Brogli elettorali: attendendo il Tar del 19 luglio, la riflessione di Giglio (Sel)

Giorno 19 luglio sarà, per Catanzaro, una data storica. Catanzaro siavvia, in un surreale silenzio generale in merito, all’udienza al TAR sui presunti brogli elettorali. Diverse le ragioni che impongono una riflessione. Catanzaro ha vissuto, dopo il voto, settimane tra le più cupe della sua storia, con gravi denunce, tensioni evidenti, scambi di accuse tra le parti politiche, e la sensazione terribile di perdere l’ossigeno della legalità e della democrazia. Ma ha riscoperto, anche, una coscienza civica collettiva, la capacità di indignarsi e di chiedere spiegazioni, l’orgoglio di non piegarsi di fronte alle ingiustizie più o meno palesi. Ha riscoperto il significato della parola “speranza”.Noi non sappiamo se ci furono brogli, quello che sappiamo, ed è certificato dalla Commissione elettorale, è che ci furono irregolarità. Sappiamo che le sezioni dove ci furono irregolarità furono ben 37.Noi non abbiamo accusato il centrodestra di essere responsabile delle irregolarità. Sappiamo che ci sono indagini di altro tenore, che vanno al di là di “semplici” irregolarità amministrative, ed è giusto che facciano il loro corso. Ma ci saremmo aspettati di trovare al nostro fianco anche loro, il centrodestra, in questa battaglia di legalità e democrazia. Le forze politiche, tutte insieme, da una parte, compatte in difesa dei principi elementari della vita democratica. Non è stato così, anzi, chi ha denunciato presunti brogli è stato accusato di rovinare l’immagine della città. Qualcuno ha detto, più o meno esplicitamente, “tanto le cose sono sempre andate così”, per cui il polverone sollevato non era che un inutile e fastidioso brusio.Ne prendiamo atto. Abbiamo sempre pensato che l’immagine della città la rovinassero il voto non libero, la puzza di corruzione e di clientele, la lottizzazione del potere, la sopraffazioni sulle classi deboli, l’abbandono della cultura, il futuro di una comunità deciso sempre a tavolino dai soliti noti. Abbiamo sempre pensato che un modo malato diragionare e di agire dovesse essere motivo di vergogna, non di mantenimento di un viziato indecoroso stato di cose. E continueremo a pensarlo, e a lottare per risvegliare una coscienza civica che possacambiare le cose. «La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile», disse un nostro grande conterraneo. Facciamo nostro questo pensiero, offrendolo ancora una volta alla città perché possa riflettere su se stessa. Perché, a prescindere dai giudizi dei tribunali, questa città così ricca, e così povera, di cripte e di ossimori possa battere la disperazione, possa riscattare tante sue pagine tristi e dolorose.

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Redazione

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