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La lezione di Cagni e una società nei panni dello scolaro

L’editoriale di Francesco Ceniti

La sfortuna si è fermata a Bergamo. Il mercoledì di campionato ha restituito un po’ di morale al Catanzaro che contro l’AlbinoLeffe ha rotto il digiuno di punti fuori casa. E poco importa se la rete del pareggio sia arrivata in modo rocambolesco sotto forma d’autogol: chi ha visto la gara sa molto bene che l’1-1 sta molto stretto ai giallorossi, nel finale avrebbero potuto assestare il colpo del k.o. con un rigenerato Corona (bentornato, Re Giorgio). Insomma, per una volta la buona sorte si è ricordata del Catanzaro anche perché Carbone e compagni hanno saputo conquistarsela. E qui entriamo nel vivo: la partita in terra lombarda, infatti, ci permette di analizzare la nuova gestione tecnica di Gigi Cagni (e paragonarla con quella del suo predecessore Piero Braglia). Non solo, l’allenatore bresciano ha messo in evidenza le lacune di una campagna acquisti operata direttamente dalla società (e che noi avevamo fatto notare già nei precedenti editoriali). Ma iniziamo dal modo in cui Cagni ha già lasciato il suo marchio di fabbrica sul Catanzaro.
L’esperienza non è una merce che si può comprare al mercato. Cagni in poco più di 48 ore ha fatto quello che Braglia non è riuscito a fare in tre mesi. In primis si è presentato alla squadra tracciando subito una linea tecnica e tattica: questo è il modulo e chi non si adatta resta fuori. Insomma, d’ora in avanti il Catanzaro avrà una sua identità (un 4-3-3 elastico a seconda d’avversari e giocatori disponibili), poi spetterà ai protagonisti interpretare bene la parte. Non è una cosa da poco conto se si considera che prima di Bergamo i giallorossi avevano cambiato modo di giocare praticamente a ogni partita. Questo fatto ha inevitabilmente alimentato confusioni e malumori nello spogliatoio per non parlare dei calciatori chiamati a ricoprire ben due ruoli inediti nel corso di una stessa gara (Grava, ad esempio, contro il Catania). Questo errore è frutto secondo noi d’inesperienza perché sulla competenza calcistica di Braglia non abbiamo dubbi. Ma si sa anche le fragole più buone e succose possono risultare indigeste se colte con troppo anticipo. Cagni, ha detto, d’essersi fidato del suo istinto. Può darsi, ma conoscendo la scrupolosità con cui allena siamo sicuri che si sarà documentato a fondo sul gruppo a sua disposizione (a proposito: prima ancora di firmare ha chiesto alla società di mettere fuori rosa Monaco. E questa scelta non si tratta di un capriccio ma va a tutelare il Catanzaro).
Alla prova del fuoco (la partita di mercoledì) Cagni non si è scottato come invece era capitato a Braglia nelle due precedenti trasferte. Ripassiamole al rallentatore: a Trieste il Catanzaro va sotto di un gol nei primi minuti, gioca un’ottima ora di gioco, spreca molte palle gol ma nell’ultimo quarto d’ora (quando bisognava forzare i tempi) evapora dando via libera alla squadra di casa. Secondo noi la differenza sta in un cambio: Braglia toglie dal campo Carbone per inserire Cammarata (lasciando sul terreno uno stanchissimo Alfieri); Cagni non ci pensa due volte a privarsi di Mario e rischiare il tutto per tutto con Corona. Certo, poteva anche accadere che il Catanzaro pareggiasse a Trieste e perdesse con l’AlbinoLeffe. Nel calcio nulla è matematico, ma quello che conta è la mentalità: e in questo caso la mossa di Cagni fa la differenza.
Si tratta di un episodio? No. Ad Ascoli (con il tridente in campo) il Catanzaro della ripresa e sotto di un gol non riesce a cambiare passo. Braglia non fa nulla per modificare l’assetto tattico e invece di far giocare la squadra sulle fasce la imbottiglia al centro con Morello (che va a pestare i piedi a Carbone) e solo a tre minuti dalla fine inserisce Arcadio (da lui voluto in squadra). Ecco, questo passo è significativo. Cagni nella ripresa contro l’AlbinoLeffe ha portato la squadra a giocare larga, inserendo subito Arcadio (che ha giocato bene, quindi ci scusiamo con lui per alcune valutazioni sbagliate) con il risultato di dare respiro alla manovra. Sono dettagli, ma in B fanno la differenza.
Come quello della gestione di uno spogliatoio “vivace” che il neo sergente di ferro in giallorosso ha subito domato.
Per tutte queste ragioni il cambio tecnico è stato fondamentale. Ma ce n’è un’altra ancora più importante: la campagna acquisti. La società ha agito direttamente sul mercato (errore, ci vuole il direttore sportivo e non capiamo perché non si valorizzi una risorsa come Logiudice), comprando giocatori non richiesti da Braglia (secondo errore della dirigenza e grave sbaglio da parte del tecnico che ha accettato il tutto senza fiatare). Alla fine la società era convinta in buona fede di aver assemblato un’ottima squadra (terzo errore), ma assisteva al paradosso di vedere la panchina affollata dei nuovi (e costosi) arrivati (ed è stato questo il motivo finale dell’esonero). Cagni ha riportato con i piedi per terra la società: la campagna acquisti è stata lacunosa e ha portato a Catanzaro molti doppioni (ma Parente e Princi pare non abbiamo capito la lezione visto che hanno dichiarato di voler fare ancora da soli). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: è stato reintegrato Pierotti perché a centrocampo manca un mancino (a proposito: non aspettare Fabrizio Ferrigno è un suicidio); stessa sorte per Biancone perché non avevamo una punta di rincalzo; e ancora in rosa non c’è un regista che possa sostituire Alfieri, mentre in difesa se non si fosse andati avanti a colpi da “fai da te” ci saremmo risparmiati la telenovela Monaco e oggi avremmo a disposizione qualche altro centrale.
E’ probabile che Cagni chieda alla società di guardarsi intorno: purtroppo di difensori svincolati ce ne sono pochi, una soluzione poteva essere Festa (ex Cagliari) ma è ad un passo dalla firma con il Livorno. In ogni caso anche se fino a gennaio l’organico dovesse restare tale, siamo sicuri che Cagni saprà tirar fuori il meglio dai giallorossi. Se poi le squadre avversarie vorranno ancora omaggiarci con altri autogol….

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Redazione

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