La troppa passione è deleteria? Chiedetelo ai giocatori del Catanzaro

L’editoriale di Francesco Ceniti

Ci sono delle cose che non riusciamo a capire e per questo sottoponiamo a voi il nostro dubbio: l’ambiente (i tifosi) possono influenzare il rendimento di una squadra? Entriamo nel dettaglio: noi pensiamo che quando per una trasferta di C1 (tra le più lunghe) si presentano 600 tifosi nonostante blackout e difficoltà varie, gli undici chiamati a difendere i colori giallorossi dovrebbero trarre da questa presenza un’energia positiva. Certo, il dodicesimo uomo in campo non fa gol, però infonde coraggio e triplica l’adrenalina. Ma forse ci sbagliamo. Può essere che per giocare bene e senza assilli sia preferibile una tifoseria minimalista (come quella della Viterbese che raggiunge le mille unità nonostante il primo posto in classifica). Forse per andare in serie A occorre essere un quartiere di una città (chiaro riferimento al Chievo) o giocare in uno stadio pensato per la C (come a Siena).
E’ un dubbio legittimo che c’è rimbalzato addosso sentendo parlare il nostro ex direttore sportivo Enzo Cavallaro. Durante una sua comparsata televisiva (Raisat) lo Yul Brinner pugliese ha pronunciato queste parole: “spesso la pressione dell’ambiente può giocare brutti scherzi. Parlo per esperienza diretta: a Catanzaro se pareggiavamo in casa era un dramma”. A parte che il vero dramma è stata la sua campagna acquisti (dilapidato un budget milionario, ma invece di Corona e Fontana arrivarono Giglio e Lo Pinto), come si fa a rovesciare la verità in questo modo? Non era stato forse lo stesso Cavallaro a promettere la promozione (pena un negozio di patatine d’aprire su Corso Mazzini)? Adesso stai a vedere che lo scatafascio targato Morgia è stato colpa dei tifosi che, giustamente, contestavano una squadra di cadaveri. Certo, Cavallaro oggi è coerente poiché afferma che la Viterbese “ha tutti i mezzi per restare in alto, anche perché l’ambiente è tranquillo e ti lascia lavorare in pace”.
Morale della favola: chiediamo un po’ ai giocatori giallorossi e se ci assicurano di rendere di più con il Ceravolo semivuoto, vuol dire che la domenica andremo al mare o in montagna.E in trasferta? Neppure a pensarci. In fondo abbiamo ancora nelle orecchie le giustificazioni espresse dopo le sconfitte con Sora e Acireale: “Troppa gente, i nostri giocatori non sono abituati, gli altri si gasano”.
Sarà colpa del calcio moderno. Una volta non era così: lo stadio pieno faceva paura e la massiccia presenza di tifosi fuori casa era motivo d’orgoglio.
Ovviamente il nostro è un falso dubbio, per questa ragione restiamo male quando arrivano sconfitte come quelle di Viterbo. Per carità, ci può stare, ma quello che non c’è andato molto giù è l’atteggiamento della squadra nel secondo tempo. A parte i leziosismi, infatti, sembra che molti giallorossi si siano un po’ seduti, quasi compiaciuti dopo le belle prove offerte fin qui. In un campionato ostico come la C1 il carattere è una qualità fondamentale per emergere. Braglia era un giocatore sanguigno (anche troppo). Ecco, ci piacerebbe che i nostri giocatori prendano esempio dal loro tecnico. Vogliamo vedere lo spirito emerso, ad esempio, nella scorsa stagione a Roma contro la Lodigiani. In quell’occasione c’erano undici belve con il sangue agli occhi incitate da 500 ultrà scatenati. Questo mix, più il bel gioco implicito negli schemi di Braglia, ci potrebbe portare lontano.
In campionato abbiamo perso a Lanciano e Viterbo: sono squadre di categoria che, pur non essendo superiori ai giallorossi, hanno sfruttato al massimo le nostre lacune. Insomma, questo è un invito ai giocatori: vi vogliamo più cattivi (che non vuol dire farsi espellere. Quello è sinonimo di…), più concreti, più incisivi. Abbiamo tutte le carte in regola per essere protagonisti in questo campionato (dove non ci sono formazioni di spessore superiore) e sarebbe un peccato perdere il treno per ignavia.
Anche i gol subiti sono comici: tiri deviati, cross sbagliati, punizioni imparabili, errori del portiere e via discorrendo. E da agosto che prendiamo sempre (in qualche modo) gol, comprese le amichevoli. Non può essere solo una coincidenza. Secondo noi è sempre indispensabile l’acquisto di un difensore (anche se a Viterbo è stato il reparto che ha giocato meglio), mentre gli esterni di centrocampo ancora corrono troppo spesso a vuoto (non sono utili né alla difesa, né all’attacco).
Con tutta probabilità Ascoli si troverà dirottato, una volta scontata la squalifica, al centro della difesa. Toledo o Ferrigno così potranno passare a centrocampo in modo da affiancare Biancone a Corona (lasciato troppo solo a Viterbo). Domenica arriva il Sora. Iniziamo a sfatare un paio di falsi miti: stadio pieno e tre punti.

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Redazione

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