Lettera aperta a Mariastella Gelmini

riceviamo e pubblichiamo

Gentile Ministro,
            mi permetto di richiamare la Sua attenzione sul ben noto problema dell’accorpamento delle Scuole di Specializzazione dell’area biomedica che tante preoccupazioni sta suscitando nei giovani neolaureati e nei docenti degli Atenei interessati.
            Mi consenta di esprimere alcune perplessità sulla metodologia adottata e di condividere alcune riflessioni sulle inevitabili ricadute che tutto ciò comporterà sui neolaureati e sulla vita stessa dei piccoli Atenei che si vedono chiudere un congruo numero di Scuole di specializzazione.
            Perché arrivare a tutto questo? Quali sono le finalità? Si intende, forse, contenere il budget annuale previsto per gli specializzandi? L’accorpamento non induce alcuna economia gestionale dal momento che i docenti delle Scuole di specializzazione sono gli stessi del Corso di Laurea in Medicina e non è prevista alcuna indennità aggiuntiva per l’espletamento della didattica post-laurea. Si intende, forse, migliorare la qualità della formazione? Anche questo non risponde al vero perché è ampiamente risaputo che il miglior rapporto docenti/studenti si realizza proprio negli Atenei di piccola e media grandezza. Tra l’altro, in queste realtà, sicuramente diverse dai mega Atenei, è possibile privilegiare il rapporto interpersonale che ha l’indubbio vantaggio di arricchire il processo formativo di elementi umani ed emozionali che vanno ben oltre il rispetto del monte orario previsto dalla normativa vigente. Si intende, forse, rendere omogeneo il percorso formativo degli specializzandi? Anche questa motivazione non risulta essere plausibile dal momento che nel recente passato, durante la fase di riscrittura degli Statuti e la definizione della rete formativa, sono pervenute, da parte delle Istituzioni competenti, raccomandazioni pressanti per caratterizzare l’offerta formativa delle Scuole della stessa tipologia, proprio per offrire una scelta didattica ampia e differenziata. L’integrazione di saperi diversi, che rappresenta un elemento irrinunciabile per una medicina moderna ed efficace, non solo non viene tenuta in nessun considerazione dall’accorpamento delle Scuole ma, anzi, ne viene fortemente penalizzata. Tutto ciò, peraltro, cozza con la forte spinta federativa voluta dall’attuale Governo. Federalismo che, da cittadino del Sud, considero una opportunità irrinunciabile per avviare, anche nelle Regioni meridionali, meccanismi virtuosi nella gestione della res pubblica, sempre a patto che tale federalismo sia solidale. L’accorpamento va, purtroppo, in direzione opposta dal momento che toglie molto a chi ha poco per dare a chi ha già tanto! Non sarebbe stato meglio, mantenendo immodificato il numero totale dei contratti, ridistribuire i posti in maniera tale da consentire a tutte le Scuole di avere la dotazione minima di 3 posti, necessaria per mantenere la propria autonomia? Autonomia, già! Questo è un altro problema su cui bisogna fare chiarezza. Negli anni passati, la politica ha voluto che gli Atenei avessero autonomia didattica e gestionale per armonizzare le risorse mediante meccanismi di autocontrollo. Il recente decreto che accorpa parte delle Scuole di Specializzazione rispetta il principio dell’autonomia?
            Infine, gentile Ministro, mi perdoni se ora le rappresento la realtà locale in cui vivo ed opero, quella della mia Calabria. Come ella sa, in Calabria, così come in altre 3 regioni d’Italia, vi è una sola Facoltà di Medicina cui compete la formazione pre- e post-laurea. Ciò avviene in un territorio già in forte sofferenza sia dal punto di vista economico che sociale. Allora, perché depauperare ancora di più, di risorse intellettuali ed economiche, una terra già tanto provata? Come si può pensare di promuovere la crescita del Sud penalizzandolo proprio in alcuni settori strategici, qual è quello della formazione e della promozione della cultura? Non dimentichiamo che fare formazione e generare cultura significa promuovere anche la crescita sociale ed economica, strumenti essenziali per la lotta alla criminalità organizzata. Poi, allargando l’orizzonte delle riflessioni, è legittimo chiedersi se l’Ateneo Magna Graecia di Catanzaro, fortemente depotenziato nella sua offerta formativa, continuerà a mantenere la stessa forza attrattiva degli anni precedenti o, come temo, assisteremo ad un nuovo esodo verso sedi universitarie extraregione. Il costo sociale ed economico non sarà sostenibile per molte delle famiglie calabresi e si vanificherà quanto di positivo l’Ateneo catanzarese era riuscito a fare negli anni passati. Non si può affermare di volere sostenere la crescita del Mezzogiorno, se poi lo si priva di strumenti essenziali come quello della formazione universitaria. Eppure, pensavo che compito della politica fosse quello di ascoltare i bisogni della gente e di restituire, poi, la speranza! Ma quale speranza si intende dare ai giovani calabresi, oggi? In questi giovani vi è solo la certezza di avere subito un torto enorme, di essere stati penalizzati rispetto a quelli di altre regioni con minori tensioni sociali e con una situazione economica ben diversa. Caro Ministro, per dare quella speranza di cui sopra bisogna iniziare con le piccole cose, con quelle cose che scandiscono il quotidiano e non solo le grandi opere come il ponte sullo stretto. Bisogna dare la certezza del lavoro, la consapevolezza che si è strumenti di un reale processo di rinnovamento culturale, sociale ed economico. Le ricordo, gentile Ministro, che i laureati in medicina non possono accedere ad alcun concorso ospedaliero se non sono specialisti; pensi, quindi, al danno che ne deriverà loro. Laureati, ma impossibilitati ad utilizzare il titolo di studio! Pensavo che la politica fosse capace di armonizzare ed attenuare le diseguaglianze e non ad accentuarle! Raccolga l’appello dei tanti giovani che, in questi giorni, sono precipitati nello sconforto e restituisca loro il sorriso e la speranza di un futuro diverso, la certezza che non sono soli, che le Istituzioni sono accanto a loro. Dia un senso reale anche al mio ruolo istituzionale di docente e di cittadino che ha sempre guardato con fiducia alle Istituzioni; non tradisca, proprio ora, questa mia convinzione.
            Infine, concordo che è necessario procedere ad una rivisitazione critica dell’attuale strutturazione dell’Università, ma non si neghi il ruolo fondamentale della stessa nella preparazione delle future professionalità cui spetterà il compito di generare cultura, idee, innovazione e benessere sociale. Non si guardi all’Accademia con diffidenza e sospetti, come un avversario da combattere ad ogni costo; al contrario, le si riconosca quel ruolo fondamentale ed irrinunciabile di fucina inesauribile di quei processi culturali ed ideologici che rappresentano la vera ricchezza di una Nazione moderna che vuole proiettarsi nel futuro!
Grato per l’attenzione che mi dedicherà, mi è gradita l’occasione di inviarle tante cordialità.

 

Francesco Perticone
Professore Ordinario di Medicina Interna
Università Magna Graecia di Catanzaro

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