Domenica mattina, e il sugo andava già sul fornello dalle sei. La nonna, con il grembiule legato in vita, mescolava lentamente con il cucchiaio di legno mentre quel profumo di pomodoro, basilico e carne ti riempiva la casa e ti svegliava meglio di qualsiasi caffè. “Il sugo si deve cucinare a fuoco lento, piano piano“, diceva sempre, e intanto sul tavolo di marmo della cucina aspettavamo il pane casereccio, poi tagliato a fette spesse a cui aggiungere la soppressata di Cardinale, quella vera, quella con la lacrima che brillava e il peperoncino che prometteva lacrime.
“Prenditi il panino, che è tardi“, e tua madre infilava la soppressata, tagliata a ruota di carro, tra due fette di pane ancora tiepido, avvolgeva tutto nella carta oleata, e tu te lo mettevi nella sacca insieme alla sciarpa giallorossa, rigorosamente di lana.
Si partiva per lo stadio Militare, per le strade di Catanzaro era tutta una processione di gente con le sciarpe al collo: il vecchio con il suo cappello, i ragazzi della curva che cantavano già, famiglie intere, tutti verso lo stesso posto, tutti con lo stesso cuore che batteva forte.
Il Nicola Ceravolo si chiamava Militare, e militare lo era davvero: spartano, essenziale, vero. Gradinate di cemento che d’inverno ti gelavano e d’estate ti arrostivano. La curva Ovest che tremava quando cantavamo, quel campo che dopo la pioggia sembrava una risaia, ma su cui correvano i nostri eroi.
Ti sedevi e tiravi fuori il panino. Il pane si era ammorbidito un po’, la soppressata aveva lasciato la sua traccia di grasso sulla mollica, e il primo morso ti dava tutto: il peperoncino che pizzicava, il sapore di casa, di domenica, di vita. Intorno a te altri cento, altri mille panini che si scartavano – soppressata, formaggio, olive – e il profumo della Calabria che saliva dagli spalti come una preghiera.
Alle 14:30 fischiava l’arbitro e il mondo spariva.
Tornavi a casa con la voce andata e il cuore pieno, vincevi o perdevi, tornavi a casa dove il sugo, andato a fuoco lento per tutto il tempo, era pronto, perfetto. Ma prima di mangiare, alle 17:45 in punto, tutti davanti alla tv per Paolo Valenti e “90º Minuto”.
Silenzio religioso, e poi finalmente le immagini del Catanzaro, la maglia giallorossa sullo schermo, prima in bianco e nero e poi con il primo colore, il gol rivisto al rallentatore che anche se l’avevi visto dal vivo due ore prima ora era diverso, era reale, era storia.
Poi si cenava, e mentre andava in onda Domenica Sprint, mangiavi la pasta col sugo della nonna, con il sapore della domenica, il sapore della vita vera. Poi alle 22 con “La Domenica Sportiva”, e si andava a letto felici che era quasi mezzanotte, ma si andava a letto avendo vissuto.
Oggi quella domenica non c’è più. Il sugo non va più a fuoco lento dalla mattina nelle case, la nonna non c’è più, il pane non sa più di pane, lo stadio Militare è diverso, le gradinate di cemento sono state coperte da seggiolini di plastica, le 17:45 con Paolo Valenti sono diventate un ricordo che fa male al cuore.
Ma se chiudi gli occhi, se proprio li chiudi forte, senti ancora tutto: il profumo del sugo che ti svegliava la domenica mattina, il peperoncino della soppressata che ti pizzicava la lingua, i cori della Ovest che salivano al cielo, l’odore acre dei fumogeni, la maglia giallorossa che correva sul campo fangoso, il gol – sempre quel gol – quello che avevi visto mille volte e che ancora oggi ti fa piangere come fosse la prima volta.
Oggi è festa, il campionato è fermo e capisci che non è finito niente, che quella domenica, quel calcio fatto di pane e soppressata, vive ancora: vive in te, in noi, in tutti quelli che c’erano. Vive ogni volta che un padre racconta al figlio com’era, ogni volta che si mangia pane e soppressata e per un attimo si torna bambini, ogni volta che il Catanzaro segna e per un istante il tempo si ferma e siamo di nuovo lì, sulle gradinate di cemento, con il cuore in gola e la felicità negli occhi.
Forse era un calcio povero, fatto di poco, ma era nostro, era vero, era amore allo stato puro. E l’amore vero, quello, non finisce mai.
Forza Catanzaro: ieri, oggi, domani e sempre!
Foto per gentile concessione di Enzo Minicelli
Harp


Semplicemente magia per chi è ultrasessantente.
Articolo stupendo, purtroppo è tutto finito.
Puru na suppressata bona diventau na chimera.
Comunque ancora complimenti alla redazione, articolo che tocca il cuore.
Chapeau
Complimenti per l’articolo, sono ritornato indietro di tanto tempo. Allora era passione sana
Quanta nostalgia per quei tempi genuini e gloriosi!
Prima partita Catanzaro Udinese 1-0 rete di Gasparini – campionato di serie B 1963/64 – Domenica 22 Marzo 1964