Fallimento Us Catanzaro: Poggi e Parente rinviati a giudizio

A processo anche Colao, Ierace, Cavallaro e Carvelli. L’accusa: truffa aggravata per il conseguimento di fondi pubblici e bancarotta fraudolenta patrimoniale

Le accuse di ieri sono quelle di oggi formalizzate dal sostituto procuratore della Repubblica, Alberto Cianfarini, al giudice per le udienze preliminari Maria Rosaria Di Girolamo che ha fissato per il 14 giugno l’udienza per il fallimento dell’Us Catanzaro, dichiarato dal Tribunale nel 2007. Sei le persone imputate. Si tratta dell’imprenditore Claudio Parente, attuale presidente della sesta commissione consiliare della Regione Calabria (difeso dagli avvocati Armando Veneto e Annalisa Pisano); dell’imprenditore Massimo Poggi (difeso dagli avvocati Antonella Canino e Astolfo Di Amato); dell’imprenditore Bernardo Colao (difeso dall’avvocato Salvatore Staiano); del commercialista Giuseppe Ierace (difeso dall’avvocato Giuseppe Fonte); del consulente d’azienda Domenico Cavallaro (difeso dagli avvocati Antonietta De Nicolò e De Seta) e dell’avvocato Gerardo Carvelli (difeso dall’avvocato Giuseppe Carvelli).

Agli imputati, tutti ex amministratori della società sportiva, vengono contestate a vario titolo le ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, bancarotta fraudolenta patrimoniale e indebita restituzione di conferimenti. La presunta truffa – secondo la ricostruzione dell’accusa – si sarebbe concretizzata nell’incasso risalente a giugno del 2007 di «contributi pubblici» ritenuti indebiti per 3 milioni 410mila euro da parte della Lega Calcio e di 536mila euro da parte della Provincia e del Comune; queste somme, secondo l’accusa, non sarebbero state erogate se i soggetti pubblici avessero avuto contezza della situazione di «decozione patrimoniale» dell’Us, così come viene definita dalla stessa Procura. Alla fine, sempre secondo la Procura, i quasi 4 milioni di euro sarebbero stati distratti in favore degli amministratori, ai danni di creditori e soggetti pubblici eroganti. Tant’è che la Procura aveva chiesto e ottenuto il sequestro preventivo di beni per oltre 6 milioni di euro e, su disposizione del gip Tiziana Macrì, le Fiamme Gialle avevano messo sotto chiave disponibilità finanziarie, quote societarie, beni mobili e immobili.
Il problema, secondo gli imputati e i loro avvocati difensori, è che le somme indicate dalla Procura non sarebbero qualificabili come “fondi pubblici”, derivando dall’asserito rapporto privatistico fra Lega Calcio e società sportiva (in questo caso l’Us Catanzaro) e da contratti di sponsorizzazione sottoscritti con Provincia e Comune. Infatti, per quanto attiene ai contributi degli enti pubblici territoriali (come Comune e Provincia), esso discendono da contratti a prestazioni corrispettive, quali i contratti di sponsor sono, e che traslano l’ente pubblico nell’ambito di esercizio di un negozio di diritto privato. Una tesi, quest’ultima, che insieme alle altre sostenute dal collegio difensivo ha evidentemente convinto il Tribunale del Riesame che ha annullato il provvedimento di sequestro preventivo fondato proprio sull’ipotesi di truffa aggravata. Fra l’altro, in apertura di udienza davanti al Tdl i legali hanno depositato i contratti di sponsorizzazione e le relative fatture, con tanto di Iva, degli enti locali mentre per la Lega è stata esibita fattura relativa ai ricavi individuali provenienti dai diritti televisivi e dalle scommesse.
Ma c’è dell’altro. Dopo gli avvisi di conclusione delle indagini, il pm Cianfarini depositò un’integrazione d’indagine con acquisizioni documentali e sommarie informazioni raccolte dalla Guardia di Finanza in relazione a lavori effettuati allo stadio Ceravolo in vista della stagione agonistica 2004/2005. Gli interventi – secondo l’accusa – sarebbero stati affidati in appalto ad una società, già socia dell’Us, per un corrispettivo di 1 milione di euro. Ma, stando alle tesi della Procura, si sarebbe trattato di «asseriti lavori in realtà insussitenti». Proprio per effettuare ulteriori verifiche su quest’aspetto della vicenda (l’Ufficio legale del Comune nell’agosto 2007 ha inviato al curatore fallimentare della società una raccomandata nella quale si attestava che l’Ente «non ha mai rilasciato alla società calcistica nessuna autorizzazione necessaria ed indispensabile per effettuare i lavori in questione») fu disposta dal pm titolare del fascicolo l’acquisizione dell’ulteriore materiale.
Fonte: Gazzetta del Sud
Autore: Giuseppe Mercurio

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