Rassegna stampa

La farsa-Catanzaro arriva sulla Gazzetta dello Sport

Sul quotidiano italiano più letto il puntiglioso resoconto di Francesco Ceniti sui protagonisti della crisi che attanaglia da anni la società giallorossa

La crisi-Catanzaro arriva sulle pagine della Gazzetta dello Sport, il primo quotidiano italiano in assoluto con quasi 4 milioni di lettori. Il pezzo dal titolo «C’era una volta il Catanzaro» compare a pagina 27 dell’edizione nazionale di oggi, a firma di Francesco Ceniti. L’articolo è un dettagliato resoconto di tanti anni di crisi giallorossa, dal fallimento del 2006 targato Poggi-Parente al Lodo Petrucci, affidato dal sindaco Olivo al senatore Pittelli. Fino alle ultime vicende del salvataggio ad opera del Comune e all’arrivo di Ze Maria e Malù. Completa anche la carrellata di personaggi che hanno popolato la società in questi anni, compresi Bove, Soluri e Aiello, ancora oggi avvinghiati all’Effeccì nonostante le tristi vicende, lo scempio gestionale e il fallimento sportivo riassunti puntualmente da Ceniti.

L’arrivo di Malù e Ze Maria non può coprire con una passata di vernice una casa, quella giallorossa, che non ha le fondamenta per stare in piedi. E il rischio – per citare Ceniti – è che il nuovo allenatore e il DS siano «travolti da un insolito destino in salsa calabrese».

Red

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Fonte: Gazzetta dello Sport

Edizione: Nazionale

Pagina: 27

Autore: Francesco Ceniti

Titolo: C’era una volta il Catanzaro

Sottotitolo: Una società nel caos che ha rischiato un altro fallimento: ora riparte con Ze Maria e molti dubbi

 

C’era una volta il Catanzaro di Mammì, Spelta, Ranieri, Palanca, Massimo Mauro: l’orgoglio di una regione, prima calabrese ad arrivare in A (1971). Ora c’è un nobile decaduto che vive di ricordi e affoga nei debiti. Fino a mercoledì era l’unica società a non avere il tecnico: poi il doppio colpo di coda. Ze Maria in panchina e d.s. Malų. Tutto risolto? No. La scommessa dell’ex interista e del primo manager africano col patentino preso in Italia è coraggiosa, ma piena d’insidie.
Buco nero  Si può fare il dirigente senza pagare stipendi, iscrizioni ai campionati, luce, telefono, gas e affitto della sede? A Catanzaro, sì. Il paradosso è uno: nel 2006 il club è fallito sotto la gestione Parente-Poggi che aveva portato un disavanzo di 9 milioni di euro in cambio di 2 ultimi posti in B. Il nuovo Catanzaro riparte dalla C2 senza debiti. Presidente il senatore di Forza Italia, Pittelli: dopo tre mesi lascia Carmine Longo (ora d.s. del Bologna) che denuncia «ingerenze e pressappochismo». Il Catanzaro scivola nel caos. Subentra un piccolo imprenditore, ex capo ultrà (Bove). La situazione peggiora. Arriva Soluri (presidente dell’Ordine dei giornalisti regionale). Garanzia d’insuccesso: anni prima da patron aveva portato il club a un passo dal cimitero (Mancuso, che gli subentrò scoprendo Kamara, racconta: «Per mesi bussò l’ufficiale giudiziario per ingiunzioni di pagamento. Una era del salumiere…»). Altro flop. Infine Aiello: il Catanzaro capolista naufraga tra lo sciopero dei calciatori senza stipendi (il capitano Corapi: «La societā? Mai esistita») e una finale persa 4-0 a Roma sulla quale l’ufficio indagine forse avrebbe fatto meglio ad aprire un’inchiesta.
Capitolo finale – Il Catanzaro si salva dal secondo fallimento grazie agli oboli degli imprenditori locali (ma di comprare la società non vogliono saperne) e l’ennesimo stanziamento del Comune: 350.000 euro per diventare il maggiore socio del club al 46% con l’associazione Tribuna Gianna. Missione: trovare una proprietà. Fallita, come il ripescaggio in Prima: serviva un altro milione. Ad agosto il punto più basso della storia del Catanzaro: in Coppa Italia il Sorrento passeggia 6-0 contro una squadra di ragazzini imbottita di figli o nipoti dei dirigenti. Subito dopo se ne va lo staff medico. Sembrava a rischio l’esordio di domenica contro il Neapolis, quando il neo presidente Ferrara ha tirato dal cilindro Ze Maria e Malù: «Abbiamo un progetto per rilanciare il Catanzaro». Entro settembre dovrebbero arrivare 500 mila euro da sponsor importanti (Barclays e Pepsi?) e forse degli acquirenti. La squadra è un cantiere: «Presto i rinforzi», assicura Malù. In un’altra piazza basterebbe a ridare entusiasmo. A Catanzaro, ci vuole altro. La svolta auspicata dai tifosi potrà avvenire solo quando i vecchi soci usciranno di scena. Non a parole: magari sottoscrivendo dal notaio una procura per vendere le loro azioni a un euro e darla al sindaco. E forse Ze Maria e Malù non saranno travolti da un insolito destino in salsa calabrese.

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