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Gennaio alle porte: dove sono gli eredi dei Mancuso?

L’editoriale di Francesco Ceniti

CON IL MEDIOCRE pareggio di Tivoli è calato il sipario su un altrettanto mediocre (siamo buoni, in fondo è Natale) 2002 calcistico. Dodici mesi fa il Catanzaro si affacciava al nuovo anno guardando quasi tutti dall’alto (primato condiviso con il Giugliano), mentre adesso è costretto a remare controcorrente per risalire la china. Nonostante tutto l’ultimo mese ha ridato coraggio ai tifosi giallorossi, che ora si aspettano dalle feste una serie di regali (dal cambio societario ai rinforzi invocati da Dellisanti). L’attesa delle liete novelle, però, si sta dilungando, per questo motivo è il caso di guardare in faccia la realtà. Ci sembra, infatti, che molte cose si siano date per scontate troppo in fretta, iniziando dalla cessione dell’Us 1929.

Per prima cosa vogliamo parlare della squadra: DOVE PUO’ ARRIVARE questo Catanzaro? Al di là delle opinioni personali, siamo andati a spulciare un po’ le statistiche per capire le potenzialità di Ciardiello e compagni. Un dato ci sembra rilevante: i giallorossi sono la miglior difesa del campionato, ma anche il terz’ultimo attacco. Anche un neofita del calcio capirebbe che in queste condizioni è utopistico parlare di promozione. Insomma, la prospettiva è di un torneo anonimo. Del resto affrontare la C2 con un solo attaccante (Moscelli, per di più in condizioni fisiche precarie) equivale ad un alzabandiera anticipato, anche perché né Bertuccelli (può essere utile al massimo nell’ultimo quarto d’ora), né Machado (è la controfigura di Moscelli) riempiono questo vuoto. Non solo, la mancanza di un perno centrale vanifica quasi del tutto le folate estemporanee di Toledo (molto più incisivo di Ambrosino). Il Catanzaro targato Dellisanti, inoltre, è costretto a dimenarsi in un paradosso: giocatori come Folino, Ferrigno, Corazzini, Machado, Toledo e Ambrosino prediligono giocare sulle fasce, puntare l’uomo e poi cercare il cross dal fondo. Il guaio è che in area non c’è nessuno a raccogliere questi traversoni. Le difficoltà aumentano anche per via di un centrocampo molto tecnico, ma non certo rapidissimo. Insomma, come già era chiaro da settembre occorre comprare una punta centrale prolifica (quest’errore marchiano della società ha condizionato tutta la stagione).
Detto questo bisogna anche riconoscere che i 23 PUNTI CONQUISTATI al giro di boa, non solo lasciano intatte le speranze di play off, ma sono anche il massimo risultato possibile se teniamo in considerazione le molte variabili negative capitate alla squadra (dagli infortuni a catena alla crisi societaria; dallo sciopero del tifo alla fuga d’Ingenito). Tra l’altro proprio nella congiuntura più sfavorevole, il Catanzaro è riuscito a conquistare (grazie anche a un calendario più morbido) 13 punti in otto gare, perdendo, di misura e a pochi minuti dalla fine, solo contro un Foggia da record. Tanto per usare una metafora: ci dà molte più speranze una barchetta solida in tutti i reparti che una corazzata arrugginita e minata da falle interne. Ci spingiamo oltre: secondo noi Brindisi, Acireale e la stessa Nocerina appartengono alla seconda categoria. Frosinone, Ragusa e Igea alla prima. Il Catanzaro? Attende l’arrivo di un potente motore che, però, costa un po’ di euro.
Eccoci giunti alla seconda questione: la NUOVA SOCIETA’. Vi confessiamo la nostra delusione. Pensavamo che il Catanzaro avesse ancora un minimo di fascino, ma forse ci sbagliavamo. Si continua a parlare di presunte cordate, ma di fatti concreti neppure l’ombra. Dove sono gli imprenditori catanzaresi? Tutti impegnati a fare regali ai propri cari? E i vari mecenati del nord? Stanno imparando a memoria i libri contabili dell’Us 1929? Parliamoci chiaro: al momento il dopo Mancuso vuol dire fallimento. Sarebbe il caso che il sindaco, tanto solerte nel chiedere l’affitto per il Ceravolo, dedicasse un po’ del suo tempo al Catanzaro (non si vive di solo Politeama).
Cavallaro resta ottimista, noi un po’ meno: tra otto giorni riapre il mercato, ma per i giallorossi rischia di essere l’ennesima occasione persa. Certo, Mancuso e gli altri soci potrebbero decidere di mettere mani al portafogli, comprare le tre pedine mancanti, pagare gli stipendi arretrati e poi togliere il disturbo. Pretendiamo troppo? Visto i tempi che corrono ci accontenteremmo delle prime due cose: per dirla alla Catalano meglio avere una squadra di calcio in serie C2 che una formazione di bocce da scudetto. Questo è bene saperlo, mentre tutti (noi in primis) stanno aspettando l’arrivo di Gaucci, dei Savoia, di Ferlaino, di Cellino, di Noto, di Speziali o, come sta accadendo, di Godot.

p. s. I nostri migliori auguri per un Natale e un 2003 davvero speciali

Autore

Francesco Ceniti

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