Catanzaro News Dalla Redazione

I 5 motivi per cui Vivarini dev’essere rinnovato

Scritto da Emanuele Panza

Una semplice lista che esplicita il valore assoluto di un uomo che il Catanzaro deve far suo a qualsiasi costo

In un calcio fatto di società alla perenne ricerca della figura adatta per svoltare la propria storia e di allenatori pluri-esonerati costretti a compiere miracoli nel breve termine, il Catanzaro ha la fortuna di avere tra le mani l’allenatore, e prima ancora l’uomo, perfetto per questo momento storico di calcio giallorosso.

Vincenzo Vivarini, nato ad Ari il 2 Gennaio 1966, arriva nel capoluogo calabrese in punta di piedi, reduce da un play-off ingiustamente perso, tanta rabbia da smaltire e una squadra che sa difendersi ma stenta ad attaccare. Il tecnico abruzzese ci mette ben poco a diventare l’idolo delle masse giallorosse. Ciò che sta realizzando è già impresso nella storia.

Ecco una semplice lista di cinque motivi per i quali Vivarini è una figura indispensabile. E il Catanzaro dovrebbe custodire questo patrimonio e proteggerlo ad ogni costo dalla trappola mortale del calcio moderno.

           1. È un vincente

Nell’analisi di una carriera restano tanto le vittorie quanto le sconfitte, e Vivarini è ampiamente navigato in entrambe. Vince a Chieti nella stagione 2009-2010 portando i neroverdi dai dilettanti ai professionisti. Fa un miracolo a Teramo con la coppia Donnarumma-Lapadula (44 reti in due) conquistando quella Serie B che solo la Corte d’Appello Federale della Figc gli negherà. Oggi è vicinissimo a riportare il Catanzaro in Serie B a quasi 20 anni dall’ultima promozione diretta.

Vittorie a parte, ciò che contraddistingue Vivarini è la capacità di accettare le sconfitte e riconvertire la delusione in forza ed esperienza: una dote fondamentale per chi vuole fare calcio a lungo termine. Il tecnico abruzzese non è un amante dei play-off. I dati lo dimostrano e sorridono in maniera sadica a un destino che lo accomuna inevitabilmente al Catanzaro. Vivarini perde sempre i play-off. Gli è successo già tre volte, spesso in maniera incredibile, come a Padova o nella finale persa contro la Reggiana dopo una cavalcata di risultati entrata nella storia del Bari.

Non solo play-off persi. Anche le infelici esperienze di Empoli e Virtus Entella in B delineano la figura di un uomo non sempre dominante, ma mai arrendevole. Non è un caso che, proprio dopo le anonime esperienze tra i cadetti, il tecnico abruzzese stia dando il meglio di sé in piazze storicamente difficili come Bari e Catanzaro. La dimostrazione perfetta di un tecnico in grado di assorbire la sconfitta per riconvertirla nel miglioramento tecnico-tattico e personale che stiamo apprezzando negli ultimi anni. In due parole: un vincente per definizione.

          2. È spettacolare

Guardare una partita di calcio con Vivarini in panchina significa guardare uno spettacolo. Per gli amanti puri del gioco, l’interpretazione del calcio di Vivarini è gioia per gli occhi, il perfetto miscuglio di coraggio e sfrontatezza che rendono il calcio lo sport più amato al mondo.

Vivarini non è di certo Guardiola, ma è un discendente di Sarri e del “Sarrismo”. Questa influenza è percepibile da chiunque guardi mezzora di calcio del Catanzaro di Vivarini. Senza considerare il grande lavoro fatto a Teramo in termini di qualità di gioco, basta l’analisi del suo attuale Catanzaro per rappresentare al meglio la capacità del tecnico di far giocare bene i suoi calciatori.

