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L’addio ad un simbolo del calcio romantico

Scritto da Redazione

Se ne va Carlo Sassi, l’uomo che inventò la moviola

Con la scomparsa di Carlo Sassi, avvenuta oggi all’età di 95 anni, il calcio italiano perde non solo un pioniere del giornalismo televisivo, ma anche un simbolo di quell’epoca romantica del pallone che oggi sembra lontanissima.

Era il 22 ottobre 1967 quando Sassi, durante la sua Domenica Sportiva, introdusse per la prima volta in televisione la moviola per analizzare il “gol fantasma” di Gianni Rivera nel derby tra Inter e Milan. Quell’episodio, che oggi ci appare così naturale, rappresentò una rivoluzione: per la prima volta gli italiani poterono rivedere, rallentate e commentate, le immagini contestate di una partita. Nacque così uno strumento che avrebbe cambiato per sempre il rapporto tra pubblico e calcio.

Ma dietro quell’innovazione tecnica c’era qualcosa di più profondo: la passione autentica di un uomo per il calcio. Sassi non era solo un giornalista, era prima di tutto un tifoso della Cremonese, provinciale di lusso e squadra che portava nel cuore con quella genuinità tipica di chi ama il calcio per quello che rappresenta davvero: appartenenza, identità, emozione pura. In un’epoca in cui il calcio era ancora sport popolare prima che business globale, Sassi incarnava quella figura del cronista-tifoso che sapeva trasmettere la magia del gioco senza perderne mai l’essenza.

Dal 1960 al 1991, per oltre trent’anni, la Domenica Sportiva di Carlo Sassi è stata il tempio del calcio italiano. Era il momento in cui le famiglie si riunivano davanti alla televisione per rivivere le emozioni del weekend calcistico, quando vedere i gol della propria squadra in moviola era un rito collettivo che univa generazioni. Sassi, con la sua voce pacata e competente, sapeva raccontare il calcio senza urla, senza eccessi, con quel rispetto per il gioco che oggi spesso manca.

Quella di Sassi era l’epoca del calcio romantico, quando i calciatori erano ancora eroi della porta accanto, quando le maglie non cambiavano ogni stagione, quando il rapporto tra tifosi e squadra era viscerale ma non violento. Era il tempo in cui la moviola serviva a chiarire, non a dividere; a spiegare, non a polemizzare. Sassi utilizzava questo strumento con la saggezza di chi sa che il calcio è fatto di episodi discutibili, di errori arbitrali, di momenti che alimentano le discussioni al bar per settimane.

Oggi, in un’epoca dominata dal VAR, dalle infinite analisi televisive, dai social media che sezionano ogni movimento in campo, la figura di Carlo Sassi ci ricorda cosa abbiamo perso strada facendo. La sua moviola nasceva dalla curiosità genuina di capire cosa fosse realmente accaduto in campo, non dall’ossessione di trovare errori o polemiche. Era uno strumento al servizio della comprensione, non della divisione.

Con lui se ne va un pezzo di quel calcio che sapeva ancora emozionare senza bisogno di effetti speciali, quando bastava un gol visto e rivisto in moviola per far sognare migliaia di tifosi. Se ne va l’inventore di uno strumento che ha rivoluzionato il nostro modo di vedere il calcio, ma soprattutto se ne va un uomo che ha saputo amare questo sport mantenendo intatta, fino alla fine, quella passione autentica del bambino che gioca con un pallone nel cortile di casa.

Salutiamo Carlo Sassi  insieme a tutto il calcio italiano. E mentre ripensano alla sua lunga carriera, i tifosi di tutte le squadre possono riconoscersi in quell’amore puro per il gioco che Carlo Sassi ha saputo trasmettere per decenni, ricordandoci che dietro ogni innovazione tecnologica, dietro ogni analisi sofisticata, il calcio rimane prima di tutto una questione di cuore.

Redazione 24 

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1 Commento

  • Mi aggrego al profondo dispiacere per la perdita di un ulteriore prezioso mattoncino che ha reso indimenticabili un’epoca.Un frammento di luce intinta nei ricordi di un calcio fantastico che non tornerà più.

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