Società

E’ finita l’epoca Mancuso

Tre anni di presidenza tra illusioni e dolore.
Nella memoria scolpito quel maledetto 17 giugno

da IL DOMANI

Tre anni di presidenza
La storia di Mancuso tra illusioni e dolore
Nella memoria scolpito quel maledetto 17 giugno

Ora si può davvero dire che l’epoca Mancuso è finita. Tre anni
e cinque mesi alla guida del Catanzaro. Per Giovanni Mancuso l’avventura alla
guida del Catanzaro è iniziata in un caldo giorno di luglio del 1999,
quando ha rilevato il pacchetto di maggioranza della società giallorossa,
salvandola dallo spettro del fallimento. L’estate del 1999 i tifosi delle Aquile
non la dimenticheranno facilmente. Sul finire del campionato la messa in mora
da parte dei giocatori, l’eliminazione nelle semifinali dei play-off ad opera
del Benevento targato Dellisanti e l’amministrazione giudiziaria. Poi, l’avvento,
a furor di popolo, dei Mancuso alla guida del sodalizio giallorosso. Direttore
sportivo fu confermato Lello Gervasi. In panchina arrivò Esposito. La
squadra, per ovvie ragioni, venne costruita a calciomercato già concluso
ma, nonostante tutto, non iniziò male il torneo. Dopo il tre a zero casalingo
con L’Aquila, Esposito si dimise. Alla guida del Catanzaro fu chiamato l’ex
giocatore del Torino, Fortunato Torrisi. Dopo un avvio incoraggiante (4-0 alla
Cavese) le cose non andarono per il meglio, nonostante una campagna acquisti
di “grido” al calciomercato di gennaio. Con la squadra in piena zona
play-out alla guida tecnica fu chiamato l’allenatore della formazione “berretti”,
Galluzzo, che grazie alla reti di Pino Tortora e ad un certo Kamarà che
si affacciava già in prima squadra conquistò una tranquilla salvezza.
Neanche l’estate del 2000 fu molto tranquilla, con la volontà di Mancuso
di lasciare. L’allarme, alla fine, rientrò. Il neo direttore sportivo
Enzo Cavallaro, a metà luglio, poté, quindi, iniziare a costruire
la squadra. In panchina venne chiamato l’ex terzino di Catanzaro, Reggina e
Cesena, Agatino Cuttone. La stagione 2001/02 fu, indubbiamente, la migliore
dei dodici anni di C2. Con una formazione partita a fari spentie senza grossi
proclami, la C1, come tutti ricorderanno, fu mancata per soli quattro minuti.
Era il 17 giugno, giorno della finale play-off Catanzaro-Sora (risultato hinale
1-3). Una data che i tifosi difficilmente dimenticheranno. Svanita la promozione
di un soffio, il presidente Mancuso decise di restare alla guida delle Aquile
anche grazie all’appoggio di nuovi soci (il gruppo Parente e Minimo Cavallaro).
Confermato Enzo Cavallaro (a furor di popolo), si allestì una compagine
in grado di puntare senza problemi al primo posto. Il direttore sportivo decise
di smantellare la squadra che nell’anno precedente aveva fatto tanto bene, per
costruirne, comunque, una che, per tutto il girone di andata, guidò la
classifica. Un inizio di girone di ritorno in chiaroscuro costò la panchina
a Leo Bitetto. Il nuovo allenatore, Massimo Morgia, non riuscì a invertire
la rotta. Risultato: una media da retrocessione, sesto posto in campionato e
play-off svaniti. I mesi che seguirono furono contrassegnati da una grande empasse
a livello societario e tecnico. A giugno andò via il ds Cavallaro. Intorno
a metà luglio, allorché non si concretizzò il passaggio
di proprietà ad un gruppo di imprenditori in un primo momento intenzionati
a rilavare l’Us Catanzaro, il presidente Mancuso decise di continuare. Squadra
affidata al tecnico Dellisanti, ritiro nella vicina Chiaravalle Centrale ed
organico (per buona parte lo stesso della precedente stagione ad eccezione dei
due brasiliani Toledo e Machado) rinforzato dagli arrivi di Ambrosino, Ferrigno,
Alfieri, Bertuccelli e Ingenito. Solo dopo metà agosto (con completamento
della rosa) il Catanzaro edizione 2002/03 prese forma. Ma dopo una prima gara
con la Palmese straordinaria, i problemi di un organico incompleto consigliarono
alla tifoseria la contestazione che di fatto costrinse Mancuso a dimettersi
alla fine di novembre.

Autore

God

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