Il suo Catanzaro è un 3-5-2 atipico e dinamico. Fulignati è il primo regista della squadra nella più moderna interpretazione del ruolo del portiere che deve essere in grado di costruire l’azione come se fosse un centrocampista navigato. Il terzetto difensivo si compensa e si completa per caratteristiche tecniche, tattiche e mentali, con i mastini Brighenti e Scognamillo che consentono al secondo regista della squadra, capitan Martinelli, di spezzare la linea difensiva o di aprire il gioco sfruttando la propria tecnica.

I tre interni di centrocampo seguono a ruota l’armonia della difesa trovando un equilibrio costante grazie al talento cristallino della regia di Ghion, della doppia fase di Sounas e del lavoro oscuro di Verna, uno dei tanti capolavori di Vivarini. Le fasce sono dinamiche grazie all’ampiezza posizionale di Situm e alla capacità di Vandeputte di giocare in mezzo al campo. La coppia d’attacco Iemmello-Biasci ricalca i numeri atomici della coppia Donnarumma-Lapadula di Teramo: è la firma che completa il capolavoro calcistico di Vivarini a Catanzaro e che da sempre contraddistingue il suo stile di gioco.

Modulo a parte, ciò che ruba la scena è l’approccio della squadra disegnata dall’abruzzese. Il Catanzaro scende in campo e domina la gara dall’inizio alla fine, conquista il pallino del gioco perdendolo raramente, pressa alto gli avversari indipendentemente dal nome e dai punti in classifica, trova tracce di gioco fantastiche e libera le sue individualità più importanti senza vincolarle. Vandeputte è libero di svariare, tanto quanto Biasci, Iemmello, Sounas. Il risultato è una squadra in grado di liberare al tiro anche Verna.

Quindi, cosa c’è in quei punti di differenza tra Catanzaro e Crotone? Il gioco di Vivarini.

L’azione del gol di Verna è fresca nella memoria ed è in assoluto l’immagine che descrive al meglio questa risposta. Il Catanzaro, nel momento più difficile del match, tira fuori dal cappello un’azione costruita dalle retrovie, fatta di appoggi, verticalizzazioni e tracce tutte di prima intenzione per liberare al tiro l’uomo stilisticamente “meno bello” del Catanzaro: Luca Verna. Il gol del polmone giallorosso è la netta dimostrazione di quella superiorità di gioco che consente al Catanzaro di imporre il proprio stile anche contro il Crotone, superiore dal punto di vista fisico ma appannato nelle idee di gioco.

           3. È in grado di valorizzare tutto ciò che tocca

Parlando di mera valorizzazione economica, Vivarini è una vera e propria risorsa per la società. Il calcio di provincia, tolti i singoli casi di acquisizioni miliardarie, non può permettersi di spendere senza raziocinio, investendo sempre e solo in calciatori già pronti e dal prezzo spesso spropositato rispetto al reale valore. Una condizione che anche le grandi società come Milan, Inter e Juventus si sono ritrovate ad affrontare dopo anni di sperpero insensato.

La traccia ad alti livelli in Italia la stanno dettando Milan e Atalanta. Il Catanzaro ha già nelle proprie mani il suo Pioli/Gasperini di turno. Vivarini arriva a Catanzaro e, in soli 6 mesi, prende Brian Bayeye dal dimenticatoio della tribuna e lo rende un calciatore vero. Il francese diventa un mostro della fascia, svernicia qualsiasi avversario da dicembre a maggio umiliando con tunnel e dribbling i malcapitati. Memorabili le prestazioni contro Avellino e Foggia, a tal punto da attrarre le attenzioni del Torino di Ivan Juric in Serie A che lo acquista in estate. Qualche mese prima sarebbe stato impensabile. Eppure la mossa consente alla società di incassare circa 750mila euro e di mettere a segno una plusvalenza di altissimo livello, considerato lo scenario di provenienza.

Lo stesso discorso è in parte applicabile per Katseris, ragazzo greco sconosciuto, in cui Vivarini e il suo staff credono e investono a inizio anno. Partendo dall’anonimato totale, il greco si dimostra molto più di un buon rincalzo, sfrutta bene le assenze di Rolando e Situm, dimostra una costante crescita che ricorda proprio il percorso di Bayeye. Katseris probabilmente non è un fenomeno della fascia, ma è ancora una volta Vivarini a rendere calciatore vero un ragazzino fin lì sconosciuto.

