Intervistiamo

Scalzo: si approverà un bilancio senza equità

L’equità. E’ la parola più significativa e forte che possa ispirare la buona politica. E’ la parola che da valore alla politica stessa. Ridistribuire la ricchezza secondo giustizia. Concentrare gli sforzi su chi ha maggiori disponibilità e limitarli su chi abita la linea di sopravvivenza. Equità significa ancora scegliere le priorità da salvaguardare. Equità significa operare ragionevoli differenziazioni.

L’equità è, a giudizio di chi scrive, il cuore vero della politica. Ovviamente il raggiungimento dell’equità comporta impegno, sacrificio e dedizione, soprattutto all’interno di un’amministrazione locale. E’ molto semplice alzare le tasse per tutti e allo stesso modo. E’ molto semplice operare tagli lineari. Ben più difficile è, invece, capire come far quadrare le cose impedendo il collasso di categorie e cittadini che vivono difficoltà specifiche e particolari, specie in questa crisi economica. Il bilancio che la giunta Abramo si appresta ad approvare è un bilancio senza equità. Ed è questo il suo difetto maggiore.

L’IMU sulla prima casa aumenta allo stesso modo rispetto a quello delle altre abitazioni. Aumentano in forma lineare le tasse su rifiuti e acqua (la prima del 10% e la seconda del 25%). Ebbene, questo è inaccettabile. La prima colpa della giunta è che non si è concentrata a dovere sulla lotta alle evasioni. La realizzazione di un catasto stradale, a cominciare dalle grandi utenze, realizzabile in pochissimo tempo, avrebbe spianato la strada ad una parziale copertura del buco finanziario. Inoltre, ammessa l’intenzione di alzare qualche tassa, come è possibile concepire l’idea che tutti debbano pagare allo stesso modo? E’ bene ricordare che esistono differenti categorie e situazioni all’interno di ciascuna tassa. In altri comuni si decide di abbattere l’IMU sulla prima casa per le comuni abitazioni e di alzare l’IMU considerevolmente solo per le prime abitazioni di lusso. A Milano si decide di avvantaggiare le nuove imprese e le start up con una tassazione più bassa. Perché a catanzaro questo non avviene e un’abitazione popolare viene tassata quanto una prima abitazione di lusso? E discorso analogo si potrebbe dire per la TARSU, dove esistono categorie oggettivamente diverse che meriterebbero trattamenti differenziati. Come non capire, poi che la TOSAP, a Catanzaro, è ad un livello incomprensibilmente basso? Insomma, la buona politica, invece di fare chiacchiere e propaganda, avrebbe dovuto studiare la città, capire la crisi economica e quali settori la vivono particolarmente ed operare le giuste differenziazioni. Nulla di tutto questo è stato fatto e ci troviamo dinanzi a un bilancio ragionieristico e senza prospettiva che purtroppo altro non fa che spianare il campo ad una Catanzaro più povera, sfiancata e incerta sul futuro.

Equità, avrebbe dovuto significare, anche, programmazione. Non è pensabile che alcuni provvedimenti siano stati presi senza dibattito. L’eliminazione di alcuni fitti passivi è comprensibile ma l’eliminazione degli uffici decentrati quali criteri ha seguito? Ci sono stati degli studi sulle popolazioni interessate e sono state, queste, combinate con un’attenta valutazione dello stato dei trasporti pubblici? Si è parlato e comunicato con le popolazioni interessate? Direi che poco è stato fatto in tal senso e non mi meraviglio delle proteste di queste giorni, alcune fisiologiche ma altre davvero fondate e condivisibili, come quelle all’interno del quartiere Pontegrande. In un’ottica di equità e programmazione, infine, davvero non è pensabile eliminare il contributo al Conservatorio e non garantire la copertura economica delle mense scolastiche ai ceti più deboli, Anche sui servizi da mantenere la politica deve fare scelte di buon senso. Ebbene, con la cancellazione dei fondi al Conservatorio, rischiamo di perdere la funzionalità e credibilità di un’istituzione culturale importante e guadagnata col sacrificio. Sulle mense, forse la giunta Abramo non si rende conto dell’impatto che questa faccenda ha sui comportamenti e la vita delle famiglie, sulla qualità di vita dei bambini e, in particolare, delle loro madri. Insomma si tratta di scelte con danni irreparabili a centinaia e centinaia di nuclei familiari. Speriamo, con riferimento a questi servizi, in un ripensamento dell’ultima ora. Quanto al più generale principio di equità, la battaglia è purtroppo perduta. Al massimo, ci si può dare un appuntamento al prossimo anno e al prossimo bilancio. Ma, e in politica è quasi sempre vero, se il buongiorno si vede dal mattino, c’è poco da stare allegri. 

Salvatore Scalzo

Autore

Salvatore Ferragina

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