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Fidelis Andria, la ripartenza in mano a Cudini

Scritto da Emanuele Mongiardo

Dopo la sofferta salvezza della scorsa stagione, raggiunta ai playout contro la Paganese, la Fidelis Andria riparte con l’intenzione di evitare un campionato in apnea. Il 2021/22 è stato tribolato per i pugliesi, per via di una squadra costruita senza troppa qualità, dove figuravano tanti ex del Catanzaro. Un’annata piena di incertezze, dove si sono susseguite addirittura tre guide tecniche: Panarelli fino ad ottobre, Ginestra nella parte centrale e Vito Di Bari da febbraio fino alla post-season. I federiciani, però, in estate hanno puntato su un nome di sicuro affidamento, Mirko Cudini, che aveva ben figurato con il Campobasso durante lo scorso torneo. Rispetto alla passata stagione, poi, si è abbassata l’età media, passata da 24,7 anni a 23,3, la terza rosa più giovane del campionato.

Forse la presenza di tanti giocatori non più in età verde, che avevano dato il meglio e che non erano abituati a lottare per la sopravvivenza, aveva condizionato in maniera negativa il 2021/22 andriese. Anche per questo, negli scorsi mesi, sono andati via nomi d’esperienza come Legittimo, Casoli, Di Piazza o Alcibiade. Insomma, la Fidelis affronta una sorta di anno zero, dove l’allenatore sembra avere un maggior peso specifico e quindi dovrebbe godere di maggior fiducia. La prima vittoria, però, non è ancora arrivata, e i pugliesi si ritrovano a pari punti (3) con la Viterbese ultima in classifica. Insomma, quello di sabato è un testa-coda, ma se c’è qualcosa che il Catanzaro sembra aver capito, è che non si può sottovalutare nessun avversario, e che, se possibile, bisogna cercare subito la giugulare della partita.

COME GIOCA L’ANDRIA
Mirko Cudini a Campobasso ci aveva abituato ad un uso costante del 4-3-3, caratterizzato da velocità nelle transizioni e combinazioni sulla fascia nelle fasi di attacco organizzato. Il tecnico marchigiano non ha abbandonato il suo sistema di riferimento, ma in questo inizio di campionato, complice l’arrivo in un contesto del tutto nuovo, ha sperimentato parecchio. La Fidelis Andria, così, si è ritrovata più volte a cambiare disposizione. Nelle prime gare Cudini sembrava voler insistere sul 4-3-3. Alla quinta giornata, contro il Picerno, è arrivato il primo cambio di modulo, un 4-3-1-2 con l’ex giallorosso Urso alle spalle delle punte. Nell’ultimo turno, poi, i pugliesi si sono trasformati ancora ed hanno affrontato la Virtus Francavilla di Calabro con un 3-5-2.

Difficile, dunque, predire che tipo di disposizione si troverà davanti il Catanzaro. Anche perché nella partita di Coppa Italia ad Avellino, Cudini è tornato al 4-3-1-2. Le squadre versatili vanno sempre prese con le pinze: cambia il modo di impostare gli attacchi – per i giallorossi affrontare il rombo sarebbe l’ideale, vista la difficoltà di quel sistema a coprire l’ampiezza – e soprattutto cambia il modo di impostare il pressing. Da Vivarini è lecito aspettarsi un altro piano partita aggressivo, che punti sulla riconquista immediata del pallone. I riferimenti, però, da un 3-5-2 a un 4-3-3 e ad un 4-3-1-2, cambiano in maniera notevole, anche perché il Catanzaro cerca quasi sempre di pressare in parità numerica rispetto agli uomini in costruzione degli avversari.

A prescindere dal modulo, comunque, nella Fidelis esistono delle costanti di gioco. Ad esempio, la costruzione della manovra, nelle retrovie, è affidata soprattutto al centrale Dalmazzi. Lui e il portiere Zamarion sono arrivati con Cudini da Campobasso ed è facile intuire che il tecnico li abbia portati con sé per instillare in maniera più agevole i propri principi di gioco: sono loro due i perni del primo possesso, incaricati di tenere palla ed eventualmente giocare sul lungo. Davanti a loro, fondamentale il contributo di Arrigoni, per tanti anni regista del Teramo ed oggi incaricato di dare qualità alla circolazione di palla dei federiciani. Ad aiutare Arrigoni nello sviluppo della manovra spesso ci pensa Urso, il centrocampista di maggior talento dell’Andria. La posizione dell’ex Catanzaro cambia a seconda del modulo: mezzala destra con il 4-3-3 e il 3-5-2, trequartista con il 4-3-1-2. In ogni caso, Urso dispone di libertà di movimento, così da partecipare alla manovra in più fasi della stessa, dalla costruzione alla rifinitura.

In avanti, l’unico riferimento certo è Leon Sipos, arrivato in Puglia dopo il fallimento del Catania. Lo scorso anno il croato aveva dimostrato abilità notevoli: una punta di grande fisico, a cui piace partecipare al palleggio e che non ha problemi a fare a sportellate per offrire ai compagni condizioni migliori in cui giocare. Sipos è un attaccante di buon piede, ma deve migliorare sottoporta: non si è ancora sbloccato e contro la Virtus Francavilla ha fallito l’occasione del possibile 0-2 a tu per tu col portiere – l’Andria si sarebbe fatta rimontare e avrebbe perso poi per 2-1.

Insomma, il progetto Cudini è ancora in fase germinale ed una forma definitiva, per la squadra, sembra ancora lontana. Lo scorso anno ci volle un rigore di Vazquez per risolvere una partita sporca, giocata in apnea negli ultimi minuti. Vedremo se il Catanzaro si ritroverà ad affrontare lo stesso copione o se saprà indirizzare la partita sui binari giusti senza troppi patemi d’animo.

Autore

Emanuele Mongiardo

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