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Feralpisalò, il ritorno al Ceravolo quattro anni dopo

Scritto da Emanuele Mongiardo

Tanto per cambiare, il prossimo avversario del Catanzaro sarà una delle squadre che lo hanno fatto fuori dai playoff. Nonostante la vittoria del campionato, molte di quelle sconfitte bruciano ancora e il loro dolore è sempre vivo. Quella con la Feralpisalò del maggio 2019 è stata di certo una delle più beffarde. I giallorossi vincevano in rimonta grazie alle reti di De Risio e di Fischnaller, il Ceravolo nel secondo tempo era diventato una bolgia. Bastava mantenere il risultato per accedere alla fase successiva: per il percorso in campionato e per il gioco espresso la squadra lo avrebbe meritato. Invece, a ridosso del 90’, come spesso ci è capitato, ecco la beffa: una palla che forse era uscita o forse no – giudicare dalle immagini è impossibile per via della luce del tramonto sul vecchio Militare – si tramuta in un calcio d’angolo; sul cross, Furlan non esce ed Elia Legati di testa spedisce il Catanzaro all’inferno. La frustrazione diventa rabbia e per una volta anche il presidente Noto, di solito signorile nella sconfitta, perde le staffe.

L’alba dopo la notte più nera, come recitava la coreografia della Capraro quel giorno, alla fine è arrivata e adesso, nonostante la serenità per la vittoria, il Catanzaro ha il dovere di chiudere i propri conti col passato. Come allora, la Feralpisalò sarà un avversario insidioso, capace di alzare il livello dell’atletismo come solo le migliori squadre della categoria sanno fare. Il percorso dei gardesani è stato meno lineare di quello delle aquile. Fin quasi al termine del campionato, il girone A non ha avuto un chiaro padrone. Ai piani alti della classifica Feralpisalò, Pro Sesto, Lecco e Pordenone si sono scambiati posizione di giornata in giornata come in una gara della vecchia classe 125 del Motomondiale. Un torneo avvincente, favorito dalle cattive stagioni di Vicenza e Padova, le due squadre di più alto lignaggio del girone settentrionale.

A guidare i lombardi c’è Stefano Vecchi, bergamasco di cinquant’anni che ha conquistato la sua seconda promozione in Lega Pro (la prima era stata col Tritium, dalla vecchia Seconda Divisione alla Prima nel 2010/11). Vecchi, però, non ha costruito la sua fama nella terza serie. Ai più è noto per aver guidato per tanti anni la Primavera dell’Inter. Lo ha fatto dal 2014 al 2017, in un percorso pieno di successi. Con lui, infatti, sono arrivati due scudetti, due Coppa Italia, una Supercoppa e due tornei di Viareggio. Dopo l’esonero di Frank de Boer, nell’autunno 2016, aveva avuto anche l’occasione di allenare la prima squadra ad interim. Insomma, un curriculum non banale, così come il gioco della sua squadra.

Come gioca la Feralpisalò

I gardesani scendono in campo con il 4-3-1-2, un modulo adottato da molte squadre in Serie B e più diffuso nel girone A che non in quello meridionale di Serie C. Vecchi, attraverso questo sistema di gioco, vuole che i suoi si muovano all’unisono e che si mantengano compatti in zona palla. Le conseguenze sono sia offensive che difensive.

Con la palla, infatti, portare tanti uomini vicini tra loro permette di avere più opzioni di passaggio sul corto e di progredire in maniera ordinata. Se nel breve non ci sono sbocchi, poi, le punte devono essere abili a muoversi in profondità con tagli verso la fascia che offrano una soluzione di gioco in verticale e che contemporaneamente diano un po’ di ampiezza ad uno schieramento che altrimenti ne è sprovvisto. Guerra, Butic e Pittarello, che si contendono i due posto in attacco, in questo senso sono dei giocatori molto mobili. Guerra e Pittarello offrono maggior varietà, perché sono abili anche nei movimenti profondi. L’ex Cosenza Butic, invece, preferisce muoversi per farsi dare la palla addosso e giocare di spalle.

La conseguenza difensiva del rombo di Vecchi, invece, è legata agli attimi successivi alla perdita del possesso. Con la densità in zona palla, infatti, ci sono tanti giocatori della Feralpisalò pronti ad aggredire gli avversari per riconquistare immediatamente il pallone. Il pressing, in generale, è una costante nel gioco dei lombardi, anche sulla costruzione avversaria: se il Catanzaro saprà muovere il pallone con ordine, allora potrà trovare spazi alle spalle delle linee dei gardesani.

Un occhio di riguardo va dato, infine, al centrocampo. Il regista della squadra è Federico Carraro, giocatore con una storia che si incrocia con quella del nostro Iemmello. Carraro, infatti, nasce come trequartista e nella Primavera della Fiorentina era lui ad agire da numero dieci alle spalle del centravanti di Murano. I due erano una coppia affiatata, una delle più promettenti del calcio giovanile in Italia all’epoca. Oggi Carraro è diventato un regista basso, posizione dalla quale può orchestrare il gioco e innescare i compagni. Il più estroso del rombo, però, è Luca Siligardi, mezzala destra o trequartista con un passato eccellente in Serie B. Siligardi ha un mancino morbidissimo, che usa sia per calciare dalla distanza che per rifinire. Sarà lui il primo pericolo domani.

Testare la propria forza contro squadre degli altri gironi non è mai banale. Le motivazioni per vincere questa Supercoppa ci sono tutte.

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Emanuele Mongiardo

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