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Rinforzi subito. E ognuno si assuma le proprie responsabilità

L’editoriale di Francesco Ceniti

E’ un gennaio particolare quello del Catanzaro. Si gioca 31 giorni, perché oltre alle gare di campionato c’è il mercato aperto 24 ore su 24. Ed è proprio questa la partita più importante per i giallorossi. Non sta andando come da previsioni. A dire il vero, l’intera stagione è stata una catastrofe nonostante l’entusiasmo estivo per una serie B ritrovata dopo 14 anni. Attendiamo, e presto, notizie positive. Se il silenzio ci accompagnerà fino a domenica, allora le nuvole nere che già si addensano sul cielo di Catanzaro inizieranno a scaricare una pioggia acida. E anche questa volta non sarebbe una novità: da qualche mese qualcuno si diverte delle disgrazie altrui. Tutto normale, se fosse tifoso di un’altra squadra. Diventa difficile da capire, invece, quando le frecce al curaro sono scagliate da chi si professa giallorosso (?).
Gli acquisti non possono essere differiti ancora: la società deve fare l’impossibile per mettere a disposizione di Cagni almeno due giocatori prima della gara contro la Ternana. Ha già commesso una serie infinita d’errori da luglio a questa parte, ma questo sarebbe imperdonabile. Il penultimo posto ha molti padri: ricordiamoli. I guai maggiori sono nati proprio dal vertice. Gestione artigianale fino a giugno, poi l’ingresso di Princi ha rivoluzionato l’organigramma (e questo di per sé non sarebbe un male), ma alcune grane (vedi i vecchi accordi economici presi con i singoli giocatori sul premio promozione) sono rimaste inevase, regalandoci il primo seme dell’instabilità. La dirigenza, poi, in estate ha condotto una campagna acquisti miope: confermando giocatori inadatti alla B e prendendone altri reduci da stagioni disastrose (Leon e Vicari, ad esempio), caratterialmente fragili (Grava), fuori condizione atletica (Bonomi) o peggio abituati a gestire il proprio reparto come fosse “roba sua” (Monaco e Campolo). In tutto questo marasma l’unico raggio di sole è stato Benny Carbone, proposto e agganciato da Pasquale Logiudice.
Parente e Princi, inoltre, hanno sbagliato nel confermare Braglia che non condivideva il nuovo programma e che non ha fatto nulla per nasconderlo. Così ci siamo trovati ad avere uno spogliatoio spaccato ancora prima di iniziare il campionato. Ma di questo parleremo dopo.
Una volta chiamato Cagni, la società ha chiesto al nuovo allenatore di fare il punto della situazione. Gli è stato fatto capire (troppo chiaramente, purtroppo) che occorreva rivoluzionare l’organico a gennaio per disputare un campionato di media classifica. La lista dei partenti è stata consegnata a fine ottobre (dopo la sconfitta di Cesena, con la squadra lontana dalla zona retrocessione…) insieme con quella dei nuovi acquisti graditi al tecnico. Ebbene, in questi due mesi bisognava contattare i giocatori e prenderli subito come ha fatto il Napoli. Invece abbiamo assistito a chiacchiere continue, mentre i giocatori epurati hanno cercato di far cambiare idea alla società nel peggiore dei modi: “suggerendo” un nuovo esonero. Non solo, tra novembre e dicembre si poteva tesserare gli svincolati. L’Arezzo ha preso Torricelli, il Modena Sommese e Ganz, il Livorno Galante, il Genoa Marco Rossi. Una gestione miope e in alcuni episodi dilettantistica: come nel caso di Macellari, contattato e convinto a venire a Catanzaro da Cagni, ma nessuno della dirigenza ha pensato bene di parlare con il Pavia (che poi si è accordato con la Triestina). Gravissimo, poi, sbandierare presso club e amici acquisti sicuri (“ma non dire nulla a nessuno”), in questo modo si sono create illusioni in una piazza già duramente provata.
Parente ha dichiarato che non serve un direttore sportivo. Ebbene, il modo in cui hanno agito negli ultimi mesi dimostra proprio il contrario. Tra l’altro non capiamo una cosa: o sono imbecilli tutte le altre società di A e B che continuano a pagare un ds oppure in torto è il Catanzaro. Insomma, gran parte di questa situazione è da addebitare proprio alla nostra dirigenza. Qualcuno che conta nella stanza dei bottoni ci ha detto dopo Verona: “Questa è una squadra da C2”. Siamo d’accordo, ma la domanda è: chi l’ha costruita?
