C'era una volta... Catanzaro News

La battaglia nel fango!

Scritto da Redazione

Catanzaro-Juventus 1-0, Stadio Militare 30 gennaio 1972, nel racconto di Sergio Dragone

E’ un anno plumbeo il 1972. In Italia si moltiplicano le tensioni sociali e il terrorismo alza il tiro con il sequestro del giudice Sossi. Plumbeo è anche il cielo di Catanzaro, quel 30 gennaio. Piove da giorni e il terreno dello stadio Comunale è un pantano. C’è il rischio concreto che la sfida tra i giallorossi e la capolista Juventus non si giochi. I bianconeri guidano la classifica con 24 punti, uno in più del Milan. Il Catanzaro di punti ne ha solo 9, non ha mai vinto in questo suo primo campionato di serie A. Il pronostico non lascia grandi possibilità ai calabresi. Anche perché l’allenatore juventino, il ceco Cestimir Vicpaleck, può contare su campioni assoluti come Luciano Spinosi, Beppe Furino, Franco Causio, Pietro Anastasi e Fabio Capello. Mancano due star, il tedesco Helmut Haller e l’ala emergente Roberto Bettega. Ma lo squadrone bianconero, che poi vincerà quel campionato, può farne a meno.

Gianni Seghedoni, condottiero del Catanzaro operaio, mette in campo i giocatori più motivati e atleticamente a posto, con una formazione molto coperta a centrocampo che lascia al solo Mammì il compito di impensierire il portiere ospite Carmignani.

L’arbitro Paolo Toselli, della sezione di Cormons, guarda preoccupato il cielo. Manca quasi un’ora al calcio d’inizio e le gradinate del Comunale sono stracolme, con una buona rappresentanza dei club bianconeri della Calabria e della Sicilia.

Toselli fa rimbalzare il pallone al centro del campo dove il fango ha cancellato il manto verde. Sia pure a fatica, si parte. Sugli spalti fa un freddo cane. Fin dai primi minuti, Seghedoni arretra il baricentro per contenere le prevedibili folate dei bianconeri e chiede un supplemento di sacrificio anche agli attaccanti. Spelta e Braca si trovano spesso sulla linea dei terzini, a coprire le fasce, perché la superiorità tecnica della Juve è notevole anche su quel campo pesante.

Franco Causio sembra ispirato. Il fango non arresta la sua fantasia. Vola spesso sulla destra, non ha paura a saltare l’avversario in dribbling e concludere con insidiosi cross. Ma alla vena del talento pugliese, affermatosi nella Reggina, non corrispondono i due attaccanti Anastasi e Novellini. Anche Fabio Capello appare più lento del solito.

Sull’altro fronte, i giallorossi compensano con la corsa e l’aggressività l’inferiorità tecnica. Gino Maldera, venuto dal Milan, giganteggia al centro dell’area. I terzini Pavoni e D’Angiulli, che non sono mostri, si arrangiano in tutti i modi.

Finisce 0-0 un primo tempo poco spettacolare e con un copione già scritto. Ma come avvenuto nello spareggio di Napoli contro il Bari, la ripresa riserverà straordinarie sorprese. Anche in questa partita Angelo Mammì non tocca letteralmente palla. Morini e Salvadore sembrano addirittura schernirlo. Il centravanti giallorosso è sfiancato, non ha un fisico possente, tutt’altro, le gambe diventano molli sul fango. Il suo viso è una maschera.

Sul campo è ormai una battaglia. Anche Vycpalek si preoccupa di mantenere il possesso palla, teme brutte sorprese e inserisce un centrocampista solido, il sardo Antonello Cuccureddu, al posto dell’evanescente Novellini.

Lo 0-0 sembra, a questo punto, convenire a tutti. Mancano sei minuti alla fine. Spelta riesce a procurarsi un calcio d’angolo che serve a guadagnare secondi preziosi. Lo batte Braca, dal lato della curva est, con il suo sinistro perfido. Il biondo Morini riesce ad anticipare Spelta, buttando la palla nuovamente in corner. Batte nuovamente Braca e questa volta il pallone, come per una magia, perfora la difesa bianconera, batte sul fango ingannando i difensori. Mammì si produce in un gesto atletico incredibile, tuffandosi a pelo d’erba, senza paura dei tacchetti avversari. Incoccia il pallone con la testa, spiazzando Carmignani.

È il gol della prima, storica vittoria del Catanzaro in serie A. Mammì sembra impazzito, vorrebbe urlare ma dalla sua bocca non esce nulla, ha gli occhi sbarrati. Quel giro di campo, le braccia alzate, la maglietta imbrattata di fango, sarà la copertina della Domenica Sportiva. Mammì diventa l’Angelo del Fango.

La Juve non accetta la sconfitta. Il presidente Giampiero Boniperti lancia una perfida e grave accusa: il Catanzaro ha allagato il campo per impedire ai campioni bianconeri di giocare. Ceravolo in un primo momento replica con diplomazia, documentando le precipitazioni che si sono avute sulla città nei giorni precedenti. Molti mesi dopo, nel corso di una riunione federale a Roma, Boniperti torna alla carica e accusa Ceravolo di avere allagato il campo. A quel punto, il presidente giallorosso sbotta: «Si, è vero, abbiamo allagato il campo per dimostrarvi che siamo più intelligenti di voi!». Grandissimo Avvocato.

Per gentile concessione dell’autore

Tratto da “La leggenda del Catanzaro” di Sergio Dragone*

*Giornalista e scrittore, già capo ufficio stampa del Comune di Catanzaro

Edizioni Media&Books e Courtesy Media&Books

Il libro può essere acquistato scrivendo a mediabooks.it@gmail.com

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