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Se Catanzaro diventa Blade Runner: no a Poggi e a Parente

Scritto da Redazione
Non rinunciare alla dignità deve essere il primo obiettivo di una tifoseria umiliata e derisa dal “progetto FC”.
L’editoriale di Francesco Ceniti

“Ho visto cose che voi umani neanche potreste immaginarvi”, lo dice il replicante-Rutger Hauer a uno stupito Harrison Ford in Blade Runner, ma la stessa frase potrebbe tranquillamente pronunciarla un tifoso del Catanzaro ad un qualunque abitante del terra. Perché quello che è accaduto negli ultimi 12 mesi intorno alla squadra (squadra?) giallorossa supera di gran lunga qualunque fervida fantasia. E gli effetti speciali sembrano non finire mai. Anzi, gli ultimi due sarebbero stati capaci di illuminare a giorno anche la notte più scura. Quali? La richiesta di soldi della società (società?) alla gente ferita e umiliata; il clamoroso endorsement del Catanzaro club su Poggi e Parente.

Partiamo dalla seconda perla. Fuori da “ipocrisie e nascondini” ecco il nostro voto palese: diremo sempre no alla presenza di Poggi e Parente. Un no secco e senza mezze misure. In altre parole: per quanto ci riguarda, neppure una mezza azione del nuovo Catanzaro (se mai ci sarà) dovrà finire nelle loro mani. Per spiegarne bene i motivi non basterebbe un quaderno di 100 pagine. Ci basta, però, dire le cose essenziali. L’inizio della fine è stata la scellerata gestione che ha portato al fallimento del Catanzaro 1929. Debiti su debiti accumulati non dopo anni di Champions League, ma seguiti a due retrocessioni di fila in B dopo aver battuto tutti i record negativi. E mentre il “solito sito” denunciava tutto questo, altri chiedevano di “remare dalla stessa parte” smentendo ipotesi di fallimento, smentendo la cessione di Corona e millantando salvataggi imminenti. Noi c’eravamo nella gloriosa sede giallorossa nel giorno più triste: non c’erano né Poggi e né Parente. Lo strappo di quell’estate non potrà mai essere ricucito e stupisce che il club più antico della città, pensa di ricostruire quel poco che resta del Catanzaro intorno ad una candidatura che divide e lacera gli animi. Qui si tratta di ripartire da zero, senza debiti, cercando di pensare al futuro (futuro?). E non c’è modo peggiore di farlo che continuando a guardare al passato. Il limite di Catanzaro e del Catanzaro è stato proprio questo: troppe mani in pasta, troppi interessi, troppi personaggi in cerca d’autore. E poi, caro presidente Rotella, non le sembra un ossimoro bello e buono associare Poggi e Parente a una società forte? Gli imprenditori che possono garantire un futuro radioso, sono altri. Li conosciamo tutti, hanno fatto delle promesse precise e adesso molte di quelle condizioni si stanno verificando. Quindi, invece di spaccare in due la tifoseria con nomi improponibili non solo per capacità economiche (forse un giorno il dottore Parente ci spiegherà che cosa voleva dire con la frase “E’ stato beccato con le mani nella marmellata”), il Catanzaro Club farebbe bene a mettere sotto pressione i politici che hanno voltato le spalle al Catanzaro (magari già impegnati in campagna elettorale) e ai soggetti davvero in grado di far parlare di calcio in città. Esageriamo? No, anche nella più dura povertà (in questo caso calcistica) un tifoso deve mantenere alto il proprio amore calcistico e non rinunciare alla dignità. Proviamo a fare un sondaggio a Firenze: chiediamogli se preferiscono restare in A con Cecchi Gori di nuovo patron o se scelgono di ripartire dalla C2. Facciamo lo stesso a Napoli, Torino, Perugia… Certo, noi a Catanzaro “abbiamo visto cose che gli altri non possono nemmeno immaginare”.

Come una pseudo società (zero punti in classifica e lo sfacelo in tutti i settori) che all’alba di un nuovo fallimento si presenta (toma toma, cacchia cacchia, direbbe Totò) a chiedere soldi ai tifosi per far continuare a giocare i loro figli. Ma stiamo scherzando? No, è sempre il Catanzaro show. E vorremmo capire a quale titolo Maurizio Ferrara faccia tutto ciò. Lo conosciamo da tanti anni, sulla sua onestà non abbiamo dubbi, ma fatichiamo davvero molto a comprendere i passaggi di questa sua avventura. Glielo avevamo detto in modo garbato a luglio, ma aveva rivendicato la bontà “di un progetto”. Visto che il “progetto” sta facendo ridere l’Italia intera, come minimo deve trovare una soluzione che permetta al Catanzaro di fallire serenamente, nella speranza che qualcuno abbia voglia di fare calcio sul serio in città. Dall’alto della sua professionalità e del suo prestigioso lavoro, può sensibilizzare chi di dovere per “racimolare” i 60.000 euro chiesti ai tifosi. Oppure si rivolga a Poggi e Parente: sarebbe il primo dei cento assegni a fondo perduto da versare come risarcimento alla città per il fallimento della squadra che era l’orgoglio di una regione soltanto 30 anni fa.    

Francesco Ceniti

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