Ci sono partite che valgono tre punti, e poi ci sono serate che valgono una vita intera. Catanzaro–Palermo non è stata soltanto una sfida di Serie B, ma un abbraccio collettivo, una storia di umanità, coraggio e amore vero, come solo questa città sa raccontare.
Pochi istanti prima del fischio d’inizio, i giallorossi si sono schierati per la foto ufficiale. Accanto a loro, un bambino che lotta e combatte contro un Male: il piccolo Francesco. Prima in braccio a Pietro Iemmello, con la fierezza e la dolcezza di chi non smette di credere, Francesco ha attraversato il campo accolto da un boato di emozione.
Un gesto semplice e potentissimo, reso possibile dalla sensibilità della famiglia Noto, che ancora una volta ha dimostrato che questo Catanzaro è qualcosa di più di una società sportiva: è una comunità viva, capace di trasformare il dolore in speranza. Da anni, la proprietà giallorossa ha restituito dignità, valori e cuore a una squadra che oggi rappresenta l’intera città, dentro e fuori dal campo.
E poi la Curva Capraro ha fatto il resto. Prima, del fischio di inizio si è alzato uno striscione che ha attraversato il “Ceravolo” come una preghiera laica, semplice e autentica: “Ci sono battaglie più importanti di una partita, non solo oggi, non solo in campo: piccolo Francesco, gli ultras sono con te.”
Non servono altre parole. In quelle righe scritte a mano c’era tutto: il calcio vero, la solidarietà, l’appartenenza, la vita. È stato il momento più intenso, più puro, più catanzarese della serata.
Poi, certo, è arrivata anche la vittoria: 1-0, sofferta, meritata, costruita con l’anima. Ma il risultato, stavolta, è solo una nota a margine. Perché il vero successo del Catanzaro, ieri sera, è stato aver donato un sorriso a un bambino e un raggio di luce a chi soffre.
Al Ceravolo ha vinto la vita e con essa ha vinto Catanzaro.
Harp
Foto US Catanzaro 1929

