Dici Coppa Italia e ai tifosi del Catanzaro luccicano gli occhi, che si riempiono dei ricordi (per molti solo tramandati) di gesta e imprese che hanno fatto la storia del calcio calabrese e che popolano gli annali della competizione della coccarda bianco, rosso e verde.
La gara di oggi sancirà quindi il passo di avvicinamento alle nozze d’oro tra le Aquile del Sud e il torneo che assegna il trofeo spesso consegnato direttamente dal Presidente della Repubblica. Il Catanzaro è la formazione calabrese con più partecipazioni alla competizione, seguito a distanza dai cugini bruzi (41) e da quelli dello stretto (39).
L’esordio assoluto
La prima partecipazione giallorossa coincide con la ripresa del torneo, dopo la pionieristica edizione del 1922 (vinta dal Vado, formazione della provincia di Savona): è il 1935-36 e quasi 90 anni fa, esattamente il 15 settembre 1935, nell’allora stadio Militare (ora Nicola Ceravolo), il Catanzaro fa il suo esordio nel torneo, battendo una formazione della provincia di Firenze, Le Signe, per 4-1. Il primo gol delle Aquile nella storia della Coppa Italia è siglato dal padovano Gastone Boni. Quella squadra vincerà in quella stagione la prima edizione della Serie C, ritornando così prontamente in Serie B.
Il cammino verso la finale!
Passa un trentennio e questa volta il Catanzaro, che milita in Serie B, raggiunge addirittura la finale del torneo: è l’edizione del 1965-66 e i giallorossi fanno fuori, nell’ordine: Messina all’allora Comunale (2-0, con doppietta di Gianni Bui), Napoli al San Paolo (0-1, sempre con Bui), Lazio al San Vito di Cosenza (per squalifica del Comunale: 3-1, con reti di Bonfada, Tribuzio e Bui), Torino al Comunale (0-0 e poi 4-1 ai rigori, con tripletta di Tribuzio e centro di Marchioro).
Per la semifinale, il presidentissimo Ceravolo chiede alla Juventus l’inversione di campo: sarebbe stata una festa per i tifosi di tutta la Calabria e “sicuramente” i bianconeri sarebbero comunque passati in finale. La dirigenza delle Zebre, tramite il vicepresidente Remo Giordanetti, rifiuta: si gioca al Comunale di Torino e, sorpresa, le Aquile (in un tripudio di bandiere giallorosse) vincono 1-2, con un’autorete di Leoncini, che devia in porta un tiro di Mario Tribuzio, il pareggio bianconero di Del Sol e il rigore siglato dallo stesso attaccante triestino (che era stato falciato in area).
Si va a Roma!
La finale è contro la Fiorentina di Kurt Hamrin: è proprio “l’uccellino” svedese a portare in vantaggio i viola alla mezzora del primo tempo. Nella ripresa Pippo Marchioro riporta subito in parità i giallorossi e la partita finisce, anche grazie alle parate di Umberto Provasi, ai supplementari. Si stanno per avvicinare i tiri di rigore, ma un mani di Sardei provoca un penalty a un minuto dal termine: Provasi questa volta non può nulla contro il tiro di Bertini.
I ragazzi di Bruno Pace
Trascorrono 16 anni: il Catanzaro è stabilmente in Serie A e la Coppa Italia 1981-82 rischia addirittura di portare i giallorossi nelle coppe europee. Dopo aver vinto il girone eliminatorio estivo, con due vittorie (Catania e Cesena) e due pareggi (Palermo e Pistoiese), le Aquile di Bruno Pace nei quarti eliminano il Napoli (sconfitta 0-1 al Comunale e vittoria 2-1 al San Paolo).
In semifinale c’è l’Inter: a San Siro i giallorossi vanno in vantaggio con Carlo Borghi, ma sono poi superati dalle reti di Bergomi e Altobelli, con le Aquile che lamentano il gioco duro tollerato da Carlo Longhi. Il ritorno si gioca nella vigilia di Pasqua: il Comunale è strapieno e il Catanzaro va subito in vantaggio con il giovane Edi Bivi. I nerazzurri pareggiano a inizio ripresa con un rigore di Beccalossi, ma al 65° Borghi sigla il 2-1: si va ai supplementari. Altobelli trova il pari: al Catanzaro servirebbero due reti per passare in finale, ma ne arriva solo una (di Armando Cascione) e il sogno s’interrompe.
Il rimpianto è forte, perché in finale si sarebbe affrontato il Torino: in campionato i giallorossi avevano vinto entrambe le gare e concluderanno al 7° posto in Serie A, in quella che finora è stata la migliore stagione della storia del Catanzaro.
Oggi a Reggio Emilia – città cara, per la partita che ha sancito la seconda promozione in Serie A dei giallorossi e che recentemente ha visto le Aquile vincere la Supercoppa di Serie C – inizia un’altra stagione e parte l’ennesima avventura calcistica del Catanzaro: Forza Giallorossi!


Il grande rimpianto per la finale del 1966 rimane quel rigore assurdo e incomprensibile fatto dal nostro Sardei e poi l’esecuzione beffarda di Bertini, col doppio palo interno del pallone, prima di finire in rete.
Nel 1982 invece la beffa è stata l’assurda squalifica di Massimo Mauro, a seguito di un’ingenua ammonizione beccata nella partita precedente di campionato con l’Udinese, partita visibilmente accomodata sullo 0-0, quando lo stesso era già diffidato, e poi quel palo interno di Antonio Sabato sul 3-2, con Bordon battuto, sarebbe stato il 4-2 e sicuramente la finale, che gran peccato!