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IL DECOLLO DEL CATANZARO E QUELLO DEGLI INGEGNERI SPAZIALI

L’editoriale di Francesco Ceniti

Ci ritroviamo dopo mesi di silenzio e con un Catanzaro che, per fortuna, è di nuovo una squadra di calcio. Dobbiamo, quindi, delle spiegazioni ai nostri lettori. L’auto esilio non è stato un Aventino in giallorosso, ma una scelta precisa per togliere anche l’ultimo alibi a dei personaggi in cerca d’autore. In soldoni: c’è stato chiesto (per la verità qualcuno ha pensato bene di far telefonare a Milano una persona importante, che nulla ha che fare con il Catanzaro, per parlare con un’altra persona importante, che nulla ha che fare con il Catanzaro. Sembra uno scioglilingua, ma chi deve capire, capisce) in modo esplicito dopo l’arrivo di Guerini d’evitare i continui attacchi alla società, perché occorreva remare tutti dalla stessa parte, verso la sponda della salvezza. Abbiamo sorriso e accettato. Sorriso, perché il solo pensiero che delle libere opinioni possano solo lontanamente decidere le sorti di una squadra è una barzelletta straordinaria. Nello stesso tempo siamo andati incontro alla richiesta nel modo che crollasse anche quest’ultima scusa. E il tempo, come sempre galantuomo, ci ha dato ragione.

A vantaggio di qualche smemorato, ricapitoliamo. Lo scorso agosto c’eravamo permessi di far notare alla società che la squadra allestita, a costo zero, non era in grado di affrontare il campionato di B. Apriti cielo: disfattisti è stata la parola più tenera. Siccome, però, abbiamo un difetto comune a molte altre persone (teniamo molto, ma molto al Catanzaro) abbiamo continuato a far sentire la nostra voce di dissenso, ma nello stesso tempo sostenendo la squadra per evitare lo sfacelo della stagione precedente. E la squadra, seppur con moltissimi limiti, almeno una qualità aveva dimostrato d’averla: era un gruppo unitissimo. Insomma, classifica precaria, ma non da figuracce totali (persino due vittorie). Ora, noi di calcio capiamo poco, ma quando abbiamo visto Giorgio Corona andare ad abbracciare come un invasato il tecnico Sergio Buso dopo il gol al Crotone, un’idea ce la siamo fatta: era una chiara richiesta alla società di non alterare gli equilibri. Richiesta disattesa. E’ arrivato Guerini che ha subito ottenuto (non per colpa diretta) un risultato: spogliatoio in frantumi. Questa è stata l’ultima perla di chi invece ha poi rivendicato “di non aver sbagliato mai quando ho ragionato con la mia testa”. Certo, infatti gli ingressi in società di Princi e Procopio, la prima campagna acquisti, l’esonero di Braglia, la chiamata di Cagni, l’allontanamento di Poggi, il licenziamento di Improta, la seconda campagna acquisti di gennaio (quella di Ganci e Galeotto), le dimissioni di Cagni, l’arrivo del mago Bolchi, l’assunzione di Martino, la chiamata di Buso, la terza campagna acquisti (Imbriani, tanto per intenderci), il ritorno di Improta, il defenestramento di Martino e quello di Buso, l’arrivo di Pavarese, l’ingaggio di Guerini e le quote ricomprate (per la verità in una buona parte ancora da pagare) a Princi e Procopio, insomma tutte le cose accadute negli ultimi due anni sono state decise, invece, da questo sito.

Per questo, caro lettore, quando ci hanno detto: “Lasciamo lavorare Guerini, perché gli attacchi non portano a nulla” abbiamo accettato. Non c’è controprova, ma siamo sicuri che con Buso in panchina a gennaio almeno 6-7 punti in più il Catanzaro li avrebbe avuti. Per fortuna anche l’emorragia più violenta alla fine si arresta. E visto che qualcuno ha adesso altro cui pensare, è bastato che ci fosse un piccolo ricambio societario, un po’ di capitali immessi da Colao e messi a disposizione di Pavarese (bravissimo nello scegliere gli uomini giusti, così come Martino a costo zero era riuscito a scovare qualche buon giocatore come Ceccarelli, Gissi e Mattioli. Lo stesso Martino è stato meno bravo a gestire una pur difficile campagna acquisti, ma forse confidava di rimediare a gennaio), un presidente, Colao, che ha avuto la forza di mandare a casa un allenatore che dopo la gara di Avellino ci considerava già retrocessi (ma dimettersi, no), un nuovo tecnico con gli stimoli giusti e nulla da perdere (che ha voluto giocatori fondamentali: Leke è una sua scommessa), dei calciatori desiderosi di fare bene (compreso Ferrigno: e noi siamo pronti a chiedergli scusa perché dubitavamo della sua condizione. E’ ancora un sindaco in carica) che a Pescara hanno riproposto quell’abbraccio totale al tecnico quasi a voler rimarcare i cambiamenti avvenuti, perché “improvvisamente” il Catanzaro tornasse a giocare a calcio. In altre parole, si sono verificate le cose che chiedevamo a gran voce da diversi mesi, ma che qualcuno si ostinava a vedere come attacchi illegittimi al Catanzaro. No, erano attacchi, verbali, a delle persone che hanno (a nostro avviso) gestito malissimo il Catanzaro. E tanto per chiarire: quelle stesse persone sono state da noi lodate per il motivo opposto, quando in pochi mesi hanno restituito la luce a una città rimasta nell’ombra della C2 per troppo tempo.

Si dice che il potere dà alla testa, forse nel nostro caso è stata la B a far pensare a degli onesti geometri di essere diventati improvvisamente degli ingegneri spaziali. Come vedi caro lettore, il nostro silenzio era motivato. Adesso che il Catanzaro è tornato a farci sorridere, possiamo accompagnarlo in questa forsennata rincorsa. Per qualche mese abbiamo temuto che i molti ostacoli messi sul percorso da chi invece doveva renderlo agevole, potessero aver compromesso anche questo campionato. Così, per fortuna, non è stato. Certo, non sarà facile , ma almeno ce la giocheremo. Ogni partita diventa una battaglia: verranno momenti difficili (non si può sempre vincere), forse già nella prossima sfida di Crotone, ma dovrà essere soprattutto il Ceravolo a dare la spinta giusta: lo vogliamo pieno e vedere negli occhi delle altre squadre il timore e il rispetto per una tifoseria immensa, nonostante i tradimenti degli ultimi 18 mesi. Tutti uniti si centra la salvezza? Diciamo quasi tutti uniti: gli ingegneri spaziali lasciamoli alla Nasa.

p.s. il comunicato della società sull’operazione Revenge è esaustivo. Per quanto ci compete ricordiamo a tutti che per giudicare una persona bisogna attendere tre sentenze definitive. Si chiama garantismo ed è uno dei capisaldi della nostra democrazia. La reputazione di ogni cittadino è un bene troppo importante, anche se spesso è calpestata da titoli strillati in prima pagina.

Autore

Redazione

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