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Se i galletti non cantano non si farà mai giorno

Scritto da Davide Tomaino

Il Bari chiude l’anno con due partite in casa con l’obbligo di vincere. Ma c’è il Catanzaro di mezzo

L’anticipo del venerdì sera, come successe l’anno scorso, vede i giallorossi di scena al San Nicola di Bari. Come nella passata stagione, la partita assume un’importanza elevata sotto l’aspetto nervoso più che da quello della classifica.

A parti invertite stavolta è il Bari che attraversa un periodo delicato sotto il profilo psicologico. Il recente avvicendamento sulla panchina biancorossa – eclatante per la piazza giallorossa visto che i protagonisti furono al timone del Catanzaro nelle ultime due stagioni – ancora non ha sortito sostanziali miglioramenti di gioco e di risultati.

La partita di Bari dello scorso anno rappresentò proprio lo sbocco psicologico per le Aquile guidate da Caserta, che in questa stagione non ha ricevuto da parte della società pugliese la medesima fiducia.

Non tutti gli esoneri sono uguali

Dopo 12 partite, 3 vittorie,4 pareggi e 5 sconfitte al tecnico di Melito di Porto Salvo è stato dato il benservito, al suo posto Vincenzo Vivarini esonerato dal Pescara alla vigilia del match proprio con le Aquile.

Il dato curioso: il tecnico abruzzese è stato esonerato anche lui dopo 12 partite con 2 vittorie, 2 pareggi e 8 sconfitte. In pratica con lo stesso numero di partite Caserta aveva totalizzato 13 punti, Vivarini appena 8.

La stagione della società pugliese inizia nel segno della contestazione della piazza che attribuisce alla proprietà – la famiglia De Laurentiis – e al direttore sportivo Magalini la responsabilità del fallimento del campionato passato.

Non aver centrato l’obiettivo minimo dei playoff acuisce una ferita mai guarita dopo essere stati ad un passo dalla promozione in serie A, prima che Pavoletti gettasse nello psicodramma i 60.000 del San Nicola nel 2023.

La società chiama, la piazza non risponde

Proprio per tentare di risalire la china la campagna di rafforzamento in estate è stata corposa. Acquisti importanti in tutti i reparti, Cerofolini e Castrovilli, ad esempio.

Dal retrocesso Brescia si è attinto a piene mani: Moncini, Dickmann e Verreth. Ma anche prestiti di spessore da club prestigiosi come l’ex di turno Pagano, Nikolaou, Braunoder, Antonucci, Rao e Partipilo.

Malgrado ciò, l’esigente pubblico barese non ha dato fiducia alla società. Appena 1.430 tessere rinnovate sulle oltre 7.000 della stagione precedente e alla fine si è raggiunta la cifra minima di 5.100 abbonati, che per la piazza pugliese è il chiaro scollamento oramai in atto da parte della tifoseria.

Questa apatia non va più via

I risultati di questo campionato sono una conferma della crisi profonda della quale non tutte le responsabilità possono essere attribuite a Caserta: tecnico ha provato di tutto per cercare di dare un equilibrio a una squadra dall’indiscusso valore tecnico.

Tutti i tentativi di variazione di modulo – dalla difesa a 4 o a 3, al centrocampo a 2, a 3 o a 4 – hanno manifestato la stessa difficoltà di costruire gioco.

Le transizioni offensive manifestano dei blocchi nella circolazione di palla soprattutto a centrocampo dove latita la fantasia e la geometria di gioco. Maita e Benali, entrambi ceduti per un’operazione di svecchiamento, non sono stati sostituiti da giocatori con caratteristiche simili.

In attacco spesso Moncini è schierato come unica punta, tendendo a rimanere isolato per la mancanza di palle giocabili.

Questa problematica tattica ricorda per certi versi quella incontrata dallo stesso Caserta a Catanzaro nel campionato scorso, quando Iemmello tendeva ad abbassarsi non solo per scelta tecnica ma proprio per cercare di uscire da quell’isolamento che lamentano quest’anno gli avanti del Bari.

Ci vuole il medico o lo psicologo?

A Vivarini si chiede di cercare di dipanare questa matassa di confusione tattica ma anche di porre rimedio a una sorta di torpore che ha colpito la squadra.

A iniziare proprio dalla fase realizzativa che è diventata una priorità dopo che, nelle ultime tre partite, sembra essere stata risolta l’altra problematica quella della difesa troppo perforata – 25 gol al passivo – fino ad ora.

C’è un dato curioso che mette a nudo la difficoltà realizzativa della squadra che non riesce più a costruire azioni pericolose: nelle ultime 6 partite il Bari è andato in superiorità numerica ben 3 volte a causa di un’espulsione avversaria, e pur con tempi significativi a disposizione per vincere la partita, non c’è mai riuscita.

Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta

Una partita che diventa uno snodo cruciale per il futuro dei galletti, prova ne è il fatto che è stata annunciata una conferenza stampa del numero uno biancorosso Luigi De Laurentiis, che era in silenzio stampa addirittura dall’estate scorsa.

Dorval non sarà della partita, il forte esterno algerino sarà impegnato in Coppa D’Africa con la sua nazionale: probabilmente Burgio sarà il suo sostituto. Vivarini potrà comunque contare sul rientro in difesa di due elementi importanti, Vicari e Meroni.

L’atteggiamento tattico potrebbe basarsi su un 3 4 2 1, come in tre delle quattro partite sotto la guida di Vivarini, oppure con il più classico 3 5 2 con uno tra Cerri e Gytkjaer accanto a Moncini.

Tre gli ex sponda Catanzaro: D’Alessandro, Petriccione e Favasuli, che potrebbero partire tutti come titolari.

Per il ragazzo di Africo la possibilità di segnare il suo primo gol con la maglia del Catanzaro,  pareggiando così la sua unica rete nella scorsa stagione proprio con la maglia del Bari al Ceravolo.

Foto copertina UsCatanzaro.net

 

Autore

Davide Tomaino

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