Intervistiamo

Corruzione con finalità mafiose, arrestato magistrato calabrese

Scritto da Redazione
In manette Giancarlo Giusti, del Tribunale di Palmi. L’articolo della redazione on line del Corriere della Sera

Giancarlo Giusti, gip presso il tribunale della cittadina calabrese di Palmi e poi sospeso dal Csm, è stato arrestato per corruzione aggravata dalla finalità mafiosa nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano sul clan dell’ndrangheta dei Lampada. Secondo l’accusa, il magistrato avrebbe ricevuto dal clan almeno 71 mila euro. Il suo nome era già comparso nell’ambito delle indagini perchè gli sarebbero stati pagati viaggi ed escort in hotel di lusso a Milano.

L’INCHIESTA – Il gip Giuseppe Gennari, su richiesta dei pm Ilda Boccassini e Paolo Storari, contesta al magistrato viaggi e soggiorni pagatigli dal clan di ‘ndrangheta Lampada (vicenda questa già emersa mesi fa quando la toga era stata indagata), ma anche l’assegnazione di incarichi professionali a custodi e amministratori giudiziari quando Giusti era giudice delle esecuzioni. Quattro mesi fa, nella stessa inchiesta sui Lampada il pool antimafia milanese aveva fatto arrestare anche il presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Reggio Calabria. 

CORRUZIONE  L’ex gip di Palmi – sospeso dalle funzioni con delibera della sezione disciplinare del Csm, lo scorso 16 dicembre – da tempo perquisito e indagato nell’ambito dell’inchiesta milanese sulla ‘ndrangheta, sarebbe stato corrotto con una serie di viaggi e soggiorni a Milano pagati dall’associazione con l’utilizzo di una ventina di escort diverse. Secondo l’ipotesi accusatoria, Giusti avrebbe inoltre ricevuto dal clan almeno 71mila euro.

GLI ARRESTI In merito all’ipotesi di reato contestata, il procuratore della Repubblica Edmondo Bruti Liberati chiarisce in una nota che Giusti è accusato di corruzione «fino al giugno 2010» in concorso con il presunto boss della ’ndrangheta calabrese Giulio Lampada e «con persone non identificate», perché per «compiere e per aver compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio, in palese violazione dei principi di imparzialità, probità e indipendenza tipici della funzione giudiziaria, si metteva a disposizione di Giulio Lampada». Tale «mercimonio della funzione», si legge nell’imputazione, «veniva posto in essere dal magistrato al fine di ricevere e dopo aver ricevuto le utilità economiche da Giulio Lampada e da soggetti a quest’ultimo collegati, tra cui Mario Giglio e Minasi Vincenzo per un valore complessivo di almeno 71mila euro». Il tutto con «l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di favorire l’associazione di tipo mafioso». Il 30 novembre, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Alessandra Dolci, era stato arrestato un altro magistrato, poi sospeso dal Csm, il presidente delle misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Vincenzo Giuseppe Giglio. In carcere erano finite anche altre 8 persone: il cugino di Giglio, il medico Vincenzo Giglio, il consigliere regionale della Calabria Francesco Morelli (Pdl), l’avvocato Vincenzo Minasi, il maresciallo della Guardia di Finanza Luigi Mongelli e un ’fedelissimo’, Raffaele Fermino. E poi anche Giulio Lampada, il regista di tutte le operazioni” e il fratello Francesco, gestori di bar e locali e veri e propri imprenditori nel settore dei giochi di azzardo, la moglie di quest’ultimo, Maria Valle (ai domiciliari) e suo fratello Leonardo.

L’ALBERGO Per tutti il processo con rito immediato comincerà nelle prossime settimane. Il 27 gennaio scorso, inoltre, sono stati arrestati anche tre finanzieri e il direttore dell’hotel Brun, accusato di favoreggiamento personale. In quell’albergo, secondo l’accusa, Giusti avrebbe soggiornato pagato dalla cosca e incontrato escort.

Redazione Corriere.it
(ha collaborato Luigi Ferrarella)

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