CRONACA – Rumena scappa dopo aver malmenato neonato nel passeggino

Ieri mattina, due poliziotte della Divisione Anticrimine della Questura, mentre stavano percorrendo questo Corso Mazzini, di ritorno dal Tribunale per motivi di servizio, giunte nelle vicinanze della Chiesa di San Giovanni, hanno sentito il pianto disperato di un neonato.

La loro attenzione si è, quindi, focalizzata su una giovane donna di etnia rom che in quel momento, proprio davanti ai loro occhi, stava colpendo violentemente un bambino di pochi mesi di vita, seduto nel passeggino accanto a lei.

Le poliziotte, in abiti civili, esibendo i loro tesserini, sono immediatamente intervenute per fermarla ma, nel frangente, sono accorse in suo aiuto altre due donne rumene, di cui una di loro incinta, le quali hanno di fatto permesso alla stessa di dileguarsi con il piccolo in una stradina del centro storico.

Tocca precisare che, nonostante le poliziotte stessero regolarmente agendo per il meglio nei confronti del minore, ad ostacolarle è intervenuto anche un cittadino italiano del luogo, dall’apparente età di 60 anni, il quale, senza alcun motivo plausibile, si è prima frapposto nel mezzo, agevolando la fuga della giovane, per poi approfittare dell’avvicinarsi di altra gente, richiamata dalle urla, per allontanarsi anche lui, facendo perdere così le proprie tracce.

Le due donne rumene, la 26enne BAICU Elena e la 45enne BAICU Isabel, entrambe residenti nel lametino, sono state tratte in arresto per il reato di resistenza a Pubblico Ufficiale.

La più giovane, in stato di gravidanza, è stata sottoposta su disposizione del P.M. di turno, al regime degli arresti domiciliari a Lamezia Terme, mentre l’altra è stata trattenuta nella camera di sicurezza della Questura, in attesa dell’udienza che si svolgerà in Tribunale questa mattina con il rito della direttissima.

Al momento sono in corso attive indagini in tutta la provincia, volte alla ricerca ed all’identificazione della nomade scomparsa e del neonato che potrebbe anche non essere il figlio naturale della donna, ma un piccolo appartenente alla sua stessa comunità, “prestato” dai genitori per essere utilizzato nell’accattonaggio.

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

Scrivi un commento