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Un anno lungo un’infinità.
di Giuseppe Mangialavori

Un anno, è trascorso un anno dal fallimento dell’U.S. Catanzaro S.p.A.
Lungi da chi scrive ripercorrerne le tappe, né tantomeno usare le solite terminologie della serie: dopo 77 anni di storia ecc. ecc. Troppe le frasi che si ripetono, troppe le cerimonie di accreditamento di un passato oramai (purtroppo) lontano.

E’ trascorso un anno, ma la ferita è ancora aperta, fa male e ha causato più danni di quanto non si potesse immaginare. Il danno più grave è certamente la (momentanea…) scomparsa del glorioso sodalizio, ma la stessa ne ha causato altri a cascata. Il più pesante è costituito dalla lacerazione interna della tifoseria e da un ambiente divenuto diffidente e, cosa ancora più grave indifferente e apatico nei confronti di quelle Aquile che tanto lustro avevano dato alla città.

Crisi di identità, ricerca di acronimi e di loghi il più possibile vicini al ricordo di quello che non c’è più. Il superamento dell’ “ abbandono” di freudiana memoria è ancora problematico e lo ha reso ancora più problematico il campionato 2006/2007 caratterizzato da un andamento altalenante che non ha portato gli uomini di Longo e Domenicali neanche alla disputa dei playoff. 

 

Certo è che, a seguito della fase lodista, sarebbe stata più edificante una subitanea rinascita in termini di risultati sul campo e di pianificazione societaria. Così non è stato per le innumerevoli concause ed errori di natura organizzativa e finanziaria. Non ci dilunghiamo in analisi che abbiamo già ampiamente affrontato, né il nostro compito sarà quello di auto-legittimarci come giudici o censori, perché sarebbe troppo facile. Un anno di vita è già trascorso per il nuovo soggetto F.C. Catanzaro e la Dirigenza si è affrettata a cancellare con un colpo di spugna l’anno di noviziato per  “ingaggiare” professionisti dalla spiccata fede giallorossa, già peraltro legati da esperienza lavorativa alle dipendenze della vecchia Uesse.

 

Si sprecano i consensi e i dissensi alla soluzione adottata dal massimo esponente del Sodalizio giallorosso. Ma una sola cosa è certa: la motivazione a far bene non dovrebbe mancare al nuovo organigramma dell’F.C. Catanzaro. Gli strascici dei “veleni” che residuano da situazioni pregresse, arriveranno a conclusione solo (forse) dopo che il Catanzaro conquisterà i risultati positivi che tutti si augurano. L’unica medicina è questa. Il pettegolezzo fine a se stesso, le voci squallide “di corridoio”, le verità presunte, insomma tutto, come al solito… sarà solo il tempo e gli eventi a svelarci gli arcani. Quello che più importa oggi è la buona fede e la voglia di far bene per riportare in alto il nome Catanzaro.

 

Il DS Logiudice, insieme al DG Improta e al nuovo tecnico Fausto Silipo, si tengono in continuo contatto durante questa fase cruciale del mercato giallorosso. Chi scrive, volutamente ha evitato di intervistare sull’argomento gli addetti ai lavori onde evitare fraintendimenti o difficoltà strategiche ai destinatari dell’intervista. Quest’ultima sarà effettuata solo a mercato ultimato, onde poter stilare un bilancio definitivo sul rinnovamento della rosa a disposizione del tecnico.

Già tutti hanno assistito alle prime conferme e ai primi “tradimenti” (anche se questo è un termine pesante), ma la prima qualità richiesta ai nuovi giallorossi da parte di Mister Silipo, sarà l’orgoglio nel vestire la casacca giallorossa e la voglia di dare tutto.

Il nostro giudizio dunque solo a mercato ultimato. Un mercato che in quarta serie trova sempre le “solite” difficoltà, che possono essere superate solo a fronte di forti sacrifici economici che non sempre portano ai risultati sperati (vedi Benevento edizione 2006/2007).

