Intervistiamo

Diabete ed Atto aziendale ASP Catanzaro 2012

Scritto da Redazione

L’associazione Diabete Due Mari esprime viva preoccupazione per la fruibilità e la qualità dell’assistenza.


L’Associazione Diabete “Due Mari”, che ha punto di riferimento clinico nel Centro di Diabetologia dell’Ospedale Pugliese di Catanzaro, dove finora ha trovato risposte più che soddisfacenti nel sostegno ai soggetti diabetici, rileva che l’ASP di Catanzaro con l’ultimo Atto aziendale presentato ufficialmente a Lamezia Terme il 25 luglio scorso, al fine di rispondere ai criteri del Piano di rientro sollecitati dal tavolo Massicci e anche dal Commissario straordinario  Scopelliti, ha pensato di vanificare quanto di positivo è stato creato negli anni nella nostra provincia, che tra l’altro aveva il merito di anticipare quanto presente negli ultimi intendimenti del Governo: potenziare il territorio avvicinando la sanità al cittadino riservando all’ospedale solo i casi di effettiva urgenza. La proposta dell’ Atto aziendale viene emanata rispondendo alle esigenze del piano di rientro dal debito sanitario e non già a un piano sanitario attento alle condizioni socioeconomiche del nostro territorio. il cambiamento dell’offerta sanitaria avrebbe dovuto tenere ferma l’esigenza di assicurare il diritto alla salute pur nel quadro delle necessarie azioni di riorganizzazione, razionalizzazione e riordino dei servizi socio-sanitari, tese al contenimento della spesa e al rientro dal debito.

Con evidente disattenzione, trascurando l’esigenza di assicurare il diritto alla salute, il sistema decentrato di sostegno ai diabetici del territorio provinciale viene  cancellato costringendo tanti residenti in centri lontani dal capoluogo a un triste calvario ogni qual volta si renderà necessario sottoporsi a controlli anche di routine. Per esempio è previsto che la struttura ospedaliera di Lamezia Terme diventi una struttura aggregata a Medicina, mentre la Struttura complessa  territoriale (ex AS 7) con sede a Soverato  che fa capo a 14 ambulatori suddivisi in 3 distretti dovrebbe ricondursi a Chiaravalle in una funzione detta “Centro di Diabetologia”. Si tratta della stessa U.O. Complessa di Diabetologia e Dietologia territoriale – la più grande per estensione in Italia a direzione unica – che già nel 2001 veniva citata come modello dalla prestigiosa rivista scientifica “Il Giornale italiano di Diabetologia e Metabolismo”.

La proposta dell’Atto aziendale – lo strumento di autogoverno dell’Azienda sanitaria – aumenta, dunque, in maniera esponenziale le preoccupazioni sull’impoverimento dei servizi socio-sanitari di Catanzaro in favore dei diabetici. Interventi che, se non equilibratamente misurati, non faranno altro che invalidare quella rete che è stata in questi anni un punto di riferimento per i diabetici del comprensorio.

Tra l’altro si spera che il prossimo passo non sia comunque il ridimensionamento della struttura diabetologica ospedaliera di Catanzaro  già penalizzata negli ultimi anni e sulla quale gravitano a oggi circa 7000 utenti (!), con conseguente grave disagio per questi ultimi i quali incomprensibilmente vengono da sempre considerati malati di serie B.

E’ risaputo come il diabete sia una malattia subdola che deve essere costantemente seguita e dai medici e dai pazienti stessi che facilmente possono – se ci si trascura- inficiare gravemente i valori glicemici portando  alle gravi complicanze per la cura delle quali le spese sono considerevolmente superiori alla prevenzione. Si rischia quindi di diminuire l’attenzione verso lo standard per poi spendere molto di più nella cura delle complicanze.

E’ opportuno notare che diabete mellito, patologie cardiovascolari e patologie oncologiche sono i cardini del Piano nazionale di prevenzione voluto dall’Accordo Stato Regioni del 22 marzo del 2005 ed espletatosi negli anni nel Progetto IGEA che vedeva per disposizione regionale nella diabetologia territoriale dell’Asp di Catanzaro la struttura pilota in quanto rispondeva ai criteri del Disease Management.

In base al presente Atto aziendale la cardiologia e l’oncologia sono giustamente potenziate (proprio per il Piano Nazionale di Prevenzione); il terzo braccio, la diabetologia, non solo non è potenziata ma viene mortificata.

In più interviste il Ministro Balduzzi, parlando della razionalizzazione delle strutture , ha posto come metro i volumi di attività. Nella nostra provincia vengono assistiti dalle strutture Asp circa 15.000 pazienti all’anno per un totale di circa 40.000 prestazioni annue.

Come mai in questo caso specifico questo metro non è stato applicato?

C’è da dire, inoltre, che la diabetologia è una delle poche specialità per le quali si è quasi riuscito ad azzerare l’emigrazione sanitaria verso altre regioni grazie al continuo processo di fidelizzazione degli operatori che con l’ Atto aziendale potrebbe essere vanificato riportando l’assistenza diabetologica indietro di oltre 20 anni.

L’Associazione non intende soffiare sul fuoco di una inutile protesta. Per questa ragione la nostra proposta è di sospendere alcune decisioni e di aprire un tavolo di confronto che possa, con trasparenza ed equilibrio, contribuire al progetto di risanamento del servizio sanitario provinciale senza scaricare prevalentemente i costi sui cittadini di ogni età portatori di una patologia subdola e pericolosa.

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Redazione

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