RELIGIONE – Prima giornata convegno Movimento Apostolico

Catanzaro Si concluderà domani il primo convegno del Movimento apostolico

La Chiesa e le sfide di oggi
La trappola del materialismo, la corsa ai consumi, il “mal di vivere”

Le autorità religiose, civili e militari, ma anche i rappresentanti di molte associazioni cattoliche e centinaia di fedeli hanno preso parte al primo convegno del Movimento apostolico, costituitosi nel capoluogo il 3 novembre del 1979 su iniziativa di Maria Marino, una donna umile e piena di carità cristiana, come l’hanno definita gli alti prelati che ne hanno tratteggiato la figura.
All’evento, che si articola in tre giornate (l’ultima delle quali domani al “PalaGallo”, alla presenza del cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia), sono intervenuti in qualità di relatori l’arcivescovo metropolita della diocesi Catanzaro-Squillace Antonio Ciliberti, l’assistente ecclesiastico centrale del Movimento apostolico Costantino Di Bruno, la presidentessa del Movimento Cettina Marraffa e Francesco Brancaccio, moderatore della conferenza.
Una manifestazione che ha affrontato il tema “Fonti, ragioni e soggetti della missione della Chiesa di fronte alle sfide attuali”, organizzata in preparazione dell’assise generale prevista a Verona dal 16 al 20 ottobre.
Dopo la breve introduzione di don Brancaccio, la Marraffa ha tratto spunto dall’oggetto del prossimo meeting veneto per illustrare le finalità del Movimento apostolico: «Vogliamo contribuire ad annunziare il vangelo della speranza, della quale si discuterà all’assemblea plenaria delle aggregazioni laicali. La Madre Celeste benedirà questa iniziativa, perché il nostro è un fiume che porta la parola di Gesù. L’incontro col Risorto è un’esperienza in grado di trasformare la vita».
Per monsignor Di Bruno «sono effettivamente e pienamente ecclesiali quelle organizzazioni che si pongono come scopo il dono di verità e grazia, di cui principale amministratrice è la Chiesa. Un’istituzione che ha un potere d’impulso e coordinamento, affinché le persone di buona volontà contribuiscano al risveglio delle coscienze e riconducano i propri simili alla casa del Padre. La strada che porta alla salvezza non è così difficile da imboccare. Basta non svilire, eludere o tradire l’insegnamento di Cristo per avere la certezza di guadagnarsi l’accesso nel suo gregge meraviglioso».
La riscoperta di un’identità autentica è il punto di partenza di mons. Ciliberti: «Il rischio di uno smarrimento è forte, soprattutto in questi tempi dominati da una cultura illuministica che esalta la ragione e la materialità a scapito della fede e della spiritualità. La tecnologia e la corsa all’accaparramento dei beni di consumo non appagano. Anzi. Spesso lasciano insoddisfatti. Da ciò deriva la sofferenza di tante classi sociali. Paradossalmente, anche di quelle più agiate. Un patimento interiore non certo provocato dall’indigenza, ma che assume forme diverse e più penetranti. Gli esperti la chiamano angoscia. Mal di vivere. Per contrastarli Benedetto XVI suggerisce di studiare e capire la Bibbia, manifestazione di Dio. Mi permetto di aggiungere che alla lettura delle Sacre Scritture bisogna abbinare la preghiera e la contemplazione. Unici modi che permettono ai comuni mortali, per natura limitati e imperfetti, di avvicinarci al Trascendente».
«Si accostano al Divino – ha proseguito – anche le congregazioni, cui guarda con attenzione il Concilio Vaticano II che ne incoraggia la fioritura in un periodo attraversato da mille tormenti. Sono forze molto attive, che devono instaurare un rapporto di comunione col vescovo. Chi ricopre questo delicato ruolo, come il sottoscritto, è investito di una grandissima responsabilità. È il vicario di Nostro Signore e nel rappresentarlo si fa carico di indicare per l’intero anno la teologia pastorale, con cui i gruppi dei laici sono tenuti a trovare un raccordo».
«È necessario – ha concluso – che tra noi ci sia sempre unità d’intenti. Perché tutti, seppur con mansioni diverse, assolviamo a un solo compito: essere servi dell’Onnipotente, che si è immolato per noi. Il mondo a volte sembra dimenticarsi del suo sacrificio. Lo ignora, distratto dalle futilità a cui ho fatto cenno in precedenza. Mi chiedo come si possa sottovalutare o, peggio, ignorare il dono oblativo dell’Altissimo che in cambio ci ha chiesto esclusivamente di annunziare il Vangelo. Lo strumento di liberazione che ha scelto per evitarci l’oblio delle tenebre. Un buio terribile nel quale l’umanità piomberebbe, trascurando il salvifico messaggio».

Danilo Colacino

da gazzetta del sud

Autore

Redazione

Dal 2002 il portale più letto e amato dai tifosi giallorossi del Catanzaro

Scrivi un commento