Giuseppe Brugnano: Le sue considerazioni dopo l’aggressione

IL 1° MAGGIO E’ LA FESTA DEI LAVORATORI E NON DEI POLIZIOTTI.

Dopo aver ricevuto in questi giorni un susseguirsi di attestati di solidarietà, di vicinanza e di amicizia, attraverso la stampa e non solo, mi giunge l’obbligo di ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine – e tra l’altro non mi sarei aspettato così tante -, ma che contestualmente hanno voluto reagire facendo sentire la loro voce, per dire che si vuole vivere in una società dove dovrebbe prevalere un senso civico, il rispetto assoluto per chi rappresenta lo Stato e dove la richiesta di sicurezza del cittadino è sempre maggiore. Mi si consentano ora alcune considerazioni su ciò che mi è accaduto lo scorso 1° maggio, sia dal punto di vista politico-sindacale che da quello umano.

Lo abbiamo sempre detto, in vari modi e in molte occasioni, il nostro lavoro non è un lavoro come un altro. Il poliziotto non può essere definito un “lavoratore” comune ma un professionista in divisa al servizio dello Stato e per la sicurezza del cittadino, sempre in ogni circostanza ed in qualsiasi giorno dell’anno. Tutti i giorni dell’anno compreso il primo giorno del mese di maggio, in cui ricorre la “festa dei lavoratori”, ove quasi tutte le categorie lavorative si astengono dal proprio servizio. Per noi non succede tutto questo, nemmeno quando siamo liberi dal nostro servizio, neanche quando pensiamo “oggi finalmente non lavoro, quest’oggi insomma spengo tutto e mi dedico alla mia famiglia”. Eh no, questo per noi non esiste! E questa volta è capitato proprio a me constatare, quanto più volte affermato in veste di sindacalista, nell’esercizio delle mie funzioni professionali che tale “teorema” non è applicabile per un poliziotto. Quanto successomi il primo maggio scorso è una routine ciclica che si riscontra periodicamente tra gli Operatori delle Forze di Polizia. Libero dal servizio, in una classica giornata di relax insieme alla propria famiglia, si assiste ad un episodio delittuoso e di impulso si interviene per cercare di sedare un’illegalità, in quanto sei un operatore di diritto. Da mettere in conto vi sono vari effetti di circostanza come quella di un delinquente che contestualmente ti aggredisce violentemente, anche in presenza della tua famiglia che assiste scioccata ad un’azione del genere. In cantiere non vorresti mai mettere i segni che ti restano, né fisici e né morali, sulla tua persona e neanche sulle persone che ti stanno vicine. Ma questi sono i rischi del nostro mestiere con i quali abbiamo deciso di convivere tutti i giorni, anche il primo di maggio. In tutta questa brutta storia, per la quale ho avuto una miriade di attestati di vicinanza e di solidarietà, ciò che mi ha letteralmente lacerato non è stato il mio malessere fisico che l’aggressione di quel vile mi ha causato – un timpano perforato di cui al momento si disconoscono i tempi di recupero – ma, con tutta sincerità, è stato vedere il disagio che l’episodio ha causato alle persone più vicine, gli amici, i colleghi, la rete del Sindacato, la mia famiglia ed in particolar modo a mio figlio. Lacerante è stata la frase che mio figlio Domenico, di sei anni e mezzo,  mi ha pronunciato quando sono tornato a casa dopo essermi fatto refertare in ospedale, una frase che penso mi porterò dietro per tutta la mia vita: “Papà non voglio più che fai il poliziotto”. Domenico è piccolo, non capisce si dirà, ma nella sua ingenuità – quella più genuina dei bambini – è quello che più di tutti ha percepito la pericolosità della professione del Poliziotto e credo che abbia parlato a nome di tutti i figli che abbiano un padre o una mamma che faccia questa professione. Domenico ha capito fin troppo bene che questo lavoro non è un lavoro come tutti gli altri, nemmeno nel giorno del primo maggio. Quelli che non lo hanno capito sono i “politicanti” di professione, che usano la tematica della sicurezza e quella di vicinanza alle Forze dell’Ordine per un puro spot elettorale ma che vergognosamente continuano tutti i giorni, con la politica degli annunci e della propaganda sterile, a pugnalarci alle spalle.

 

 

Giuseppe Brugnano – Responsabile Politico dell’Ufficio Stampa nazionale del Co.I.S.P.

Autore

Salvatore Ferragina

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