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La vittoria della memoria

Scritto da Redazione

Uno scatto: un padre emigrato stringe il figlio avvolto nel giallorosso

 

Le voci si spengono, i seggiolini tornano azzurri, resta un’inquadratura.
Un padre calabrese, emigrato e fiero, con gli occhiali alzati sulla fronte e la polo nera ancora calda d’emozione. In braccio il figlio, maglietta bianca e sciarpa giallorossa a tracolla come una medaglia. Entrambi guardano lontano. Non cercano il tabellone: cercano l’orizzonte.

Nel volto dell’uomo c’è tutto: turni, chilometri, accenti mescolati e quell’orgoglio testardo di chi ogni giorno lavora e non dimentica. Lo sguardo è duro e dolce insieme: sa di aver consegnato qualcosa che non si compra: una fede, delle radici, un’origine che non smette mai di chiamarti per nome.

Nel profilo del bambino c’è il resto del viaggio. La mano sul fianco, lo sguardo serio, l’aria di chi ancora non lo sa ma già lo sente: quella sciarpa non è un accessorio, è un simbolo. È la chiave che apre la casa quando la casa è lontana. È il ponte tra chi è partito e chi crescerà.

Questa foto, scattata alla fine di Reggiana–Catanzaro, pesa più di un risultato. Dice cos’è il nostro tifo, quando finisce il rumore e resta la sostanza: una comunità che resiste alle distanze, un passaggio di mano che non sbaglia traiettoria. Il padre lo sa, missione compiuta: ha tramandato la passione e l’appartenenza. Il figlio, quasi senza accorgersene, l’ha presa in consegna.

Il calcio finisce al 90’. Questo no.
Questo resta nelle domeniche in cui si lavora e nelle notti di trasferta, nei treni presi all’alba e nelle telefonate a casa, nelle stanze dove il giallorosso appeso al muro lo rende meno freddo. Resta nel gesto più semplice e più grande: tenere alto un figlio perché veda meglio il futuro.

Se cercavate un titolo per la partita, eccolo: la vittoria della memoria.
A chi ci chiama romantici rispondiamo di sì, con orgoglio: romantici come i padri che tengono alto un figlio per fargli vedere meglio il futuro. Perché il calcio passa, l’appartenenza resta. E finché ci saranno mani forti a reggere e occhi puliti a credere, il Catanzaro vincerà sempre.

Harp

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