Per parlare del protagonista del secondo appuntamento della nostra rubrica “Mi ritorni in mente..” bisogna tornare indietro di vent’anni, quando il Catanzaro ha sbaragliato la concorrenza conquistando a suon di vittorie la promozione in Serie B. Stiamo parlando del campionato 2003-2004 sulla panchina sedeva Piero Braglia e il capocannoniere è stato uno deigiocatori più rappresentantivi della storia giallorossa, Giorgio Corona.
Questa storia inizia nella provincia torinese, il nostro “Conte di Carmagnola” è un giovane di belle speranze che cresce nelle giovanili del Toro, inizia la sua carriera calcando i campi di Serie B e C e si ritrova sui Tre colli, vivendo un’avventura straordinaria: «Prima di arrivare a Catanzaro avevo già avuto modo di confrontarmi con il calore di una piazza del sud- ci racconta Mauro Briano– ma ammetto che a Catanzaro ho vissuto un sogno. Sono arrivato di domenica e sono andato subito al “Ceravolo” per vedere i miei futuri compagni giocare con la Vis Pesaro. Vidi la gara dalla tribuna ovest, il Catanzaro vinse per due a uno e il gol partita lo siglò Giorgio Corona. A fine gara sono andato negli spogliatoi per conoscere la squadra, ricordo ancora la battuta di Silvio Lafuenti (il portiere giallorosso) che mi diede dell’impiegato statale per via del colore dell’auto che avevo allora e il primo approccio con mister Braglia che mi disse “Ma tu che sai fare?” la mia risposta fu “Io corro…e tanto!” e così iniziò il mio percorso con il Catanzaro».
Bisogna ammetterlo quella stagione ci è rimasta nel cuore, non solo per il percorso straordinario della squadra (il duello a distanza con i conterranei del Crotone infiammava gli angoli della città da Piterà a Catanzaro Lido e oltre), ma soprattutto per i giocatori che hanno composto quel gruppo e per il tecnico, un toscano (burbero sì ma dal cuore grande), un mix che ha reso questa squadra una delle più apprezzate nella storia delle Aquile: «Mister Braglia – racconta ancora Briano- è una persona schietta, diretta, che aveva capito le caratteristiche del gruppo, conosceva i suoi uomini e sapeva come stimolarli. Eravamo un grande gruppo, composto da uomini oltre che giocatori che si sostenevano a vicenda».
Difficile non pensare ad uno dei simboli di quel Catanzaro, il “Sindaco” Fabrizio Ferrigno il cui ricordo vive ancora nei cuori di tutti noi: «Fabrizio non era solo un giocatore straordinario, era un leader, un vero trascinatore, è stato il simbolo di quel gruppo. Quando ti arrivano certe notizie fatichi a crederci e a realizzare quanto è successo, ma conserviamo tutti noi gelosamente – riferendosi ai suoi ex compagni di squadra- il ricordo dei momenti vissuti insieme».
Della sua “vita da mediano” (parafrasando Luciano Ligabue) in giallorosso (aggiungiamo noi), tanti sono gli episodi che Briano può raccontare, ma il rumore dei ricordi ci riporta prepotentemente alla mente un caldo pomeriggio di maggio, ad Ascoli: «E’ stato un anno straordinario, abbiamo vissuto emozioni indelebili ma è impossibile non ricordare la partita con il Chieti, la marea giallorossa che ci ha accolto…è stata un’emozione indescrivibile…Già il giorno prima sentivamo l’importanza della gara e consapevoli che un intero popolo aspettava soltanto di fare esplodere la sua gioia, non siamo riusciti neppure a dormire. Meno male che siamo scesi in campo, la testa ha preso il sopravvento e abbiamo iniziato a giocare. Ricordo ancora la festa….che emozione!». A La Canna rispose subito Toledo, re Giorgio Corona mise il sigillo che, al triplice fischio, diede vita ad una festa immensa non solo ad Ascoli ma anche e, soprattutto, in città.
Il suo legame non è soltanto con Catanzaro, il cuore Mauro Briano lo ha lasciato nella “Perla dello Ionio”, Soverato, dove è riuscito a costruire legami solidi e duraturi: «Per scelta della società noi vivevamo a Soverato e in quel periodo ho legato con ragazzi della mia età come Francesco Cento, Antonio Sinopoli e tanti altri che erano diventati per me come dei fratelli.. Pensa – ci racconta Briano sorridendo- che mi ero così ambientato bene che tornavo di rado a casa a trovare i miei genitori!»
Mauro Briano si congeda rivolgendo l’ultimo pensiero alla tifoseria giallorossa al quale si sente ancora molto legato: «Seguo sempre il Catanzaro e ai tifosi dico di non essere critici e di avere fiducia perché a Catanzaro c’è una società solida e riconosciuta che sta facendo un grande lavoro. Il campionato di B è difficile, bisogna avere pazienza e godere di questi momenti che non sono affatto scontati. Con una società come quella attuale – conclude Briano- il Catanzaro può ambire a qualunque traguardo».


Splendido articolo.I miei complimenti.
Grandissima quella squadra formata da uomini prima che calciatori
E anche Briano fa un appello ai tifosi (a quelli fasulli) di non criticare, ma tanto anche lui non verrà ascoltato , chi è ottuso tale resta
Caro Mauro, tu e i tuoi compagni di quella bellissima avventura avete lasciato un meraviglioso ricordo, peccato che a supportare quella squadra non c’era una società all’altezza, altrimenti l’avventura in B sarebbe stata ben diversa.