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Cagni contro i falsi profeti. Ovvero: chi vuole bene al Catanzaro?

L’editoriale di Francesco Ceniti

La migliore cosa, dopo Vicenza, sarebbe affidarci a Catalano. Il filosofo di “Quelli della notte” sentenzierebbe in questo modo: “Meglio perdere una volta 5-0 che cinque 1-0”. Purtroppo il Catanzaro in questo campionato ha già perso di misura in quattro circostanze e quindi il cerchio è chiuso. Meglio, dunque, affondare il bisturi e sgomberare il campo dagli equivoci (molti) che stanno attanagliando la nostra tifoseria. Chiarimento numero uno: negli ultimi due anni siamo stati abituati a vedere la squadra giallorossa frequentare le zone nobili della classifica e lottare per l’obiettivo più alto (la promozione). Qualcuno, forse, sperava che il tutto si potesse ripetere anche in questa stagione, ma si trattava di un’illusione. Intanto non è pensabile sperare di “uccidere” la serie B con gli stessi calciatori chiamati per vincere in quarta serie: il gruppo storico dell’anno scorso (cui andrà per sempre il nostro sentito grazie), infatti, era stato disegnato per disputare la C2. Ci sarà un motivo se i signori in questione avevano accettato di giocare in questa categoria? Insomma, non sono dei fenomeni ed era normale che faticassero in cadetteria.
Stessa cosa vale per l’allenatore. Altrimenti non ci sarebbe differenza, per fare un esempio lontano da noi, tra Patania, che aveva stupito tutti per il bellissimo gioco espresso a Martina, e Mutti. Per informazioni chiedete a Messina come sono andate le cose. Ma ritorniamo a guardare in casa nostra. L’obiettivo di questa stagione è uno solo: arrivare sest’ultimi. Chi vuole altro vive nel mondo dei sogni. Ora per raggiungere questo minimo traguardo bisognava fare poche cose, ma nei tempi giusti. Scegliere, ad esempio, un tecnico e con lui costruire il progetto per il campionato. Il Catanzaro, invece, ha prima confermato Braglia annunciando il via libera alla linea verde (mancavano i soldi?) per poi cambiare strada fin da giugno quando è stato contattato Edy Reja (che ha declinato l’invito). Il timone non è stato cambiato, ma oramai il dado era tratto. Così si è deciso di fare una campagna acquisti senza consultare l’allenatore in carica (Braglia) che per tutta risposta ha reagito a suo modo (mandando in frantumi lo spogliatoio).
Comunque, presi Carbone e Cammarata e confermando Corona si erano poste lo stesso le basi per un campionato buono. Come avevamo scritto a inizio luglio, l’importante era completare la rosa prima del ritiro. In particolare modo si dovevano scegliere al più presto i difensori titolari poiché era stato deciso di cambiare i vari Zappella e Milone. La società, invece, ha iniziato a perdere lucidità. Prima si è privata del direttore sportivo, poi ha differito gli acquisti aspettando Godot-Vargas. Risultato: a fine luglio (con l’esplosione del capitolo scommesse) regnava la confusione. E gli acquisti fatti ne sono la prova lampante. Spendendo molti soldi, infatti, sono stati portati a Catanzaro giocatori in condizioni fisiche disastrate (vedi Bonomi), mezzi rotti (Campolo) o da evitare (Monaco è fuori rosa per motivi seri e non certo per antipatie personali), ma la cosa peggiore è che la rosa è piena di doppioni (Leon, Morello, Arcadio, Vicari) in alcuni ruoli, mentre in altri è sguarnita (difesa, centrocampo e attaccante di scorta). Le ultime ore del mercato sono state fantozziane: nessun acquisto utile e in più l’arrivo di Leon, giocatore con la valigia in mano per via della Nazionale e per di più chiuso da Carbone.
Tutti questi errori hanno zavorrato la squadra: la gestione Braglia non aveva sbocco per i motivi ricordati sopra, l’arrivo di Cagni ha messo a nudo le lacune della società. Il nuovo tecnico ha dovuto reintegrare in squadra tre fuori rosa (che non fanno certo la differenza in B) e ha dovuto fare di necessità virtù (per via di infortuni e squalifiche) schierando titolari giocatori che in estate non erano minimamente considerati (Arcadio e Vanacore, che si sono pure comportati benino).
In ogni caso il tecnico bresciano ha dato alla squadra un’impronta tattica e nonostante i limiti strutturali sono arrivati 7 punti in 4 gare. Poi è accaduto quello che in ogni campionato prima poi capita: squalifiche e infortuni hanno falcidiato il Catanzaro. Il fragile equilibrio è saltato. Anzi, è stato spazzato via dall’assenza di Carbone che di questa squadra non è il valore aggiunto, ma l’autentica stella polare. Senza il capitano (ma anche senza Campolo, Ascoli e a turno Grava e Dal Canto) il Catanzaro è poca cosa (tre gare un solo punto, 7 gol presi 1 solo segnato) con buona pace della società che fino il mese scorso era convinta (in buona fede) d’aver costruito un gruppo vincente. Ognuno però ha il suo mestiere: quindi i nostri dirigenti dovrebbero “accontentarsi” di fare i dirigenti dando lustro alla società giallorossa nelle sedi opportune (Lega e Figc), mentre il lavoro sporco (costruire la squadra) spetta ad altri (allenatore e direttore sportivo). Questo è il quadro con cui dobbiamo confrontarci. E’ inutile, quindi, contestare la squadra (più di tanto non può fare) e l’allenatore (mentre lui sfidava Juve, Inter e Milan a Catanzaro si esibivano i vari Zampollini, Galluzzo, Esposito, Bitetto, Dal Fiume, Morgia, Dellisanti, Pasquino…), ma piuttosto bisogna seguire l’esempio degli ultrà che incitano la squadra anche sul 5-0.
La serie B va difesa a denti stretti. Per questo, cara società, ci aspettiamo da voi un passo indietro nel prossimo mercato di riparazione. La buonafede è indubbia: i molti soldi spesi (male) e l’acquisto di Carbone (da decenni un giocatore della sua classe non vestiva il giallorosso) dimostrano la vostra voglia di portare in alto il Catanzaro. Ma per farlo è necessario che tutti stiano al loro posto. Stessa cosa vale per i soloni che sparano nel mucchio solo per tornaconto personale: affossare un tecnico e la squadra per salvaguardare il proprio orticello è davvero poco professionale. Il guaio è che queste parole in libertà trovano sponda in molte persone innamorate del Catanzaro, ma proprio per questo poco lucide nell’analisi. Attenti a non farvi strumentalizzare perché in questo gioco al massacro chi ci perde è il Catanzaro. Contestare Princi perché è di Reggio ci sembra una stupidaggine colossale (dove sono i grandi imprenditori catanzaresi? Senza i nuovi soci la nostra serie B durerebbe come la vita di una farfalla), ricordargli che per acquistare i giocatori è meglio farsi consigliare da qualcuno del mestiere, è una critica costruttiva. Le prossime due gare casalinghe sono uno snodo importantissimo: in fondo il centro classifica dista solo tre punti. Domenica ci piacerebbe vedere un Ceravolo pieno come ai bei tempi, pronto a incitare per 90’ gli uomini in giallorosso e non un covo di gufi pronti a gioire per un eventuale passo falso.

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Redazione

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