Liquidare la vicenda incolpando solo la società, sarebbe riduttivo. Una bella fetta di responsabilità l’hanno i giocatori. Loro vanno in campo e spesso hanno fornito prove vergognose. Certo, dalle rape non si può cavare il sangue, ma è anche vero che molte rape ci mettono almeno l’anima quando giocano. Ecco, la gamba è stata tirata indietro a un certo punto della stagione da alcuni componenti. Perché? Questione di soldi (premi promozione) e contratti che saltavano per colpa di un tecnico che non gradisce le rape. Dopo la gara contro il Genoa, Tommaso Dei ha dichiarato “Mi dispiace per gli altri miei compagni, ma io ora penso solo al bene del Catanzaro”. Una frase gravissima che dà l’esatto quadro di quello accaduto nei mesi precedenti. Una frase che molti hanno fatti finta di non sentire. Ma si sa: non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare.
Se poi siamo penultimi, un minimo di colpa è anche degli allenatori. Poca per la verità: in fondo se da luglio a oggi abbiamo vinto solo quattro gare vorrà pure dire qualcosa. Con Braglia il Catanzaro ha collezionato figuracce in amichevoli (con Vibonese, Sapri, Giugliano, Gubbio), con il contorno delle liti in campo. Che sono stati sottovalutate. In coppa Italia ancora prestazioni mediocre e lo spogliatoio sempre più in ebollizione. Una volta iniziato il campionato, l’allenatore toscano ha lasciato fare all’interno dello spogliatoio, ricevendo in cambio una coltellata a testa dai suoi giocatori (solo Zattarin e Arcadio si sono opposti al suo licenziamento). Braglia avrebbe dovuto rigettare il compromesso d’inizio stagione rifiutando di allenare in B una squadra che non sentiva sua (lo sappiamo, è facile a dirsi non altrettanto a farsi. Quindi comprendiamo la sua scelta).
E passiamo a Cagni: non è certo un simpaticone e forse ogni tanto farebbe bene a dare ascolto a qualche amico che lo consiglia. Ha sbagliato a rendere pubblica l’intenzione di rivoluzionare la squadra a gennaio, ha sbagliato a prendere le distanze dai giocatori una volta capito che stavano remando contro, ha sbagliato a rilasciare alcune dichiarazioni troppo ottimistiche quando sapeva che la realtà era diversa. Ha poi sottovalutato il quarto potere: le regole non sono mai gradite, specie da chi è abituato a fare i propri comodi. Detto questo, se al suo posto oggi arrivasse Capello, state sicuri che con l’organico attuale a Verona sarebbe finita allo stesso modo. Cagni può e deve provare a risollevare le sorti della squadra. Anche lui ha molto da perdere da questa situazione, mentre sarebbe più facile farsi da parte e scaricare tutte le colpe sulla società che ha costruito una squadra scarsa. A chi pensa che il nostro penultimo posto sia causato solo a Cagni, rivolgo una domanda: quanto conta un allenatore nell’economia di una squadra? Risposta (non nostra, ma di Capello e Lippi): nel migliore dei casi un 15%.
Da domenica vogliamo vedere questo 15% all’opera, ma spero che sia supportato dal restante 85%. In altre parole: la società prenda al più presto i giocatori in grado di farci spiccare il volo (tanto per intenderci: La Fortezza è un buon rincalzo; Ganci, Silvestri, Cristante, Lucenti, Beghetto, Delnevo servirebbero come il pane), la squadra dia l’anima in campo (anche le rape, please), Cagni resti lucido durante i 90 minuti, il Ceravolo torni a essere un bolgia come contro il Genoa. E chi tifa contro? Ecco, si scegliessero un’altra squadra da sostenere poiché il Catanzaro di questi tempi è avaro di soddisfazioni. Se poi di mestiere fanno i giornalisti, allora sarebbe il caso che pensassero ad occuparsi d’altro nella vita. Tanto di Gianni Brera ne nasce uno ogni 100 anni.

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Redazione

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