L'emigrante

I torni contano

L’appuntamento con il destino è fissato per giorno 15. Entro il 20 si vedrà. Mò chi ci simu facimu 31 e almeno ni jocamu nu terno secco
Allora è phatta? Simu salvi? St’annu sagghimu? Cu su pigghia u Catanzaru? Eh piano, quante domande tutte insieme, guarda che giù non stanno mica li a frullarsi il barbagallo.
Ci vò pacenza… si certo ci vuole pazienza, bisogna aver fiducia e vivere alla giornata con un sano ottimismo. Come nella pubblicità del profumo della vita. A proposito di pubblicità, u vidisti u video dei bbronzi? Non mi piacia ‘e nenta e poi ogni vota mintanu a foto da spiaggia ‘e Caminia… Beh insomma la pubblicità è una scienza, mica la si può improvvisare. C’è chi studia il modo di far venire i turisti in Calabria e c’è chi studia il modo di trasformare la Calabria in un paradiso calcistico. In paradiso non c’è più posto, quindi per noi poveri diavoli resta la magra consolazione di confrontarci sulla quotidianità delle cose, sui piccoli scandali, sui grandi bagordi dell’estate che verrà. Proprio una bella estate, sulle spiagge ritorneremo a improvvisare quattro tiri alla palla, probabilmente con più dignità che su tanti campi di calcio. Lo scandalo si allarga a macchia d’olio e vede coinvolti personaggi che di certo non avevano problemi economici. Almeno non più di chi non riusciva a pagare il servizio di lavanderia o a garantire la presenza degli stewart allo stadio Ceravolo.

Sono le solite vecchie e tristi notizie che oggi quasi non fanno più scalpore. Ma sono sempre fatti di poche settimane fa, la gente ha avuto fretta di dimenticarle perchè come al solito si era aperto uno spiraglio. A dirla tutta, spiraglio lo è diventato alla fine perchè inizialmente sembrava un portone spalancato. E poi come al solito i giorni sono trascorsi inesorabili chiudendo poco a poco quel portone. Dalla B a cinque stelle, capitanati da uno che maneggia denaro come a bonanima ‘e jejè collezionava busti da spisa, siamo passati a una dignitosa prima divisione con la solita cordata di sosizzi. Poi ancora si è dirottato su una sofferta seconda divisione con lo scopo di ripartire con calma. Infine lo spiraglio… non scomparire dal calcio che “conta”. Conta si, altro che, altro che chiacchiere cantava Vasco Rossi. Il grande rocker italiano torna sempre sul palco a ricordarci che lui la vita ha sempre preferito viverla. Con i suoi errori, le sue debolezze, il suo spirito libero. Certo poi al concerto non è che si vada gratis, ma proprio Vasco Rossi in tre ore di concerto ha richiamato in Calabria più del doppio dei visitatori del museo di Reggio. Questa è una frecciata? Ognuno la veda come preferisce, sicuramente è un dato di fatto che la nostra economia langue e l’aver risparmiato qualche soldino in pubblicità, o l’averne migliorato il contenuto, non significa che i problemi siano risolti.

E visto che non si riesce a discutere di fatti concreti allora non ci resta che discutere di altro. Tutti i giorni vorremmo discutere di soluzioni adottate per cambiare questa impasse generale, invece ci tocca discutere delle parole che si fanno intorno ai fatti. E questo vale un pò per tutto, dalla pubblicità al turismo, dalla politica al calcio. Ecco del calcio, per esempio, oggi di cosa potremmo parlare se non delle solite intenzioni procastinate nel tempo? Qualche fatto concreto c’è: le scadenze. Come per la bolletta della luce o dell’acqua. Il discorso è semplice: non paghi entro la scadenza? Paghi la mora! Calcisticamente parlando non è mora nè bionda… ppè forza è giallorossa.
Per due mesi l’attenzione si è concentrata sulle comunali, adesso si è spostata sui referendum. E intanto il tempo passa e lo spiraglio si assottiglia sempre di più finchè poi il portone si chiude del tutto. Ci vò na bella manigghia, anzi nu manigghiuna… purtroppo non basta, il tempo delle soluzioni comode è finito da un pezzo. Adesso tutti tirano i remi in barca e navigano a vista. Ogni tanto vien da pensare che non si tratta proprio di navigare a vista perchè con i remi in barca si va alla deriva. Ma questo non cambia la sostanza e già che si è accennato alle bollette dell’acqua perchè non discutere dei referendum. Da nord a sud chi si muove nelle piazze sventola la bandiera dei 4 Si. Si per fermare il nuclerare, Si perchè la gestione dell’acqua resti pubblica e Si perchè in tutti i tribunali c’è scritto che davanti alla legge siamo tutti uguali…

Uff cu sti referendum, mò mò fuvi a Parigi e alu ristorante pagavi 8 euro na buttigghia d’acqua. Beh in Italia l’acqua non manca, se vogliamo fare i businness-man da fungia basta farsi due conti e sfruttare quello che si ha. Per esempio potremmo mandare a Parigi una tanica da 24 litri, piena di acqua della Piterà (che è gratis), e spendere 98 euro con le poste italiane… ahialà idea, l’acqua cià vindi a 5 euro u litru e comunque guadagni. Non è difficile, basta un pò di fantasia. Mettendo da parte la situazione debitoria del Catanzaro, che è letteralmente affogato di debiti, siamo ancora qui a chiederci come mai nessuno voglia investire nella nostra squadra. Forse manca la fantasia, mancano i soldi? Oppure manca la volontà? E quando sarà troppo tardi per restituire la dignità perduta cosa dovremo sentirci dire, che è meglio un uovo oggi che una gallina domani? Non siamo polli, intuiamo sempre e subito dove si vuole andare a parare. Speriamo di sbagliarci, ma ci riscopriamo puntualmente dei facili indovini. Nemo profeta in patria. Quindi che si fa? Boh, ci piace pensare che il catanzarese moderno deciderà, presto o tardi, di non portare più acqua al solito mulino. E chi è na minaccia?Assolutamente no, se i catanzaresi decidessero, un giorno, di passare dallo stato di spettatori a quello di protagonisti farebbero solo una cortesia a loro stessi. Però sappiamo pure che l’incriscenza è tanta… mò arriva l’estate, fa caddu, non haju tempu, haju tempu ma puru problemi, n’atru pocu arrivanu i turisti, u zoparrico mintalu alu friscu… e il Catanzaro? Può aspettare.

Davide Greco

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Davide Greco

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