Ma il vero capolavoro di Vivarini è Luca Verna. Accomunati dall’Abruzzo, i due si legano a tal punto da non lasciarsi più. Verna, da mezzala d’inserimento tra le linee, diventa l’equilibratore indispensabile del Catanzaro. Inizia ad amare il suo nuovo modo di giocare a tal punto da “urlarlo” in conferenza stampa. Il ragazzo corre, corre e corre senza mai fermarsi, combatte in mezzo al campo, recupera tantissimi palloni, è sempre presente sulle seconde palle, favorendo una rapida riconquista del pallone e soffocando la manovra avversaria. Lui si è sempre definito un “calciatore operaio”, ma l’operaio è ormai diventato architetto: «A 30 anni il Mister mi ha dato una consapevolezza diversa».

Perché Verna è il vero capolavoro di Vivarini? Perché Verna ha 29 anni. E migliorare un calciatore in questa fase della carriera è un compito che in pochi riuscirebbero anche solo a pensare. Di sicuro non Rolando e forse nemmeno Verna!

         4. È un ottimo comunicatore

Vivarini sa come gestire la stampa. È equilibrato nelle conferenze e nei rapporti con società e tifosi: un valore fondamentale per sopravvivere a lungo termine in una piazza che non fa sconti a nessuno. Bravo nel placare le acque quando è giusto farlo, come in occasione dell’ultimo derby carico di tensioni extra-campo. Attento nel caricare l’ambiente di energie positive e nel richiamare all’attenzione la stampa come nella conferenza post-gara di Catanzaro-Taranto.

Come risponde il Mister alla domanda sul nervosismo? «Grande partita del Catanzaro». Vivarini sposta l’attenzione sul calcio giocato salvaguardando la sua squadra dai discorsi legati al nervosismo e agli eventuali errori arbitrali. Difende i suoi calciatori da ciò che succede all’esterno e li esalta allo stesso tempo per ciò che dimostrano sul campo. Quando parla Vivarini c’è equilibrio. Persino dopo la sconfitta di Padova trova le parole giuste e misurate, quando altri sarebbero scappati o avrebbero riversato su altri attori le peggiori ingiurie.

Ma Vivarini è evidentemente bravo anche nel “saper chiedere“. La società gli consegna la squadra e i calciatori a lui congeniali, e lui risponde prontamente sul campo. Sicuramente aiutato dalle evidenti aspirazioni e dalle scelte corrette della Società, il tecnico sa tessere la tela dei suoi rapporti con chi lo ha portato sulla panchina giallorossa, indicando ed ottenendo meritatamente le figure che si sono rivelate fondamentali per la realizzazione di una stagione così dominante. Il suo arrivo precede quello di Biasci, Sounas, Ghion, Situm, Brighenti, Curcio, tanti calciatori qualitativamente adatti al suo gioco. Avere un allenatore in grado di trasformare le proprie richieste in una squadra che poi domina è un ulteriore punto a suo favore.

         5. È amato dalla gente e viceversa

Baldini a Palermo conquista la B ai playoff e afferma di voler provare emozioni. Vivarini lo segue nel pensiero in tutto e per tutto. Uomo equilibrato ma estremamente emotivo, nel novembre 2021 con la sciarpa al collo dichiara apertamente di essere venuto a Catanzaro perché ama enormemente il calcio di provincia. Quale occasione migliore se non quella di riportare la gioia negli occhi dei catanzaresi. Da quel momento inizia la sua missione: il Catanzaro in B lo deve riportare lui.

