Intervistiamo

Elezioni amministrative 2012:comunicati politici

 

UDC:continua senza sosta e senza pudore il fenomeno tutto italiano dei cambi di casacca.

Anche in questa campagna elettorale ha fatto capolino l’opportunismo di alcuni candidati che, senza timore per il ridicolo, sono passati disinvoltamente da una lista all’altra, magari dello schieramento opposto, nel giro pochi mesi. Segno che l’arte del riciclo è sempre attuale: l’importante è rimanere abbarbicati alla poltrona. E poco importa se il fenomeno del trasformismo pesa come una zavorra su ogni spinta di crescita e rinnovamento della società: la vecchia politica, come un camaleonte, è riuscita a cambiare colore e bandiera a seconda della convenienza e ad avvelenare il clima di questa campagna elettorale che ha trovato nell’area di centro e nella candidatura a sindaco di Pino Celi una boccata di aria fresca e di rinnovamento.

E c’è anche un’altra questione, questa volta di opportunità, che pesa sul voto del 6 e 7 maggio prossimi: la candidatura di persone che sono finite sotto i riflettori della magistratura. Alcune scelte sono quantomeno discutibili, altre sicuramente inopportune, soprattutto mentre la politica tutta è chiamata ad uno sforzo di moralizzazione della sua classe dirigente. A questo proposito è oggi auspicabile che le istituzioni competenti decidano di togliere gli omissis davanti ai nomi di coloro che hanno tenuto la città in scacco per lunghi anni così da evitare la reiterazione di comportamenti dannosi per la comunità e alzare il velo sulla cappa che opprime anche questa campagna elettorale.

In questo scenario si inserisce l’esperimento nuovo dell’Area di centro: un’aggregazione moderata che alcuni hanno tentato in tutti i modi di “uccidere nella culla”, con modalità e mezzi leciti e illeciti. Ma che alla fine è riuscita ad attecchire e a prendere piede in città come dimostra il consenso e l’entusiasmo che aumenta giorno dopo giorno attorno alla coalizione ed alla figura del candidato a sindaco Pino Celi.

 


 

Comitati del Pdl risponde all’Udc sulla questione nomadi

Affermare che l’UDC di Catanzaro è contraria ai rom è come dire che il Conte Dracula è socio dell’Avis. Tutti sanno in città – tranne l’anonimo estensore di una recente nota contro Abramo, probabilmente un nuovo iscritto all’UdC che non conosce nulla della storia cittadina – che la punta massima degli ingressi di zingari in città, ai quali è stata anche assegnata una casa, è avvenuto nel periodo 1985-1990 quando a reggere l’assessorato ai servizi sociali e alla casa era Marisa Fagà oggi esponente di punta dell’UdC e grande sostenitrice di Celi . Se si chiede ai cittadini di Aranceto, Corvo, Pistoia, Fortuna a chi si deve il massiccio ingresso di nuclei rom a Catanzaro tutti rispondono senza esitazioni: Marisa Fagà.

Se esiste, dunque, una responsabilità politica per il fatto che Catanzaro è diventata la capitale dei nomadi in Calabria, non v’è dubbio che questa appartenga tutta intera al partito che annovera tra le sue file la Fagà. Che sicuramente sarà stata mossa, all’epoca, da sentimenti umanitari, e certamente non immaginava che in quella comunità rom si sarebbe sviluppato il seme malefico della criminalità, intrecciata con i traffici di droga.

Oggi i cittadini di Aranceto, Corvo, Pistoia e Fortuna sanno benissimo chi devono ringraziare per l’invasione di Catanzaro avvenuta alla fine degli anni Ottanta e che è facilmente documentabile.

I danni sociali ed economici di quella scelta sono incalcolabili, basti pensare quanto sono costati all’ex Iacp e poi all’Aterp i danneggiamenti degli appartamenti.

I nuclei rom accolti generosamente dall’esponente dell’UdC sono diventati nuovi padroni della città.

Viene solo da ridere che proprio il partito della Fagà chiede conto ad Abramo di una delibera, tra l’altro votata dai due assessori in quota CCD e CDU (oggi UDC), che era finalizzata all’eliminazione della baraccopoli di Lido dove ora sorge l’Arena Magna Graecia.

Se tanto mi da tanto, non è certo Abramo – che sui nuovi arrivi di nomadi a Catanzaro ha preso una coraggiosa e decisa posizione – a dover ritirare la sua candidatura, ma è l’UdC a dover ritirare la sua lista per i gravissimi danni che ha provocato a tutta la cittadinanza per le scelte incaute della sua esponente. 


Angela Napoli sulla visita di Angelino Alfano

Angela Napoli

“Nel mentre il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, richiama i Partiti con l’affermazione “Ripulitevi o vince il demagogo di turno”, buona parte del PDL Calabria continua a non scomporsi pur innanzi a vicende che non farebbero dormir “sonni tranquilli” nemmeno a coloro privi di “scheletri nell’armadio”. E così succede che arriva in Calabria l’on. Angelino Alfano, Segretario Nazionale del PDL, e difende il buon governo del Governatore della Regione ed autorizza, persino, il Sindaco di Reggio Calabria a dire che “ la commissione d’accesso è un fatto assurdo figlio di una campagna d’odio orchestrata da 4 cialtroni”. Ad Angelino Alfano, ex ministro della giustizia, tutto gli si può attribuire tranne quello di essere uno sprovveduto e di non conoscere, quindi, le reali situazioni dei territori che va a visitare. Ed allora trovo impossibile che Alfano, ribadisco ex ministro della giustizia, disconosca i contenuti delle inchieste giudiziarie “Meta” e “Il Crimine” ed i personaggi politici che all’interno delle stesse sono coinvolti. Così come trovo inimmaginabile che il Segretario Nazionale di un Partito possa disconoscere vicende giudiziarie che hanno coinvolto personaggi del Consiglio Regionale calabrese e del Consiglio e Giunta Comunale di Reggio Calabria.

Del tutto inammissibile lasciare poi offendere le massime Istituzioni dello Stato da un Sindaco che ritiene che una Commissione d’Accesso possa essere autorizzata solo perché “figlia di una campagna d’odio”. Probabilmente avranno occultato ad Alfano sia la relazione di 170 pagine predisposta dai dirigenti dei servizi ispettivi del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, inviati a Reggio Calabria dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, sia la relazione predisposta dai periti della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nominati per accertare la situazione dell’ente, anche alla luce del suicidio di Orsola Fallara, dirigente del settore finanze e tributi del Comune di Reggio Calabria, sia le vicende “Multiservizi”, ex “Italcitrus” e delle due cartelle di “Equitalia”, da 17 milioni di euro, giunte il 1° marzo 2012, per mancati pagamenti Irpef ai dipendenti. E che dire ad Alfano delle elezioni di Catanzaro, comune capoluogo di Regione, dove troviamo candidati, nelle liste che fanno capo proprio al Governatore calabrese, di persone che proseguono tranquillamente la campagna elettorale pur essendo state condannate per concussione, anche se con sentenza di primo grado. Altro che “modello Reggio”, altro che “modello di Governo”. Credo che sia opportuno che l’on. Angelino Alfano si faccia scoprire dai suoi tutte le carte, prima di affrontare la prossima visita in Calabria”.



 

Autore

Salvatore Ferragina

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