Intervistiamo

Elezioni e presunti brogli: presentati tre ricorsi al Tar

Centinaia di schede sparite, elettori che hanno espresso la loro preferenza due volte, validate come buone schede votate con il normografo, mancanza nei verbali del numero delle schede validate e di quelle non utilizzate. C’é tutto questo nei due esposti (di 29 e 74 pagine) presentati ieri al Tar per chiedere l’annullamento delle elezioni comunali del 6 e 7 maggio scorso a Catanzaro, uno per conto del candidato sindaco del centrosinistra Salvatore Scalzo ed uno per Il Pd, Sel e Giuseppe Pisano, candidato al Consiglio comunale per Sel. Nei ricorsi viene chiesto l’annullamento integrale delle elezioni o, in subordine, del risultato elettorale con ripetizione del voto nelle sezioni per le quali il risultato “risulta illegittimo”. Inoltre si chiede l’annullamento della proclamazione a sindaco del candidato del centrodestra Sergio Abramo, eletto al primo turno per una differenza di 130 voti sul 50%, e dei consiglieri comunali. I legali di Scalzo e dei partiti del centrosinistra parlano di “gravissime irregolarità e illegittimità che hanno inficiato e viziato l’intero procedimento nonché il conseguente risultato”. Irregolarità, aggiungono, che “hanno condizionato il risultato, determinando la violazione del diritto di voto con la conseguente compressione della libera espressione del voto” e che hanno “sottratto alle elezioni ed al risultato l’imprescindibile valore della sincerità e genuinità e della libertà del voto”. Al riguardo, nel ricorso viene ricordato che sin da subito dopo la chiusura delle urne sono emerse “gravi anomali, omissioni e ritardi nei seggi 84, 85 e 86”, tanto che la Commissione centrale elettorale, presieduta dal giudice Domenico Commodaro, “ha avocato a sé le operazioni di verifica delle operazioni svoltesi nei detti seggi elettorali” e che la stessa commissione ha “certificato”, nel proprio verbale, “le gravissime anomalie verificatesi”. Nel ricorso si ricorda che delle elezioni di Catanzaro si sta interessando anche la Commissione parlamentare antimafia e l’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica su presunti casi di “scheda ballerina”, che consisterebbe nel far uscire da un seggio una scheda vidimata ma non votata. Procedimento nel quale “risulta indagato un candidato nelle liste di Abramo, proclamato consigliere comunale, su una presunta compravendita di voti” che, secondo il decreto di sequestro delle schede elettorali disposto dal pm, allegato al ricorso al Tar, è accusato con altre due persone “perché in concorso tra loro effettuavano elargizioni di denaro finalizzate al conseguimento dei voti, alteravano mediante normografo le relative schede elettorali e perché, al fine di procacciarsi voti, offrivano la somma di 300 euro”. Tornando a quanto avvenuto nelle sezioni 84, 85 ed 86, nel ricorso si sottolinea che “l’avocazione non è dipesa dal mancato completamento, da parte dell’Ufficio Elettorale di Sezione, delle operazioni di spoglio e di scrutinio” e che l’Ufficio elettorale centrale non ha proceduto ad un riconteggio delle schede votate ma ha proceduto ad una mera verifica. Dal verbale dell’Ufficio elettorale centrale sulla sezione 85, viene sottolineato nei ricorsi al Tar, emerge “un numero di schede votate e scrutinate (886) superiore al numero dei votanti (884); un numero di voti di lista (823) inferiore al numero di voti validi di lista attribuiti ai candidati al Consiglio Comunale (828) ed anche al numero dei voti validi attribuiti ai candidati a sindaco (877)”. In più l’ufficio ha accertato che ‘tra le schede ne risultano 37, separatamente fascicolate, accompagnate da un foglietto sul quale l’ufficio di sezione ha segnalato trattarsi di schede ‘prima contestate, poi confermate’ con voto ‘al sindaco dato ma non dato alla lista in alcuni casi’, ne è possibile conoscere i motivi della non attribuzione del voto medesimo”, oltre al fatto che sono state rilevate tre schede prive della firma da parte di uno dei componenti del seggio, ma timbrate. Non solo. Nel ricorso si evidenzia, per come certificato dallo stesso Ufficio centrale che nel controllo formale delle liste elettorali della sezione 85 “é emerso che i votanti della sezione sono stati effettivamente 884, ma che alcuni di essi (19 maschi e 10 femmine) sono stati registrati due volte nel ‘registro delle tessere elettorali'”. Ma quello della sezione 85, scrivono gli avvocati nel ricorso al Tar, è solo il caso macroscopico. Tant’é che sono indicate analiticamente presunte irregolarità che si sarebbero verificate in 37 sezioni su 90. “Il dato più inquietante che emerge dall’analisi dei verbali delle operazioni degli uffici elettorali di sezione – si afferma nel ricorso – è che centinaia di schede elettorali, senza alcuna legittima motivazione, sono letteralmente scomparse nel nulla”.

 

 

Autore

Salvatore Ferragina

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