La gente lo ama non solo per le sue idee tattiche, per la disposizione in campo, per la lettura delle partite o per le sostituzioni più o meno corrette. Ma perché vede in Vivarini la sicurezza. A suon di risultati roboanti, ciò che fa innamorare i tifosi è il suo equilibrio nella gestione complessiva delle situazioni. Il tecnico non lascia mai intravedere dei punti di rottura e trova sempre la parola o la mossa giusta al momento giusto. Vivarini arriva a Catanzaro e porta con sé lo spettacolo del calcio, riconsegna l’entusiasmo all’intera piazza e si butta nell’abbraccio della gente perché ama questo sport e chi lo segue con passione.

Non è un caso che il primo a scendere dal pullman dopo Crotone-Catanzaro sia lui, godendosi l’abbraccio della città che lo ama e  ricambiando l’affetto che merita. «Siete eccezionali ragazzi, complimenti a voi» è una frase già scolpita nella storia di questa città.

Il processo di crescita della squadra è sotto gli occhi di tutti. Quasi come la sua coppola. Anche se non è possibile quantificare in una percentuale matematica precisa l’impatto del Mister, è lui il vero top player giallorosso in questo campionato. Il Catanzaro ha già tra le mani la persona giusta per continuare questo percorso di crescita: è per questo che Vivarini merita di essere rinnovato immediatamente.

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Emanuele Panza

8 Commenti

  • Giusta analisi, allenatore preaparato e che sa leggere le partite poi certo nessuno è perfetto a questo mondo ma, il Vivarini c’è e si ” sente ” fa giocare la squadra come pochi ed è una bellissima persona umile che altro….??? Presidente Noto non lasciartelo scappare non c’è bisogno di aggiungere altro…

  • Tutto vero. Persona amabile. Ho una sola perplessità: analizzando tutte le situazioni vissute da quest’uomo, non ce n’é stata una sola che é arrivata a felice compimento e non di certo per sua colpa (penso soprattutto al Teramo ed al Bari). Non vorrei che fosse sfortunato, perché purtroppo la sfortuna equivale alla sconfitta, anche quando essa non ha niente a che vedere con i meriti o i demeriti della persona.
    Napoleone diceva: non voglio generali bravi, ma generali fortunati.

    • ma quale sfortunato? Ancora questa roba? Va pidjatu u cornettu e mintatillu nto lettu, soprattutto va curcati che è medju….jamma ja…per cortesia!

  • Prendilo pure tu il cornetto. Io credo che serva, alla luce di quello che abbiamo passato negli ultimi 20 anni e forse più.
    Per quanto riguarda Vivarini non credo ci siano dubbi sul fatto che vada rinnovato. Lui insieme a tutta la squadra al completo, riserve incluse. Io mi porterei dietro pure Rolando.

  • Vivarini è l’uomo giusto nel posto giusto. Entrambi con un’incredibile sete di rivalsa con il calcio che conta. E poi un uomo tanto capace quanto modesto nel modo di porsi. Abbiamo conosciuto in passato gente del tutto incapace tecnicamente che era anche arrogante e presuntuosa. Godiamoci questa serie B guidata da questo galantuomo grande conoscitore di calcio. Auguri a tutti Noi.

  • Cari tifosi giallorossi,
    da perfetto sconosciuto quale io sono per Voi (solo mia anziana madre è CZrese, papà emiliano), voglio comunque abbracciarVi tutti/e, uno a uno, congratulandomi per la Fede ferrea e rocciosa che avete dimostrato in questi lunghissimi anni densi di fallimenti, delusioni e ingiustizie subìte.
    Voglio ripartire dalla terribile stagione in cui ci salvammo dalla serie D dopo lo scontro fratricida con la Vibonese, allorquando fummo acciuffati per i capelli da Sarao, il milanese mascherato, goleador dello spareggio. Ripensando a quella stagione mi corre ancora un brivido lungo la schiena. Gli anni successivi sono stati un continuo crescendo tecnico, anche se costellato dagli errori e dalle nefandezze sopracitate.
    La famiglia Noto e la Vostra Immensa Fede hanno saputo porre fine a questo supplizio sportivo.

    AVANTI AQUILE!!!

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