Tempi lunghi per la nuova Giunta Regionale

Il consiglio regionale approva definitamente le modifiche allo Statuto. Ma Oliverio potrà promulgare il testo solo tra 90 giorni. Il precedente di Antonella Stasi costretta alla retromarcia dopo che il governo ha impugnato le modifiche davanti alla Consulta

Il governatore calabrese Mario OliverioPartiamo dal dato fresco di cronaca: il consiglio regionale ha approvato, in seconda lettura, le modifiche allo Statuto calabrese. Quali sono le principali novità della riforma fortemente voluta dal governatore Mario Oliverio?

Sostanzialmente tre: la giunta regionale potrà contare fino a un massimo di 7 elementi (la rappresentanza di genere deve essere garantita almeno nella misura del 30%) e non più 6, e potranno, eventualmente, essere anche tutti esterni, cioè non eletti in Consiglio; viene abolita la figura del consigliere “supplente”, una novità introdotta sul finire della scorsa legislatura dal centrodestra di Scopelliti e Talarico e impugnata davanti alla Corte costituzionale dal governo Renzi; c’è il via libera all’introduzione nell’ordinamento calabrese della figura del consigliere “delegato”, a cui vengono affidate materie specifiche e che potrà partecipare, pur senza ricevere compensi e senza diritto di voto, alle riunioni di giunta regionale.

Incassato il doppio “sì” dell’Aula di Palazzo Campanella, si apre per Oliverio il tempo delle valutazioni e delle scelte. Sono in tanti, nella maggioranza che lo sostiene nell’Astronave, ad assicurare che il presidente della giunta regionale potrà procedere ad un allargamento dell’esecutivo sin da subito senza più tenere conto di nessun vincolo.

Ma è davvero così? Vediamo di capire meglio cosa succederà da questo momento in poi. Nei prossimi giorni la delibera del Consiglio con l’approvazione delle modifiche allo Statuto sarà pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione a “fini notiziali” ovvero per rendere “informati” i soggetti abilitati a ricorrere al referendum popolare (un cinquantesimo degli elettori della regione, un quinto dei componenti del consiglio regionale).

Consumato questo passaggio, siamo davanti a un atto legislativo-statutario efficace? Non proprio, perché per questo c’è bisogno che il presidente della giunta regionale promulghi il testo. E per procedere c’è bisogno di attendere che siano decorsi i termini entro i quali si può avviare un’azione (il referendum popolare) contro la deliberazione del consiglio regionale.

A questo proposito è utile fare riferimento a quanto prevede l’articolo 123 della Costituzione: a) «il governo può promuovere la questione di legittimità costituzionale sugli statuti regionali sugli statuti regionali dinanzi alla Corte costituzionale entro trenta giorni dalla loro pubblicazione»; b) «lo statuto è sottoposto a referendum popolare qualora entro tre mesi dalla sua pubblicazione ne faccia richiesta un cinquantesimo degli elettori della Regione o un quinto dei componenti il consiglio regionale».

Dunque, si deduce che la mera pubblicazione della delibera del Consiglio non dà luogo alla modifica dello Statuto. Ci si chiede se il presidente della giunta regionale possa ugualmente procedere alla promulgazione senza attendere i tempi fissati dalla Costituzione. È successo (con poca fortuna) nella scorsa legislatura con il presidente facente funzioni Antonella Stasi, che ha firmato il decreto con cui venivano cristallizzate alcune modifiche statutarie, salvo poi essere costretta alla retromarcia (emanando un decreto che annullava quello di promulgazione) per via dell’impugnazione governativa davanti alla Consulta del testo approvato a Palazzo Campanella.

Seguendo questo canovaccio, insomma, il governatore potrebbe procedere al completamento della giunta, sfruttando le opportunità offerte dello Statuto riformato, soltanto a estate inoltrata. Sempre che qualcuno non decida di attivare il meccanismo del referendum. In quella circostanza i tempi si allungherebbero ulteriormente. Con buona pace di chi nel Pd e nelle altre formazioni di centrosinistra spera di essere “recuperato” a bordo dopo essere rimasto fuori al primo giro.

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Redazione

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