Approvato il Def. Sì agli 80 euro in busta paga, ma crescita a rilento

«Misure di giustizia sociale per restituire fiducia agli italiani: per la prima volta si restituisce qualcosa a chi ha avuto meno in questi anni». È questo il passaggio più importante (e più elettorale) della conferenza stampa di Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan al termine del Consiglio dei Ministri che, nel pomeriggio, ha approvato il DEF, il documento di programmazione economica e finanziaria che arriverà in Parlamento il 17 aprile. Le linee guida della politica economica del nuovo Governo vengono illustrate dal ministro dell’Economia, indicato da Renzi come il regista del rigore sulle stime “prudenti e aderenti alla realtà” contenute nel documento.

Rivista al ribasso, infatti, la previsione sulla crescita economica. La stima sul nostro prodotto interno lordo scende dall’1,1% allo 0,8%, mentre resta ferma quella sul rapporto deficit/pil al 2,6%. In sostanza, il Governo non utilizzerà quei pochi decimali disponibili fino al limite del 3%, che avrebbero innervosito l’Europa.

Ma l’attesa era tutta rivolta al taglio del cuneo fiscale, da cui arriveranno gli 80 euro in più in busta paga per 10 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 25mila euro lorde. Taglio confermato e coperture illustrate a grandi linee da Renzi e Padoan, mentre i dettagli sono rinviati al decreto che illustrerà le coperture e che sarà varato il 18 aprile. 

Coperture stimate dal Governo in 6,7 miliardi per il 2014 (10 miliardi a regime) e che arriveranno dalla spending review (4,5 miliardi), da Iva e banche (2,2 miliardi). Il premier ha chiarito la riduzione delle spese saranno leggermente inferiori alle sforbiciate proposte da Cottarelli e stimate intorno ai 6 miliardi per il 2014. Le coperture residue arriveranno da un maggiore gettito dell’Iva e dall’aumento della rivalutazione delle quote Bankitalia. Un’imposta sulle plusvalenze che vedrà le banche sulle barricate, come anticipato da una dura dichiarazione del direttore generale dell’Abi Sabatini che l’ha definita “inaspettata, illogica e ingiusta“. 

Confermato anche il tetto agli stipendi dei manager pubblici che, secondo Renzi, “in alcuni casi in questi anni hanno preso troppo“. Il limite sarà l’allineamento all’indennità del Presidente del Repubblica (238mila euro), con una percentuale dello stipendio che sarà legato alla produttività. Il tetto non varrà per le società quotate. Il risparmio porterà nelle casse dello stato circa 350-400 milioni. Si va avanti anche sulle privatizzazioni che garantiranno circa 12 miliardi nel 2014, una quota più o meno simile a quella che entrerà nei prossimi tre anni e che servirà a invertire il trend negativo del debito pubblico, attualmente in crescita.

Fonte:http://www.chitroppochiniente.it/

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Redazione

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