto a quelle del Nord: le squadre meridionali affrontano viaggi molto più lunghi e costosi, mentre quelle del Centro-Nord spesso viaggiano all’interno della stessa regione, con costi molto più contenuti. Il Catanzaro per questo campionato ha percorso 33254 km, mentre mediamente sono meno della metà i km macinati delle squadre del centro-nord. I ricavi, inoltre, sono spesso distribuiti dalla federazione in un modo che favorisce le squadre più forti e strutturate, rafforzando ulteriormente il divario.

La sostenibilità per una squadra meridionale è una sfida enorme, come sottolinea sempre anche il presidente del Catanzaro nelle sue interviste (leggi Floriano Noto: “Dotarci di strutture per fare il salto di qualità e anche di categoria”).

Non bastano De Laurentiis e City Group

Trovare soluzioni a questa situazione non è semplice, perché la “medicina” in questi contesti è spesso il denaro. Al momento, i grandi investitori nel Sud sono rappresentati principalmente dal City Group, che possiede il Palermo, e dall’imprenditore De Laurentiis con Napoli e Bari. Quest’ultimo, grazie a una politica di plusvalenze e a una gestione oculata, riesce a competere con i colossi del calcio italiano, vincendo anche due scudetti negli ultimi tre anni. Si può comunque affermare che si tratta di un’eccezione alla regola.

È molto riduttivo pensare che investimenti nelle infrastrutture, programmi di sviluppo giovanile e maggiore attenzione alle realtà locali possano da soli colmare il divario. Senza adeguate risorse finanziarie, queste buone intenzioni rimangono parole al vento. Piuttosto, è fondamentale che i vertici sportivi e le istituzioni adottino politiche di sviluppo più mirate, favorendo una distribuzione più equilibrata delle risorse e una crescita più uniforme del calcio su tutto il territorio nazionale.

In questo contesto, va sottolineato che la salvezza di squadre come il Lecce e il Cagliari, così come un buon campionato per Juve Stabia e Catanzaro, sono come vittorie simboliche che, in un certo senso, equivalgono a vincere un torneo, considerando le difficoltà e le disparità che ancora esistono nel calcio italiano.

Lo specchio del paese

Il calcio italiano riflette le profonde disparità socio-economiche del nostro Paese, evidenziate dalla prevalenza delle realtà del Nord rispetto a quelle del Sud. Se da un lato il talento e la passione non mancano, dall’altro è evidente che senza interventi strutturali e investimenti mirati, queste differenze rischiano di consolidarsi ulteriormente, minando l’unicità e la competitività del nostro calcio. È fondamentale che tutte le componenti del sistema, dalle istituzioni alle società sportive, collaborino per creare un equilibrio che favorisca lo sviluppo uniforme del movimento, affinché il pallone possa davvero rappresentare un’Italia unita e solidale, in cui la vittoria non sia solo quella di una squadra, ma di un Paese intero.

Redazione 24

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

1 Commento

  • A mio giudizio la vera pecca è nella ridistribuzione economica che penalizza le piccole/medie realtà rispetto alle piazze di grido.Così facendo i divari si amplificano,inibendo per tante realtà di provincia un reale salto di qualità e la competitività paritaria.Qui a Udine siamo in provincia e da 29 anni in A,e si è fatta pure la Champions.Certo la gestione è stata oculata e meritoria,ma se parliamo di passione da parte del tifo organizzato,Catanzaro ha un pubblico superiore per passione e sacrificio, che meriterebbe altrettanto e di più.Io imposterei pure la B come la C,girone nord e sud,e garanzia di rappresentanza in massima serie.E guadagni PARITARI, perchè in campo ci vanno tutti,con la stessa fatica e ambizione.Altrimenti è la solita minestra tricolore.

Scrivi un commento