 

Si dice un gran bene di Frisenda e Sarli. Il nuovo duo d’attacco è molto bene assortito e voglioso di impressionare positivamente un pubblico esigente come quello giallorosso. A detta di chi lo conosce bene, lo stesso Ciano (provenienza Pro Vasto) è un atleta generosissimo che bene si adatta a qualsivoglia ruolo. Cavola provenienza Padova  e Marzeglia potrebbero costituire gradite sorprese. Pensare positivo e riappropriarsi dell’entusiasmo di cui è stato malamente derubato il tifoso giallorosso, sarà importantissimo, soprattutto per consentire agli addetti ai lavori di operare serenamente nell’interesse di tutto l’ambiente.

 

Perché tanti “ritorni”? Non crediamo che il fine sia solo quello di speculare sui sentimenti dei supporters, ma perché la società ha fretta di costruire su basi solide e uomini di fiducia. E’ il caso del ritorno di Ferrigno che dopo l’ennesima promozione in B conquistata con mezzo Catanzaro 2003/2004, guidato dall’ex Braglia (caro Dott. Parente non era una casualità quella promozione in B…) scrive una pagina a mio avviso bellissima nella storia calcistica di Catanzaro.

Al giocatore partenopeo non mancavano di certo le proposte dalla B, eppure, ha scelto la C2 e quel Catanzaro con il quale in appena un biennio aveva preso l’ascensore dalla C2 alla B! Altri… con tutte le giustificazioni del mondo, hanno scelto new entry in C1 o budget maggiori in C2. Ferrigno, a tutti gli effetti, merita l’appellativo di “sindaco” oggi più di ieri. Poi di critiche è pieno il mondo. Si può sparlare e dire male di chiunque della serie, come diceva  qualcuno…di tutti disse mal fuorché di Cristo, scusandosi col dir: “non lo conosco!”.

Tra i ritorni e le conferme di stima e fiducia nel tecnico Silipo, dovrebbe esserci quella di Benincasa. Chi scrive, ricorda il gol del bravo allora giovanissimo centrocampista siglato ai danni del Messina (campionato di C2 – un missile direzione curva Massimo Capraro). All’epoca in panchina un altro suo grande estimatore Fortunato Torrisi. Ricordo l’infortunio e le lacrime della madre (sempre vicina al figlio) e i suoi occhi pieni di speranza che il tutto si potesse risolvere al meglio. Storie normali, condite di quel romanticismo che, in un calcio oramai votato ad altre cose, non guasta mai.

 

Catanzaro si risveglia ad un anno dal tracollo, ma non è l’unica piazza ad aver sopportato l’onta del fallimento. La Torino calcistica ha patito umiliazioni ben più gravi, prima con il fallimento del grande Toro e poi con lo scandalo (molto più pesante di un fallimento) della “Vecchia Signora” relegata e schiaffeggiata dai tribunali e “ridotta” alla serie B! Città come Napoli hanno dovuto ricominciare dalla C1 (disputando dopo il Lodo Petrucci per due anni la terza serie). Non mi risulta che in queste città (per non parlare della Florentia Viola…fallimento+ scandali vari) le rispettive tifoserie si siano suicidate o auto-flagellate. Si sono sbrigate a voltare pagina. E’ quello che dovrebbe fare Catanzaro: voltare pagina senza scordare mai per non ricommettere gli stessi errori/orrori.

 

Il Capoluogo di Regione ultimamente è stracolmo di “magistrati”, pronti a condannare chiunque o ad assolvere chi assolto non potrà mai essere.

Gli stessi appena un anno addietro, erano sforniti di … lingua/penna/tastiera e restavano impassibili e inermi mentre si stava compiendo lo scempio. Avevano lasciato a “piede libero” chi libero non potrà mai essere soprattutto nella propria coscienza per avere malamente distrutto non solo una Società, ma cosa ancor più grave, l’animo di un Popolo alla disperata ricerca di riappropriarsi di un’identità che né loghi già registrati, né aste di ogni genere potranno mai negare.

 

Ad un anno di distanza e con la “F”ede di sempre da queste colonne, si auspica un minimo di ottimismo per ritornare a volare in alto insieme. Poi, come al solito, il tempo sarà galantuomo.

 

Giuseppe Mangialavori

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Giuseppe Mangialavori

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