Intervistiamo

Primarie Pd, ecco i quattro candidati calabresi

Scritto da Redazione

Il 16 febbraio il Pd calabrese sceglierà il nuovo segretario dopo quattro anni di commissariamento e una serie di sconfitte: regionali 2010, politiche 2013, amministrative. Comincia tutto a giugno 2010. Dopo la Caporetto contro il centrodestra di Scopelliti, il segretario Pierluigi Bersani invia in Calabria il senatore Adriano Musi. Pochi risultati. A febbraio 2012 Alfredo D’Attorre. Arrivano sconfitte alle amministrative, e alle politiche. Il resto è storia di oggi.

I candidati sono quattro. Ernesto Magorno, 53 anni, deputato: area Renzi. Massimo Canale, 44 anni, ex candidato sindaco a Reggio Calabria: area Cuperlo. Domenico Lo Polito, 48 anni, sindaco di Castrovillari (Cs): civatiano. Bruno Villella 61 anni, ex coordinatore provinciale di Cosenza: indipendente.

Ernesto Magorno è stato sindaco di Diamante (Cs), fino all’elezione alla Camera nel 2013. Negli anni scorsi, per lui, «il Pd ha vissuto uno scollamento con la società calabrese e ha lasciato spazio a un centrodestra incapace». Sui commissari: «Qualcuno di loro ha usato questa esperienza come treno per raggiungere altre destinazioni», spiega Magorno con un chiaro il riferimento a D’Attorre. Qualcosa, però, sta cambiando. Le ultime primarie, per Magorno hanno «ridimensionato la classe politica che aveva portato il Pd al commissariamento». Per questo si aspetta che il «16 febbraio la volontà di cambiamento emerga con più forza». Le sue parole d’ordine: “Unità, solidarietà, ascolto e innovazione”.

Massimo Canale non ha dubbi. «Il problema è stato il commissariamento. Anche con il commissario migliore del mondo è inevitabile uno scollamento tra base e partito». Il Pd in Calabria non ha «ascoltato la società calabrese». Il suo impegno, allora, è quello di creare un partito «molto più collegato con i problemi reali della Regione». Sul rinnovamento della classe dirigente Canale è chiaro: «Non possiamo immaginare un partito mandando all’aria tutti quelli che ci sono stati e ci sono attualmente. Una classe dirigente seria promuove dei giovani e li rende protagonisti. Serve un patto generazionale».

Domenico Lo Polito è uno dei pochi sindaci calabresi Pd in città sopra i 15mila abitanti. «Il commissariamento ha lasciato il partito come lo aveva trovato. Facile dare la colpa della sconfitta del 2013 a D’Attorre – attacca – ma noi venivamo da una sconfitta nel 2010. E gli stessi protagonisti del 2013, c’erano prima e ci sono adesso dietro alcuni candidati alla segreteria regionale. Ecco perché mi candido. Per sovvertire un ordine precostituito. Bisogna rimuovere le persone che per anni hanno gestito il partito». Il suo Pd avrà «trasparenza nei bilanci, niente deroghe per le candidature e parità di genere».

Bruno Villella è un battitore libero dalle mozioni. «Siamo apparsi, negli anni, presi da situazioni interne e incapaci di lanciare una sfida a un centrodestra fallimentare». Non mancano critiche a D’Attorre. Specie sulla composizione delle liste per le politiche: «Rimane un mistero la sua stessa partecipazione alle liste: ci siamo trovati in campagna elettorale, senza un segretario, un commissario ma con un candidato e con un partito allo sbando». Se negli anni ha prevalso nel Pd «la logica di autoconservazione del gruppo dirigente», Villella si propone di «rompere il trasversalismo e rinnovare radicalmente i nomi del partito».

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