REGIONE CALABRIA- Da Fortugno a “W l’Italia”: sulla regione bufera Calabriopoli

Il susseguirsi di inchieste e di perquisizioni, i veleni, i riflettori dei media, la politica sotto accusa: la Calabriopoli che monta mese dopo mese, settimana dopo settimana, sembra rievocare, sotto molti aspetti, quello scenario che ha vissuto il mondo politico italiano nei primi anni novanta. L’attenzione della magistratura sui fatti della politica calabrese e’ stata sicuramente accelerata dall’omicidio del vice presidente del consiglio regionale Francesco Fortugno. È come se si fosse aperta una pagina di maggiore consapevolezza dei legami tra la ‘ndrangheta, il malaffare nei suoi diversi livelli, la politica e la pubblica amministrazione. I magistrati hanno iniziato ad indagare, probabilmente in modo piu’ incisivo, su questi aspetti e le iniziative giudiziarie sembrano rincorrersi. Uno dei rischi che corre oggi la Calabria e’ quello di poter sperare che l’azione della magistratura possa arrivare da sola a determinare un cambiamento nella societa’ calabrese e dei suoi auspicabili modelli di sviluppo. Poche sono le voci nel mondo della politica e dell’imprenditoria che cercano di individuare quella che puo’ essere la costruzione di ipotesi di sviluppo autonome, che contribuiscano a una crescita sociale ed economica della regione. Lo stesso ruolo dei sindacati e’ da tempo messo in discussione. Sul porto di Gioia Tauro si e’ aperta una vertenza che rischia di vedere la societa’ che effettua i servizi di transhipment ad abbondare il porto calabrese se non si ripristinano condizioni adeguate che consentano a Gioia Tauro un vantaggio competitivo su altri porti italiani ed europei. Un grido di allarme ribadito in questi giorni anche dal vescovo di Oppido Mamertina-Palmi monsignor Luciano Bux, che spiega come il Porto di Gioia Tauro “rischia di finire ingloriosamente, lasciando senza lavoro qualche migliaio di persone e relative famiglie, confermando l’opinione diffusa in Italia e in Europa che in Calabria non conviene investire capitali, togliendo ai nostri giovani ulteriore speranza che restando qui sia possibile lavorare onestamente e progredire”.
L’altro rischio per la Calabria e’ quello di un effetto domino sulle istituzioni e sulla politica che, ripercorrendo Tangentopoli, metta in discussione l’intera classe politica regionale. Da tempo si parla delle indagini che riguarderebbero, per vari aspetti, piu’ della meta’ dei consiglieri regionali. Il presidente della regione, il vicepresidente e vari esponenti di primo piano hanno ricevuto negli ultimi mesi informazioni di garanzia per indagini aperte sul loro conto. Da tempo, anche con ispezioni ed interventi del Csm, si parla anche di presunte divisioni e contrasti all’interno della magistratura calabrese. La stessa Maria Grazia Lagana’, vedova Fortugno, raggiunta di recente da un avviso di garanzia e dall’invito a comparire davanti ai magistrati della Dda reggina, ha esplicitamente fatto riferimento al fatto che i magistrati che l’indagano sono gli stessi che lei aveva accusato di non essere particolarmente incisivi nell’inchiesta sull’omicidio del marito, e per i quali aveva chiesto l’affiancamento della Direzione nazionale antimafia. Un elemento nuovo e’ quello delle notizie sulle indagini che arrivano sull’onda delle trasmissioni televisive nazionali, o sulle anticipazioni di altri mass media nazionali. L’ultimo caso e’ quello del comune di Catanzaro, con un’indagine sul voto di scambio aperta dopo la trasmissione “W l’Italia”. Insomma, sullo scenario di una regione sfiduciata e fragile come la Calabria, sembrano agitarsi le ombre di una magistratura i cui tempi appaiono dettati dai temi politici del momento e di una politica incapace di scatti di reni e di risposte attive all’interesse del territorio.
Da “Il Velino”

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Redazione

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